“È facile per la gente etichettarla come una Mecca per neri – e dopo tutto lo è. Ma io penso che sia soprattutto il più americano dei luoghi”. Sono parole di Donald Glover, rapper noto con lo pseudonimo Childish Gambino, premiato con quattro Grammy Award per l’incendiario brano This is America - ma anche regista e autore della altrettanto premiata serie tv Atlanta (due Golden Globe, due Emmy Award). Nella serie, Glover non mostra quasi mai i luoghi tipici della sua città: la utilizza come sfondo per un viaggio quasi surreale e kafkiano nella società contemporanea.

È una scelta intrigante, perché Atlanta non è una città come le altre. Intanto, è assurdamente verde, quasi una foresta con strade e grattacieli. Negli anni 80 aveva due milioni di abitanti, ora sono più di sei milioni: la sua crescita è quella delle grandi metropoli globali. Ma poche tra queste possono vantare un analogo benessere medio. Ha una qualche fama di posto pericoloso, ma premesso che con queste dimensioni un certo tasso di disagio e di criminalità è pressoché fisiologico, le statistiche dicono che il crimine è in netta e costante diminuzione dal 2009. 

Atlanta - foto Shutterstock

Secondo alcuni visitatori “non c’è molto da vedere”. Beh, se ne può discutere. Magari al turismo da social e da selfie non concede moltissimo. Eppure, forse proprio per questo si possono osservare molte cose, forse anticipazioni di un possibile futuro. Sicuramente Martin Luther King sarebbe affascinato dal vedere cosa è diventata la sua città: la sua middle class è quasi del tutto costituita da giovani di colore ben educati e ben vestiti. Lavorano soprattutto nei settori che hanno permesso alla città di essere una delle poche realtà in ascesa di una nazione in difficoltà. Stiamo parlando della tecnologia, cresciuta attorno all’antico e previdente Georgia Institute of Technology, fondato nel 1885, aperto agli studenti neri fin dal 1961 (e non dimentichiamo che la maggiore compagnia aerea mondiale, la Delta Air Lines, è nata e ha sede ad Atlanta). Lo showbusiness, che ha visto Atlanta diventare la terza città più importante d’America per produzioni televisive e cinematografiche. La musica trap, sviluppatasi – non sarebbe giusto nasconderlo – anche grazie al traffico di droga permesso dalla posizione strategica di Atlanta e dal suo immenso aeroporto. E poi, un nome non nuovo, ma che ha sempre il suo peso: la Coca-Cola Company, ovvero il cuore antico del capitalismo globale e del marketing, e la sua capacità di studiare il mondo e sedurlo in ogni epoca, anche dal cuore di una città che da decenni persegue un percorso progressista e di avanguardia nei diritti civili – con buona pace delle nostalgie di Via col vento

Questo ne fa una città per un turismo un po’ sociologico, se vogliamo. Ma ce n’è anche per gli architetti. Gli urbanisti. Gli appassionati di musica. E poi, va da sé: dove ci sono soldi, si mangia bene e si fa shopping. Tanto per rimanere nella sociologia spicciola. Quindi, in soldoni, passiamo alle cose che si possono vedere.

1. PEACHTREE AVENUE
Inutile dire che questa via è molto cambiata da quando, grazie alla tribù nativa dei Creek che viveva qui per prima, si distingueva per un albero di pesche imponente e perentorio. A dire il vero, forse non si distingueva molto: di alberi simili dovevano essercene un bel po’, visto che Atlanta conta più di settanta tra strade e piazze e viali e corsi che contengono un Peachtree, quindi occhio a confondersi: il taxista capirà subito dove volete andare, ma Google Maps potrebbe eccepire (chissà, forse i Creek cercavano di confondere le idee agli anglosassoni). La strada è cambiata anche rispetto a quando ci abitava Scarlett (Rossella) O’Hara insieme a Rhett Butler in Via col Vento. E anche da quando ci abitava – guardacaso - l’autrice del libro Margaret Mitchell, la cui casa-museo sorge ancora, un po’ timidamente, tra i tanti palazzi moderni di quella che è sempre stata una delle arterie principali della città. Ma doveva essere abbastanza trafficata anche nel 1949, visto che la Mitchell è morta proprio qui, investita da un’automobile mentre attraversava la strada. Stava andando al cinema col marito.

