Quando molti uccelli si apprestano a lasciare l’Italia e a migrare verso mete più calde, c’è una specie che ancora sta mettendo su famiglia. Ad autunno già iniziato, non è un po’ tardi per tirar su i propri pargoli? No, se la tua specialità è catturare i piccoli uccelli migratori che, diretti in Africa, passano proprio ora nel nostro Paese - e con quelli nutrire la prole. E’ quindi adesso il momento ideale per ammirare le evoluzioni del falco della regina, un bellissimo rapace che nidifica sulle scogliere delle piccole isole mediterranee. E non c’è luogo migliore per farlo dell’oasi Lipu di Carloforte, sull’isola di San Pietro, poco al largo della Sardegna.
E’ da trent’anni che la Lipu organizza campi di protezione e sorveglianza di questo falco particolarmente raro - al mondo ne rimangono 5500 coppie, di cui ben 100 sull’isola di San Pietro. Ma è da quest’anno che la splendida area di capo Sandalo e di cala Fico, dove si riproduce il falco, è diventata un’oasi di protezione faunistica. Merito della Regione Sardegna, che ha affidato la gestione alla Provincia di Carbonia-Iglesias, che a sua volta ha stipulato una convenzione con il Comune di Carloforte e la Lipu. L’oasi, inaugurata proprio settimana scorsa, diventerà un punto di educazione ambientale, soprattutto per le scuole, e permetterà la protezione e la valorizzazione del delicato ambiente di Capo Sandalo.
Capo che è bellissimo, come tutta l’isola. Arrivarci, anche per un weekend, non è difficile: si atterra a Cagliari e poi in poco tempo si è a Calasetta o a Portovesme, i porti da cui salpano i traghetti per Carloforte. Da qui in pochi minuti di macchina si raggiunge il capo: anche fuori stagione è un tripudio di macchia mediterranea e di rocce a picco sul mare. Un luogo affascinante, dove meditare su un masso granitico o camminare sui sentieri predisposti dalla Lipu: il centro visite è aperto per ogni informazione. Insieme ai falchi della regina, così chiamati in onore della giudichessa Eleonora d’Arborea, che nel Medioevo dichiarò protetti tutti i falchi, si ammirano pellegrini, corvi imperiali e cormorani dal ciuffo. Ma anche chi non è un birdwatcher rimane affascinato dalla wilderness del luogo, per dirla con una parola inglese che ben esprime il concetto di selvaggio.
E poi, anche se l’acqua è un po’ meno calda di agosto (ma se è una bella giornata si può provare senz’altro a fare il bagno: le spiagge della Caletta e della Bobba vi aspettano), San Pietro rimane un luogo incantevole dove trascorrere un weekend. Primo, per il paese, stretto nei suoi vicoli dove si sente parlare un antico dialetto genovese. Secondo, per le strade che si perdono tra vecchie saline (fenicotteri garantiti), vigneti di carignano e tonnare ancora in funzione. E terzo, per la cucina. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ma sia che andiate da Nicolo, al Tonno di Corsa, da Vittorio o da u Bobba, non ve ne pentirete. Tra tonno proposto in tutte le salse (letteralmente: altro che sushi) e specialità come il cascà, una sorta di cuscus di chiara derivazione nordafricana, sono uno meglio dell’altro, ve lo possiamo assicurare. Il tutto a prezzi ottimi e innaffiato dall'eccellente carignano del Sulcis.
Tutte le info per organizzare la visita si trovato sul sito del Sulcis Iglesiente. Per dormire, ci sono varie possibilità; consigliamo per esempio l'hotel Villa Pimpina. Altrimenti, sull’isola di Sant’Antioco, proprio di fronte, c’è l’ottimo hotel Luci del Faro, isolato in mezzo alla macchia mediterranea.