Taranto. Una città fondata in un luogo straordinario, che ai tempi della Magna Grecia contava 300mila abitanti ed era cinta da un muraglia lunga 15 chilometri. Una città che seppe tener testa a Roma, per dirne una. E che poi è scivolata lentamente verso un declino che sembra inesorabile - culminato nel secolo scorso negli annosi problemi di inquinamento e disoccupazione. Ecco, come una bella addormentata nel golfo, vorremmo che Taranto scacciasse gli incubi dei fumi tossici e della cementificazione per ritrovare la sua vitalità sorprendente e la sgargiante bellezza. La “città tra i due mari” gode infatti di una posizione unica ed esprime storia, culture e riti che tramandano tradizioni antiche.
Racchiuso in un’isola, il centro storico si scheggia in palazzi decadenti e vicoli in abbandono, ma i suoi riflessi e le atmosfere sono quelli di una città profondamente mediterranea. Appena fuori, sulle ultime propaggini delle Murge disposte ad anfiteatro sullo Ionio compongono fantastici scenari fra storia e natura, tutelati dal Parco naturale regionale Terra delle Gravine. Mentre sulla costa splendono spiagge dorate e il mare cristallino.
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Taranto / foto Giuseppe Leva
Come sospesa tra i due mari, la città Vecchia è anche chiamata Isola perché sorge sull’isola artificiale creata nel 1480 tagliando l’istmo che la collegava alla terraferma. È percorsa da quattro vie longitudinali unite da un dedalo di viuzze che scendono verso il Mar Piccolo. Nel dialetto locale si definiscono pittaggi i quartieri della città vecchia, una suggestiva "casbah" mediterranea fatta di vicoli strettissimi, tante scalinate, palazzi addossati gli uni agli altri e avvolti nella penombra.
Taranto - foto Giuseppe Leva
Una passeggiata urbana può iniziare da piazza Castello, chiusa a sinistra dal fortilizio e in cui due colonne indicano il sito del tempio dorico che dominava l’acropoli. Su Via del Duomo si possono ammirare pregevoli luoghi di culto e antichi palazzi nobiliari, anche se addolora un po’ la sensazione di un diffuso abbandono. La camminata può concludersi piacevolmente sul lungomare per godersi i suggestivi scorci che si spingono fino alle isole Chéradi.
Taranto, il Castello / foto Getty Images
Taranto / foto Getty Images
2. LE COLONNE DEL TEMPIO DORICO DI POSEIDONE
Siamo sempre a Isola. Lasciandosi il Castello alle spalle, dirigendosi verso via del Duomo, si arriva in pochi passi alla vista dei resti di un imponente tempio dorico, l’unico monumento greco superstite di quella che era l’acropoli dell’antica città. Unico perché l’incontrollato sviluppo urbanistico degli ultimi due secoli è riuscito purtroppo a oscurare quasi del tutto le testimonianze della grandezza della Magna Grecia. Le due colonne scanalate appartenevano a un tempio innalzato alla fine del VI secolo a.C. sulla sommità dell’acropoli. Un tempo si credeva che il tempio, raro superstite della colonia spartana, fosse consacrato a Poseidone per il forte legame della città con il mare.
Taranto, le colonne del Tempio dorico / foto Getty Images
3. TRA ANTICO E MODERNO, IL DUOMO E LA CONCATTEDRALE
Come in un gioco di prospettive, si può mettere uno di fronte all’altro la chiesa più antica di Puglia a un esperimento di architettura contemporanea. Iniziamo visitando il Duomo di Taranto, costruito dopo il rinvenimento delle spoglie di san Cataldo (1071) sul luogo di un antico tempio greco dedicato forse a Herakles e di una chiesa bizantina. Sui fianchi e sul tiburio si vedono tracce del primitivo edificio, la facciata fu riedificata in stile barocco nel 1713, il campanile è un rifacimento moderno. Una volta entrati si notano i molti rifacimenti, che per fortuna non hanno intaccato le tracce dell’originale pavimento a mosaico, a grosse tessere.