La casa di Margaret Mitchell, Atlanta - foto Paolo Madeddu​

Non sapremmo dire se stava andando al Fox Theatre, storico cinema-teatro-sala da ballo aperto il 25 dicembre 1929, giorno molto significativo di un anno tremendo per gli Stati Uniti. Elegantissimo quanto kitsch, nella sua commistione tra antico Egitto e architettura moresca, il Fox oggi ospita soprattutto musical e concerti per una fascia di consumatori medio-alta. Un po’ tutto il quartiere Midtown adagiato attorno a Peachtree Avenue esprime il benessere della nuova Atlanta, dal Woodruff Arts Center (presso il quale si trovano l’High Museum of Art, l’Atlanta Symphony, l’Alliance Theatre e il campus del College of Art & Design) al grattacielo più alto e vistoso in città, quello della Bank of America. Con quelle sembianze art deco ha l’aria di essere qui da parecchio, ma non fatevi ingannare: i lavori sono iniziati nel 1991, e nel 1992 tutti i suoi 300 metri d’altezza erano stati completati. Come tanti suoi cittadini, è un trentenne che ci ha messo poco per arrivare in alto.

Fox Theatre, Atlanta - foto Paolo Madeddu

2. WORLD OF COCA-COLA
Dire che la Coca-Cola è un brand globale di immensa popolarità è persino riduttivo. Anche se non apprezzate la bevanda o ciò che rappresenta (e non si può negare che rappresenti qualcosa di più che un prodotto molto diffuso) fidatevi: non si può rinunciare a una visita al Museo e al suo shop (non saltatelo, anzi: è ancora più interessante del museo). Anche perché non è un caso che la Coca-Cola sia nata qui. 

Il dottor Pemberton che la inventò nel 1886 era un ex ufficiale confederato che stava cercando per se stesso e per gli altri reduci della Guerra di Secessione un tonico che li liberasse dalla dipendenza dalla morfina, iniziata dopo aver ricevuto un colpo di baionetta in pieno petto. I suoi primi esperimenti includevano estratti di coca (solo dal 1903 esclusa dal composto finale), di qui il nome con tutte quelle “c”. La storia del signor Pemberton non ha un lieto fine: nel 1888, poco dopo aver venduto al suo socio tutti i diritti sul suo prodotto (per soli 300 dollari, pur di pagarsi cure più urgenti) morì per un tumore allo stomaco. La sua disgrazia fece la fortuna del suo socio Asa Griggs Candler, che da farmacista si trasformò in pioniere del marketing e gettò le basi di una delle più impressionanti avventure nella storia del capitalismo. Perlomeno finché non fu eletto sindaco di Atlanta, missione che prese molto sul serio, tanto da uscire dal Consiglio di Amministrazione della Coca-Cola Company, mantenendo solo una piccola quota delle azioni (che comunque, poteva bastare a lui e a molte generazioni di eredi).

Il Museo della Coca-Cola è un luogo estremamente interessante che ha un difetto. Malgrado le tante sale, comprese quella di proiezione e quelle per l’assaggio delle oltre cento bevande distribuite dalla casa madre (a partire dalle sorelline Fanta e Sprite), risulta piccolo per la quantità abnorme di oggetti che ospita. Da quelli usati per produzione e distribuzione ai manifesti pubblicitari, che a loro volta si evolvono da quelli in stile liberty degli inizi fino alla sterminata galleria di testimonial, a volte imprevisti (Mario Lanza, il jazzista Lionel Hampton, Paul Newman), a volte no (Babbo Natale, Andy Warhol, la fiaccola olimpica). 

