Piazza Vecchia è l’emblema della città e insieme alla contigua piazza del Duomo ne costituisce il centro monumentale. Dietro palazzo della Ragione, si apre invece piazza del Duomo, una delle più belle della Lombardia, su cui si affacciano il Duomo di Sant’Alessandro, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e il battistero. Il consiglio è ovviamente di non perdersi una visita alla Basilica e nella Cappella Colleoni. Ma se si ha l’occasione di prolungare la sosta al dopo cena, non si può mancare l’appuntamento con il rito del Campanone. Tutte le sere, dai tempi della dominazione veneta, la campana della Torre Civica batte cento rintocchi, a perenne ricordo della chiusura delle porte della città.
Costruita nel XII secolo la basilica ha conservato all’esterno la struttura originaria. Una volta entrati ecco le tre navate, modificate nel XVII e arricchite con marmi, stucchi e pitture. Preziosi arazzi fiorentini e fiamminghi ornano le pareti. Al fondo della navata centrale si trovano i monumenti funebri di Donizetti e di Simone Mayr. Mentre all’inizio della navata sinistra si trova invece il prezioso confessionale barocco di Andrea Fatoni. La visita si può concludere ammirando le splendide tarsie del coro con episodi della Bibbia, eseguite tra il 1524 e il 1525 seguendo i disegni preparatori di Lorenzo Lotto.
La Basilica di Santa Maria Maggiore è uno dei quattro luoghi di Bergamo dove i soci Volontari Touring accolgono i visitatori, nell'ambito dell'iniziativa Aperti per Voi. Gli altri sono la chiesa di San Bernardino in Pignolo e la chiesa di Santo Spirito, che ospitano due straordinarie pale di Lorenzo Lotto; e il Monastero di Astino-Chiesa del Santo Sepolcro, immerso nel verde. Per conoscerne gli orari di apertura nel 2021 (riaperture dopo emergenza Covid-19) si può consultare questa pagina.
Il condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, abile cultore delle proprie memorie, commissionò nel 1472 a Giovanni Antonio Amadeo la realizzazione del proprio mausoleo in luogo dell’antica sagrestia di S. Maria Maggiore, di cui aveva ottenuto la demolizione. La Cappella è un capolavoro del rinascimento lombardo, venne terminata nel 1476, un anno dopo la morte dello stesso Colleoni. La facciata risplende con i suoi marmi policromi, e all’interno le lunette e i pennacchi sotto la cupola sono ornati dagli affreschi del Tiepolo.
Una bella ciclabile di circa 10 km si snoda nel verde del parco dei Colli a nord di Bergamo, compiendo il periplo a valle della città alta, con vedute sulle mura e le colline che circondano la città. Da via Baioni nei pressi dello stadio Atleti Azzurri d’Italia, si raggiunge il torrente Morla costeggiandolo per un lungo tratto, quasi sempre all’ombra. Il tratto che porta alla ciclabile del torrente Quisa è leggermente in salita, ma non presenta particolari difficoltà. L’ultima parte del percorso torna pianeggiante e porta in breve al suggestivo santuario della Beata Vergine della Castagna che sorge sul luogo in cui la Madonna apparve a un contadino dedito al suo lavoro il 28 aprile 1510.
I bergamaschi ti ci accompagnano con orgoglio. Non vedono l’ora di farti partecipe di una leggenda culinaria e artigianale della città. Nel lato sud della Porta Sant’Alessandro, in Città Alta, si trova la Marianna, un caffè storico che nel 1953 hanno ereditato Oriana ed Enrico Panattoni, toscani entrambi a dire il vero.
È il 1961 quando Enrico ha l’ispirazione di una vita. Guardando uscire dalla cucina l’ennesima minestra “stracciata” con l’uovo, pensa di poter replicare il concetto del piatto povero nell’arte gelatiera. Così dopo molte prove andate a vuoto, realizza il primo gelato stracciato con il cioccolato fondente che tutti conosciamo come la Stracciatella. La ricetta originale vuole una crema con panna, latte, tuorli e zucchero versata fredda nel cioccolato fuso a bagnomaria... L’avesse brevettata il Panattoni! Invece la troviamo replicata in tutto il mondo. Ma è solo dalla Marianna la stracciatella originale, prodotta con le stesse macchine del 1961.
Bastano pochi passi per cambiare scenario e suggestioni. Proprio di fronte all’Accademia Carrara ecco la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, che occupa gli spazi amplissimi di una convento quattrocentesco rimodellato dal celebre studio Gregotti e associati. Dipinti, sculture, incisioni, e poi fotografie, opere video e pellicole cinematografiche. La Gamec è un vero e proprio polo d’arte. Tutti speriamo di rivedere animato da mostre ed eventi che ruotano attorno alle sue importanti collezioni permanenti: la collezione Giacomo Manzù, lascito dello scultore bergamasco alla propria città, la raccolta Spajani, con maestri italiani (Balla, Boccioni, De Chirico, Morandi, Savinio) e i rappresentanti della scena artistica internazionale (Hartung, Kandinskij, Matta) del ’900. Non ultima c’è la Raccolta Stucchi, che si concentra sull’arte europea tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso (Burri, Tancredi, Bonfanti, Fautrier, Nicholson).
Da non perdere l’esperienza di una salita panoramica sulle funicolari di Bergamo. La prima conduce alla Città alta partendo da viale Vittorio Emanuele II, attraversando le Mura con l’arrivo in piazza Mercato delle Scarpe. Ma qui arriva il bello. La seconda funicolare è infatti uno strappo di 630 metri con pendenze che raggiungono anche il 22%. Le viste da cartolina che si godono dalla cabina sono solo il prologo all’arrivo al Parco dei Colli, un’area verdissima e protetta, vasta quasi cinquemila ettari.
«Quel pianoforte racchiude in sé tutta la mia vita artistica. Dal 1822 l’ho nelle orecchie: là vi mormorano le Anne, le Marie, le Fauste, le Lucie…»: così Donizetti descrive lo strumento visibile oggi nel museo che gli è intitolato in via Arena. Ma gli echi dell’autore nella città in cui nacque, compose e morì, sono molti: partendo dalla casa natale del maestro in via Borgo Canale 14 per arrivare al teatro cittadino, a lui intitolato. In quella che oggi si chiama via Donizetti, al N. 1, si trova il palazzo Scotti, un bell’edificio barocco dove il musicista morì nel 1848. E poi ovviamente la tomba nella Basilica di S. Maria Maggiore col monumento funebre di Vincenzo Vela, dove dal 1875 riposano i resti mortali del compositore. Tutti gli anni tra novembre e dicembre la città dedica al “suo”’ compositore il Donizetti Opera Festival.