Un nuovo sito Patrimonio dell'Umanità Unesco in Italia, e per una volta naturale e non culturale: oggi a Riyadh, capitale dell'Arabia Saudita dove è in corso una sessione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, tra i siti insigniti del prestigioso riconoscimento è stato anche
"Il Carso evaporitico e le grotte dell'Appennino settentrionale", un sito detto anche "Gessi dell'Emilia Romagna".
Si tratta di un sito seriale, cioè composto da più siti, accomunati dalla loro conformazione geologica: un terreno carsico epigenico di gesso (epigenico in geologia significa che si è formato per processi successivi a quelli della roccia di cui fanno parte) insolitamente ben conservato ed esteso. Questo territorio comprende un'altissima densità di grotte: oltre 900 in un'area relativamente piccola, con oltre 100 km di grotte in totale. È il primo e il più studiato terreno carsico evaporitico del mondo, con lavori accademici iniziati addirittura nel XVI secolo. E comprende anche alcune delle grotte di gesso più profonde esistenti, che raggiungono i 265 metri sotto la superficie.
Solo 5 delle 900 grotte sono visitabili, solo in gruppo su prenotazione e senza uso di luci artificiali: i promotori della candidatura hanno sottolineato il fondamentale aspetto della conservazione e della tutela del sito, nello spiegare al Comitato Unesco la gestione dell'area.
Una grotta nella regione © Graziano Agolini, via Unesco
Nove, in particolare, i siti riconosciuti: la
Vena del Gesso romagnola (in tre luoghi: Monte Penzola, Monte Casino, Monte Mauro);
i Gessi bolognesi;
i Gessi di Zola Predosa;
le Evaporiti di San Leo;
la grotta di Onferno;
l'Alta valle del Secchia;
la Bassa collina reggiana. Alcuni sono tutelati dal
Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola. Le province sono quelle di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna, Rimini.
Tra l'altro, il Comune di Brisighella è il cuore della Vena del Gesso, una delle aree, insieme ai Gessi bolognesi, capofila del processo di candidatura. Ricordiamo che Brisighella è uno dei borghi certificati dal Touring con la Bandiera Arancione per le sue qualità turistiche e ambientali.
Risorgente del Rio Basino © Piero Lucci, via Unesco
"Quest'area può essere considerata un unicum sull'intero pianeta, che raccoglie, protegge, documenta e mette a disposizione degli scienziati di tutto il mondo l'insieme delle forme e dei fenomeni carsici che si sviluppano nelle evaporiti in climi subtropicali-umidi" si legge nel dossier di candidatura.
“Dopo sette anni di intenso lavoro siamo finalmente arrivati all'obiettivo di ottenere un risultato, forse insperato, ma sicuramente meritatissimo per la Vena del Gesso, i Gessi bolognesi e le altre aree carsiche gessose dell'Emilia Romagna. Una vittoria per il nostro Appennino in un anno non facile – ha commentato alla stampa il presidente del comitato scientifico di candidatura Massimiliano Costa –. Un grande grazie alla Federazione speleologica dell'Emilia Romagna, senza il cui contributo non sarebbe stato possibile arrivare fino a qui, alla Regione, per averci supportato, a Paolo Forti, che ebbe per primo l'idea della candidatura, e a tutto il comitato scientifico”.
Grotta delle Pisoliti © Graziano Agolini, via Unesco
Per l'Italia è il quinto sito "naturale" riconosciuto Patrimonio Unesco (tutti gli altri sono "culturali"), dopo le isole Eolie, l'Etna, le Dolomiti e le Faggete vetuste dell'Appennino (un sesto sito, quello fossilifero di Monte San Giorgio, è in gran parte in territorio svizzero). In totale, sono 59 i siti italiani ad aver ottenuto il prestigioso riconoscimento: un record a livello mondiale.
Anidrite e gesso al microscopio © Stefano Lugli, via Unesco