In tanta cornucopia si fa fatica a vedere tutto e a seguire l’evoluzione di dettagli decisivi come il logo, la forma della bottiglia, il fatidico colore rosso - o a cogliere piccole perle sparse come gli spartiti delle canzoni intitolate “La mia sposa alla Coca-Cola” “Lo abbiamo visto bere Coca-Cola”, che i consumatori potevano comprare all’inizio del Novecento. Sì, perché già un secolo fa c’era gente disposta a pagare per fare da testimonial vivente di un prodotto di proprio gradimento

World of Coca-Cola, Atlanta - foto Paolo Madeddu

Il trionfo di questa intuizione è nel negozio del museo. La quantità di prodotti provoca quasi stordimento: non aspettatevi semplicemente bicchieri, vassoi, cavatappi e penne. Vedrete – per fare un elenco incompletissimo - giochi da tavolo, vestiario, cartoleria, cosmetici, borse, articoli sportivi, coperte e lenzuola, addobbi natalizi, adattatori di corrente, auricolari, articoli per la casa, gioielli (non a buon mercato). E non ne vedrete una quantità ragionevole. Stiamo parlando di una parete intera di calzini di colori e stili diversi, tutti benedetti dal magico logo. D’accordo, i berretti per l’autunno-inverno sono un po’ meno: ne abbiamo contate solo ventotto varietà. Ma la cosa affascinante è che tra uno scaffale e l’altro non c’è nulla da bere. Se rimanete ideologicamente ostili, potreste comunque suggerire che già l’hanno data a bere a tutto il mondo. Oppure potreste portare a casa qualcosa di stranissimo, a un prezzo accettabile. Sicuri che non vi serva una torcia della Coca-Cola?

World of Coca-Cola, Atlanta - foto Paolo Madeddu

3. CENTENNIAL OLYMPIC PARK E PEMBERTON PLACE
Questa zona in piena Downtown è l’eredità più visibile delle Olimpiadi del 1996, quelle del centenario dei Giochi di De Coubertin, le famose “Olimpiadi della Coca-Cola” che Atlanta soffiò a un’indignatissima Atene (che poi però ottenne quelli del 2004 e ancora lo rimpiange). Il parco è caratterizzato da sculture e fontane a tema olimpico (una delle quali, la Fountain of Rings, è programmata per quattro spettacoli quotidiani con giochi d’acqua), e da una ruota panoramica. La sua funzione aggiunta è anche quella di fare da area di decongestione turistica per altre attrazioni nei dintorni: il Children Museum, il CNN Center, la College Football Hall of Fame, lo stadio per la squadra NFL (gli Atlanta Falcons: spiace dirlo, ma non sono mai stati un granché), lo stadio per la squadra NBA (gli Hawks, ultimamente a livelli più che dignitosi… In realtà l’orgoglio cittadino sono i Braves, vincitori delle World Series di baseball del 2021. Ma giocano fuori città). 

L’idea è replicata in piccolo dalla vicinissima e graziosa Pemberton Place, situata all’interno di un triangolo veramente eterogeneo: il World Of Coca-Cola, l’enorme Georgia Aquarium e il National Center for Civil and Human Rights. Tre modi di passare un pomeriggio (o una mattina) decisamente diversi ma in qualche modo stranamente complementari – peraltro, Coca-Cola è tra i finanziatori del museo per i diritti civili, quindi la vicinanza non è così casuale: da tutte quelle bollicine, può venire anche qualcosa di importante. 

Pemberton Place, Atlanta - foto Paolo Madeddu

4. LA CITY BELT
La “cintura” della città è uno dei suoi recenti fiori all’occhiello. Unendo e ripavimentando diversi tratti di ferrovia abbandonati e strade secondarie o realizzate appositamente, è stata creata una sorta di circonvallazione panoramica da percorrere a piedi o in bici, su skate o monopattini. Lungo il percorso si sono sistemati a intervalli irregolari gruppi di locali, ristoranti e negozi spesso molto trendy, opere d’arte moderna, attrazioni come il futuristico Illuminarium, nuove aree verdi e soprattutto nuovi complessi abitativi (il progetto prevede 5600 unità abitative “a prezzi ragionevoli”). Ad affiancare la strada, arriverà una linea di trasporto leggero (leggi: tram) per chi non volesse percorrerla tutta a piedi: ora è lunga cinque chilometri, ma una volta completata dovrebbe arrivare a 35.