La Cattedrale di Taranto - foto Giuseppe Leva
Ora invece ci dirigiamo al termine orientale di via Dante. Negli anni Sessanta si voleva creare un nuovo centro religioso vicino all’asse di espansione della città moderna. Così, seguendo una personale reinterpretazione dello stile gotico da parte di Gio Ponti, nacque una monumentale chiesa in cemento bianco, iniziata nel 1964 e terminata nel 1970. Dedicata alla Gran Madre di Dio, è caratterizzata da un’alta vela traforata di 42 metri, con cui Ponti ha voluto richiamare la storia marinaresca della città.
La Concattedrale / foto Mibact
4. I RITI DELLA SETTIMANA SANTA
I riti della Settimana Santa di Taranto costituiscono un momento particolare nella vita della città. Si parte il Giovedì Santo con le “poste” dei perdùne. Coppie di penitenti incappucciati e scalzi percorrono le vie della città a passo lento e ondeggiante (la nazzecata), compiendo un pellegrinaggio ai “sepolcri" allestiti nelle varie chiese in un tripudio di fiori e sacralità.
La Processione dell’Addolorata ha inizio a mezzanotte con l’apertura del portone della chiesa di S. Domenico Maggiore nella città vecchia. Il corteo avanza per tutta la notte attraversando il ponte girevole e alcune vie del Borgo, a passo lentissimo e facendosi largo tra la folla, per far ritorno in chiesa solo a mattina inoltrata. La sera del Venerdì Santo si replica. Dal pomeriggio, dalla chiesa del Carmine, nel Borgo, prende avvio la celebre Processione dei Misteri. Coppie di perdùne preannunciano le statue raffiguranti gli episodi della Passione: da Cristo nell’orto a Cristo alla colonna, fino al Gesù Morto e alla Sacra Sindone. Il corteo si snoda tra le vie del Borgo e solo all’alba del giorno successivo tutti i Misteri avranno fatto rientro al Carmine.
Taranto, Settimana Santa - foto Giuseppe Leva
5. NELLE VISCERE DI TARAS
Taranto custodisce tesori sotterranei, purtroppo quasi del tutto sepolti dalla città moderna, testimonianze di un’impareggiabile stratificazione storica. Per scoprirli il consiglio è affidarsi ai servizi dell’associazione
Taranto sotterranea, che conduce alla scoperta nell’Isola dell’
Area archeologica di largo S. Martino e dell’
ipogeo in via di Mezzo. Nel Borgo i siti visitabili sono numerosi: dalla necropoli di via Marche, la tomba a camera di piazza Pio XII, la tomba a quattro camere di via Pasubio, la tomba degli Atleti in via Crispi e la cripta del Redentore, tomba romana riutilizzata e affrescata nel medioevo.
6. LA FESTA DI SAN CATALDO
Il 10 maggio i tarantini celebrano San Cataldo, patrono della città, portando in processione a mare la statua in argento del santo conservata nella Cattedrale. È uno spettacolo grandioso, sia per la processione per le vie della città sia per quella che si svolge in acqua, dove moltissime barche di pescatori e devoti partono dal Mar Piccolo, passano davanti al castello Aragonese e si dirigono nel Mar Grande.
Curioso ricordare come San Cataldo sia stato un monaco cristiano irlandese del VII secolo: nacque infatti a Munster tra il 610 e il 620. Dopo un viaggio in Terrasanta, si stabilì poi a Taranto per evangelizzare i locali e divenne poi vescovo della città.
La processione di San Cataldo - foto Giuseppe Leva
7. I TESORI ANTICHI DEL "MARTA"
Il
Museo Archeologico nazionale di Taranto è una tappa irrinunciabile per conoscere la storia del territorio, dalle prime tracce della presenza umana all’età altomedievale, con particolare rilievo per la città magno-greca e l’età romana. Il palazzo che lo ospita dalla sua fondazione, avvenuta nel 1887, era in origine un
convento dei frati alcantarini, Dopo ammodernamenti e fasi di restauro il museo è stato riaperto al pubblico nel 2007, con il completo riallestimento delle collezioni; dal 2016 sono fruibili le sale al secondo piano. Il percorso di visita segue un ordine cronologico, partendo dal secondo piano del palazzo. Tra i reperti si contano capolavori come il celebre
Zeus di Ugento (530-520 a.C.), piccola statua in bronzo rinvenuta a Ugento nel 1961, inizialmente interpretato come Poseidone, e
la tomba dell’Atleta (primi del v secolo a.C.).