Per un progetto urbano di questo respiro ci vuole una città ricettiva, anche alle idee dei suoi giovani abitanti. La Belt è nata dal progetto portato da uno studente come tesi di laurea al Georgia Tech nel 1999, e in breve tempo ha trovato l’accoglienza favorevole di gruppi di investitori, tanto da iniziare a prendere forma dal 2003. Se vi piace camminare, in una bella giornata uno spostamento lungo la Belt – per esempio dal Ponce Market al Piedmont Park - può essere molto piacevole sia per la vista che per una pausa nei locali. Di giorno è tendenzialmente tranquilla, ma a partire dal tardo pomeriggio inizia a riempirsi di “Atlantans” che si spostano, spesso in piccoli gruppi di amici, per raggiungere le destinazioni scelte per aperitivo o cena. 

Ristoranti lungo la City Belt, Atlanta - foto Paolo Madeddu

5. MERCATI URBANI
L’America è la patria dei centri commerciali, ma anche della loro versione più gentile e garbata: i mercati urbani. Il peculiare mix di tradizione e gentrificazione di Atlanta ha portato con sé una certa varietà di quelli che potremmo definire “centri commerciali di charme”. Il più caratteristico è il Ponce City Market, a ridosso della BeltLine. Ha ereditato la struttura in mattoni dei grandi magazzini Sears e ospita ristoranti, bar, negozi, aree per lavorare al computer o rilassarsi. Sempre lungo la BeltLine, all’altezza di Inman Park, c’è il Krog Street Market, anche lui molto rilassato e piacevole, pure lui cresciuto in una grande fabbrica dismessa più di cent’anni fa (e ancora visibile, come testimonianza architettonica). L’indirizzo, se non lo avete notato, è contenuto nel nome.

Prende il nome dal luogo dove si trova anche Atlantic Station, centro commerciale all’aperto che punta molto su boutiques di moda e arredamento oltre che sull’atmosfera. Anche in questo caso, tutto nasce da una grande operazione di recupero di un’area abbandonata, quella di un’acciaieria. Include (ovviamente!) bar e ristoranti, ma anche un teatro e uno spazio per eventi e spettacoli di una certa dimensione (per esempio, il Cirque du Soleil). Negli immediati dintorni ci sono anche alcune istituzioni culturali come il Millennium Gate Museum, con mostre temporanee d'arte. 

Ma se i vostri follower su Instagram si aspettano che ostentiate la vita meravigliosa degli influencer, non deludeteli: a Buckhead, un quartiere di per sé molto stylish, puntate dritti verso Lenox Square e Phipps Plaza, dove sono (elegantemente) disposti i negozi perlo shopping d’alto bordo. Se siete al traino di un influencer ma non sentite allo stesso modo il richiamo dello stile, potete parcheggiarvi al Legoland Discovery Center: vi potrebbe salvare il pomeriggio.

Ponce City Market, Atlanta - foto Paolo Madeddu

6. ALBERI
Non lo si nota subito, non con gli occhi – ma con le orecchie, perché il cinguettio degli uccelli in sottofondo è un suono costante per quanto improbabile in una città di queste dimensioni. Il fatto è che anche se gli Atlantans mettono il traffico ai primi posti tra i problemi della città (...ci sono alcune città italiane i cui abitanti riderebbero delle loro lamentele), la quantità di alberi è impressionante. La definizione “The city in the forest” non è un’esagerazione, specie se si esce – anche a piedi - dai quartieri centrali. Capita spesso di vedere veicoli o ranger del National Park Service come se fossimo a Yosemite o Yellowstone, perché alcuni sobborghi sono letteralmente incastonati nella boscaglia.

La cosa comporta un concreto pericolo di incendi: dopo quello del 1917, rimasto nella memoria storica della città, ce ne sono stati altri meno drammatici ma preoccupanti, il più recente dei quali è stato nell’ottobre 2023 nei pressi di Piedmont Avenue. Le autorità locali sono ovviamente preparate all’evenienza, anche perché il verde pubblico è considerato parte fondamentale del patrimonio cittadino. Proprio Piedmont Park, grandissimo e in posizione centrale, è uno dei simboli di questa vocazione vegetale. Un altro sono i Botanical Gardens: 30 acri di giardini e mostre floreali, con la grande scultura della Earth Goddess. Ma in effetti parchi e giardini spuntano un po’ ovunque: tra i più apprezzati ci sono quelli attorno alla Jimmy Carter Library, la casa-museo dell’ex Presidente, premio Nobel per la Pace, che ospita tra l’altro una fotografatissima ricostruzione dell’Ufficio Ovale della Casa Bianca. Chi più del bianco ama il verde invece avrà occhi soprattutto per il suo giardino giapponese. 

Piedmont Park, Atlanta - foto Paolo Madeddu  

7. IL DOTTOR KING E I DIRITTI CIVILI
Mentre la confinante Alabama si opponeva il più possibile all’integrazione, la Georgia iniziò a diventare la culla del rinnovamento americano a partire dagli anni ’40. Secondo diversi studiosi, il successo del film Via col vento, con le sue malcelate simpatie per il vecchio stile di vita dei proprietari terrieri (basato sullo schiavismo) fece simbolicamente da spartiacque. Già nel 1948 il sindaco Hartsfield, al quale è co-intitolato l’aeroporto, si attivò per ridurre la segregazione in diversi campi, dalle forze di polizia alle scuole ai campi da golf (!). Intanto, attorno ad Auburn Street, conosciuta come “Sweet Auburn", le attività commerciali e culturali dei neri crescevano, fino a trovare nella Southern Christian Leadership Conference di Martin Luther King e Ralph David Abernathy, oratori trascinanti ma convinti assertori della nonviolenza, l’organizzazione capace di dare voce alla loro esigenza di uguaglianza e di coordinare le azioni di protesta. 

Quello che riguarda il dottor King è a suo modo un percorso turistico, il cui scopo è ricordare il coraggio, le parole ispirate e il sacrificio del più illustre cittadino di Atlanta, ucciso a Memphis nel 1968 – quattro anni dopo esser stato insignito del Nobel per la Pace. Nell’area di Auburn Street ci sono la sua casa natale, la Ebenezer Baptist Church dove predicava (come suo padre prima di lui), il King Center che ne conserva documenti e oggetti personali, e la tomba, nella fontana Reflecting Pool.

La tomba di Martin Kuther King, Atlanta - foto Shutterstock​

La spinta data da Martin Luther King all’evoluzione in senso progressista di Atlanta non si è mai fermata: nel 1973 Maynard Jackson (l’altro personaggio cui è co-intitolato l’aeroporto) divenne il primo sindaco nero di una grande città americana, e oggi all’integrazione di tutte le razze si unisce l’aperto favore delle istituzioni locali per le istanze LGBTQ, con l’annuale Atlanta Pride. Sotto questo aspetto il luogo simbolo dell’inclusività sono le strisce pedonali tra Piedmont Avenue e la 10th Street: le strisce sull’asfalto sono nei colori dell’arcobaleno. Si incarica di spiegare l’importanza di tutte le battaglie in favore delle minoranze e degli oppressi anche il National Center for Civil and Human Rights, in Pemberton Place – tra il museo della Coca-Cola e l’Acquario. A suo modo, una scelta per non “ghettizzare” queste tematiche ma metterle dove tutti le possano vedere. 

Strisce pedonali tra Piedmont Avenue e la 10th Street, Atlanta - foto Shutterstock​
National Center for Civil and Human Rights, Atlanta - foto Shutterstock​

8. FILM E SERIE TV
Sì, certo, Atlanta è la città di Via col vento. Quel film mostrava, per forza di cose, una città rasa al suolo, e in modo particolarmente meticoloso, da parte del generale Sherman, che spiegò: “La guerra è crudeltà e non si può addolcire”. In questo secolo un programma di agevolazioni fiscali dello Stato della Georgia, iniziato nel 2008, ha aiutato Atlanta a inserirsi un po’ a sorpresa tra le capitali del cinema e della televisione, alle spalle di Los Angeles e New York. Nel giro di pochissimi anni lo showbusiness è diventato una delle voci più importanti tra le fonti di reddito locale. In particolare, qui hanno preso vita alcuni film di immenso successo facenti capo al metaverso dei supereroi Marvel come Black Panther, Captain America, Avengers: Infinity Wars - ma è partito da qui anche il giro nei cinema di tutto il mondo di Hunger Games, Jumanji e The Fast and the Furious