Il Museo è uno dei luoghi dove vi accolgono i soci Volontari Touring nell'ambio della iniziativa Aperti per Voi.
M.A.R.T.A. / Foto museotarantobeniculturali.it
8. NELLA NATURA DELL’OASI LA VELA
Riserva naturale orientata e oasi Wwf, è un’area protetta di 116 ettari lungo le sponde del secondo seno del Mar Piccolo, miracolosamente intatta nonostante le gigantesche strutture industriali che si affacciano sulle sue acque. La vegetazione palustre tipica degli ambienti salmastri si accompagna alla presenza di avifauna stanziale. Preferite le stagioni di mezzo per una visita, sarete ricompensati da numerosi incontri con aironi, garzette, cormorani, mentre seguendo il calendario della stagione migratoria potrete avvistare fenicotteri, cavalieri d’Italia, volpoche e avocette.
L'Oasi la Vela / foto viaggiareinpuglia.it
9. LE CHERADI E LA COSTA TARANTINA ORIENTALE
Le Cheradi sono due isole vicinissime alla costa e fanno parte del demanio militare. San Paolo, la più piccola e non visitabile, ha una superficie di circa 5 ettari. San Pietro, estesa su 117 ettari, prende il nome da una badia basiliana dedicata al santo andata distrutta. Si può raggiungere San Pietro con un servizio di battelli e una volta sbarcati si può accedere a spiagge attrezzate e una pineta. In passato faceva parte del minuscolo arcipelago anche l’isolotto di San Nicolicchio, poco più di uno scoglio che venne inglobato in una penisoletta artificiale nel corso dei lavori per l’ampliamento del porto mercantile.
Cheradi / foto viaggiareinpuglia.it
Da Taranto a Torre Sgarrata, fino a Torre Colimena. È irrinunciabile una escursione sulla costa tarantina orientale. Qui acque cristalline, fondali sabbiosi che digradano dolcemente e morbide dune ricoperte dalla vegetazione mediterranea. Ma non dappertutto. Ci sono tratti aspri e rocciosi, con scogli bassi e calette spesso all’ombra di torri costiere. Affollato di solito fino al mese di ottobre avanzato, il litorale orientale è costellato da stabilimenti balneari intervallati da lunghi tratti di spiaggia libera. Tutelare un tratto di questa costa è la Riserva naturale regionale orientata del Litorale Tarantino Orientale.
Taranto, sulla costa / foto Getty Images
10. LO SPETTACOLO DELLE GRAVINE
Chi si immagina che alle spalle di Taranto, poco lontano dalla città, la terra sprofondi in enormi canyon ricoperti dalla macchia mediterranea? Le gravine sono vere e proprie fratture della crosta terrestre, diventata habitat per una natura selvaggia e, nel tempo, anche luogo di popolamento e preghiera. Sono numerose le testimonianze dell'uomo eremita che nelle gravine è vissuto, ha pregato, ha affrescato le pareti delle rocce calcaree. E infinite le possibilità di trekking e di vera e propria esplorazione in quello che è un ambiente ancora troppo poco valorizzato, nonostante la creazione di un parco regionale.
Se programmate un tour alle gravine le mete da non perdere a ovest di Taranto sono Massafra, Mottola, Castellaneta e Laterza, ognuna con le sue peculiarità. Quello di Laterza, in parte oasi Lipu, è detto il "Grand Canyon del Mediterraneo". Anche Palagianello e Ginosa offrono scorci superalativi. La primavera è la stagione migliore per visitarle, quando i dirupi si rivestono di chiazze colorate e la macchia mediterranea sprigiona i suoi profumi più intensi. Ma anche in estate e autunno le temperature sono ideali: nelle gravine le temperature sono sempre gradevoli.
Laterza / foto Getty Images
INFORMAZIONI
- Si ringrazia il socio Volontario Touring Giuseppe Leva per le fotografie gentilmente concesse.