Per quanto riguarda la televisione, soprattutto due serie hanno dato il loro contributo a trasformare Atlanta in meta turistica per i fans, ed entrambe incorporano l’horror nel tessuto urbano: The Vampire Diaries e The Walking Dead. Ci sarebbe anche Stranger Things, ma non illudete i vostri figli: dagli studi Screen Gems la troupe si è mossa soprattutto nei piccoli centri dell’hinterland come Stockbridge o Palmetto, mettendo assieme i quali è stata ottenuta la fittizia cittadina di Hawkins, Indiana. Poi, per quanto riguarda l’orrore che entra nella vita quotidiana, forse è alla base anche dell’ingente numero di reality e talent show realizzati in città, ma questa non è la sede per osservazioni di questo tipo. In ogni caso, se vedete gente euforica che fotografa angoli di città che a voi sembrano piuttosto comuni, molto probabilmente li hanno visti in un film che vi siete persi. 

9. MUSICA TRAP
Questa non è una cosa da vedere – è più una cosa da sentire, o percepire. Anche se è molto probabile che chi ha più di 30 anni rimanga indifferente a nomi come Lil Nas X, Young Thug, Future, T.I., Migos, 21 Savage, Gucci Mane. Atlanta è l’epicentro del sottogenere musicale che ha rinnovato il vecchio (e un po’ stanco) hip-hop. C’è persino un Trap Music Museum aperto nei weekend (630 Travis St NW) ma a quanto ci risulta l’allestimento non convince tutti i fan del genere. 

Peraltro, al di là della importante tradizione musicale della Georgia (Little Richard, James Brown, i R.E.M.), i motivi per l’esplosione della trap proprio qui ad Atlanta non sono strettamente edificanti. La presenza del gigantesco aeroporto ne ha fatto un importante snodo nel traffico di droga, e le “trap house” dalle quali il genere ha preso il nome sono, prosaicamente, le tante case decentrate e tendenzialmente rustiche nelle quali venivano (e vengono) smerciate sostanze illegali. E non è un mistero che molti dei proventi di questa attività imprenditoriale siano stati reinvestiti (o riciclati) in attività discografiche. D’altro canto, il gangsterismo e l’illegalità sono considerati qualità apprezzabili da molti estimatori del rap, specie i teenager – perciò, tra le caratteristiche principali della trap ci sono sonorità più ipnotiche e ossessive, e certamente ritmi meno funky e più aspri rispetto al rap delle origini. 

Il rapper 21 Savage in occasione dello shooting del video "Peaches and Eggplants" ft. Young Nudy - foto Shutterstock​

Se tanti anni fa i Public Enemy (di New York) definivano il rap “la CNN del ghetto”, è interessante notare come la città della CNN vera e propria non abbia realmente prodotto una musica che fa della critica sociale. Ma per contro, non si può dire che la trap sia l’unica musica ascoltabile in città, se è questo il vostro timore. Siamo pur sempre nel sud degli Stati Uniti, e qui le radici blues, soul e folk sono ancora molto sentite. E siamo pur sempre nella città della veneranda Gladys Knight, di Janelle Monae, Kelly Rowland, Shawn Mullins, dei Gnarls Barkley (il duo della hit Crazy) e dei disciolti Outkast (dei quali anche le radio italiane ogni tanto mandano ancora Hey ya! o Ms. Jackson). Se invece vi dicono che Elton John ha una casa qui, tecnicamente è vero – ma dopo 30 anni, l’ha messa in vendita il 1 ottobre 2023. Essendo (immancabilmente) enorme, forse ci metterà un po’ a trovare un acquirente, quindi se siete interessati potreste essere ancora in tempo a fare un’offerta: tenete conto che include una spa, cinque cantine per il vino, una sala fitness, tre suite per gli ospiti, sei garage privati. Si trova a Buckhead, il quartiere più esclusivo. Se avevate dubbi in merito.

10. SOUTHERN FOOD
Siamo in una città molto grande e molto popolata, con grande varietà di etnie disposte su tutti gli strati sociali. In sintesi: potete trovare di tutto, e in modalità che variano dalle proposte più a buon mercato a quelle più raffinate di cucina tradizionale e contemporanea. Tuttavia, rispetto ad altre città americane c’è una maggiore offerta di ristoranti “stilosi” per una clientela giovane ma in grado di spendere. Trascurando la cucina latinoamericana, coreana, italiana e vietnamita in favore di qualcosa di più tipicamente locale, iniziamo col dire che in Georgia, come in tutto il sud degli Stati Uniti, uno dei protagonisti è certamente il pollo – ma si t

Siamo in una città molto grande e molto popolata, con grande varietà di etnie disposte su tutti gli strati sociali. In sintesi: potete trovare di tutto, e in modalità che variano dalle proposte più a buon mercato a quelle più raffinate di cucina tradizionale e contemporanea. Tuttavia, rispetto ad altre città americane c’è una maggiore offerta di ristoranti “stilosi” per una clientela giovane ma in grado di spendere. Trascurando la cucina latinoamericana, coreana, italiana e vietnamita in favore di qualcosa di più tipicamente locale, iniziamo col dire che in Georgia, come in tutto il sud degli Stati Uniti, uno dei protagonisti è certamente il pollo – ma si trovano ovunque anche pesce e gamberetti, grazie anche al fiume che collega la città al mare. Ovviamente, coi suoi 690 km (è un po’ più lungo del Po) ci mette un po’. Poi, va da sé che trovandoci negli Stati Uniti, la carne di tutti i tipi (dal bisonte al maiale principe della “soul food” afroamericana) spunta ovunque.

Partendo dalle poche pretese, la catena di fast food Chick-Fil-A è la risposta ai vicini di casa del Kentucky Fried Chicken: non sono riusciti a conquistare il mondo, ma presidiano il territorio amico. Se però fate parte di un gruppo in cui ognuno vuole mangiare qualcosa di diverso, il Politan Row in Colony Square (la piazza tra i grattacieli all’inizio di Peachtree Avenue) è l’ideale: in breve tempo ognuno potrà scegliere tra le varie opzioni offerte da questa grande food hall per famiglie. Salendo – senza offesa – di qualche gradino, c’è un posto dove oltre agli aromi provenienti dalla cucina si respira un po’ di Storia, ed è Paschal’s, nel quartiere di Castleberry Hill (180 Northside Drive SW): le foto alle pareti mostrano tavolate con Martin Luther King, Ralph D. Abernathy e i loro amici. Su quelle tavolate, allora come oggi arrivava il 1947 Fried Chicken della casa, o pesce gatto fritto con i fagiolini “black eyed peas”. In ogni caso, anche nei posti più “posh”, quasi tutto qui ha un sapore da Vecchio Sud, quello che si chiama “southern comfort”: una rilassata e rustica ospitalità.

Politan Row, Atlanta - foto Paolo Madeddu

E mettendo tutto questo insieme, ci sbilanciamo nel consigliarvi, in primo luogo, il piccolo Wisteria, nell’area di Inman Park (471 North Highland Avenue Northeast), vicinissimo alla Jimmy Carter Library: propone una cucina del sud “modernizzata” e una grande scelta di vini, nonché personale molto gentile. E poi il più ampio e moderno TWO Urban Licks lungo la BeltLine (820 Ralph McGill Blvd), popolato di bella gente anche per la musica dal vivo, anche se forse un po’ complicato per i vegetariani, vista la preponderante offerta di carne e pesce. Tutt’altra filosofia per il Sunflower Cafe, lungo la via principale (2140 Peachtree Road Ste 290). I gestori, forti di premi e segnalazioni sulle riviste di cucina, ironizzano: “Siamo tra i pionieri di quella odiosa cucina vegana. Portate pure il vostro amico più carnivoro, lo lasceremo a bocca aperta. Ma non per molto”.

Wisteria, Atlanta - foto Paolo Madeddu

INFORMAZIONI
- Punto di partenza per pianificare il viaggio è il sito web dell'Atlanta Convention & Visitors Bureaudiscoveratlanta.com. Per allargare lo sguardo sulla Georgia e sugli Stati del Sud, il sito di riferimento è invece travelsouth.visittheusa.com
- Atlanta è collegata da numerose compagnie aeree; in particolare DeltaAir Lines (delta.com) ha il suo hub nella città della Georgia. Sono collegate direttamente dall'Italia sia Roma Fiumicino sia Milano Malpensa, cui nella stagione estiva si aggiunge Venezia e, dalla prossima estate, anche Napoli. Tutti i voli sono operati in partnership con Air France KLM.