Forse perché il turista si accorge subito che la gente locale reagisce alle avversità che hanno colpito il territorio resistendo, opponendosi, ma senza farsene travolgere, senza deprimersi, senza inacidirsi, senza rinunciare a voglia e gioia di vivere. Grazie (forse) al forte attaccamento che tutti hanno per la loro terra, per le loro radici agricole, culturali, gastronomiche, musicali. Ma anche per il concepirsi naturalmente aperti al mondo. Che cosa sarà a generare questo modus vivendi? L'isolamento geografico, laggiù, in fondo al “tacco d'Italia”? Lo storico confrontarsi con culture e popoli diversi, anche quelli al di là dell'Adriatico?
Un luogo ideale per provare a capirlo è Borgagne, piccola frazione del comune di Melendugno, a metà strada fra Lecce e Otranto, che ogni anno a inizio estate balza alla ribalta nazionale per un coraggioso festival organizzato ormai da 15 anni, Borgoinfesta, al cui centro ci sono sapori, artigianato, arte, teatro, musica, danza, cinema ma anche ambiente e solidarietà (nel 2019 dal 7 al 9 giugno). Motivi che offrono poi lungo tutta l'estate ragioni per tornare a Borgagne (il nome pare derivi da “Borgo dell'agnello”), facendone un ideale campo base per scoprire il Salento più vero. E, soprattutto, per capirlo. Ecco dunque dieci buone ragioni per andarci. E per tornarci, e ritornarci, e ritornarci...
1. UN FESTIVAL PER TORNARE ALLA NATURA
2. CORTOMETRAGGI, SENZA LA C
3. CHE BELLO ESSERE UNA RANA
Benché sia solo una piccola frazione rurale del comune di Melendugno, Borgagne tuttavia conserva orgogliosamente diversi edifici storici, come diverse case torre, nate fra il Quattro e Cinquecento per adempiere a una funzione difensiva, dato che Borgagne si trova a soli 4 chilometri da un mare all'epoca infestato da pirati turchi. Che è poi la ragione per cui nel 1497 fu eretta la possente torre divenuta poi il primo nucleo del cinquecentesco Castello Petraroli, ai margini orientali del borgo. Di notevole pregio storico-artistico sono poi la chiesa madre (1584) dedicata alla Presentazione del Signore, a navata unica e con una facciata barocca, e la chiesa della Madonna del Carmine (1619), con uno sfarzoso altare barocco e un antico affresco raffigurante la Madonna.
5. TERRA DI ULIVI E DI OLIO
Confrontarsi con il proprio passato significa anche tramandare forme artigianali che la modernità tende a cancellare. È quanto a Borgagne fa Bruno De Carlo, un maestro dell'intreccio che tiene in vita l'arte del vimini, utilizzando le fibre naturali come si faceva una volta: canna di palude, canna di bambù, vinchi d'ulivo, phillyrea, lentisco, mirto, palma nana, salice piangente, salice americano, melograno... Bruno realizza “panari e canisci”, ovvero i panieri e i canestri da sempre usati in Salento per esporre al sole pomodori, fichi o melanzane, e poi ricopre bottiglie, impaglia sedie, s'inventa anche tanti oggetti con materiali di recupero: legni raccolti sulle spiagge che trasforma in maschere artistiche, rame di vecchi cavi elettrici con cui crea alberelli d'ulivo, persino ossicini di pollo che diventano braccialetti. Un'arte del recupero a 360 gradi che Bruno porta avanti nel suo laboratorio a Borgagne, ma d'estate si trasferisce al centro della marina di Sant'Andrea.
Borgagne ha una vocazione rurale, ma anche marina, dato che l'Adriatico è davvero vicinissimo. La spiaggia più vicina è quella di Torre Sant'Andrea, un piccolo borgo e una cala sabbiosa incastonata fra le alte e friabili falesie calcaree che caratterizzano tutto questo tratto di litorale, a picco su un mare trasparente e dalle mille sfumature verde-azzurre. Luoghi ideali dunque per tuffarsi, pescare, fare gite in barca, nuotare attorno ai faraglioni. O anche per andare a cavallo nella retrostante macchia mediterranea, lungo sentieri che arrivano a sfiorare il bordo delle scogliere, confidando sul fatto che i quadrupedi di solito non si fanno distrarre dalla bellezza del panorama.
Mai sentito parlare di Roca Vecchia? Un po' più a nord di Sant'Andrea, tra i villaggi di pescatori di San Foca e Torre dell'Orso (d'estate affollatissime stazioni balneari), poco distante dalla colonna della Madonna di Roca che è visibile dal mare aperto come un faro, si trova un sito archeologico unico nel Mediterraneo, un luogo dove chiudendo gli occhi si può immaginare di trovarsi a Creta o a Troia, più che in Puglia. Qui, su una falesia alta sull'Adriatico, gli archeologi negli ultimi decenni hanno portato alla luce complesse fortificazioni dell'età del bronzo (XV secolo a.C.) e imponenti mura dell'XI secolo a.C., le e une e le altre con tracce di incendio. E poi una torre costiera, un circuito murario di età ellenistica, i resti di un abitato e di una chiesa medievali. Un sito importante ma misterioso: non si sa infatti quale popolo lo abitasse, prima che fosse abbandonato.
Nel Medioevo le grotte della zona furono frequentate da eremiti (monaci basiliani), poi ai primi del Trecento il signore di Lecce Gualtieri di Brenne riprovò a fortificarlo. Ne approfittarono i Turchi e quindi i pirati, che ne fecero per qualche tempo una loro base, finché nel 1544 il governatore Ferrante Loffredo decise di radere al suolo il castello e tutta Roca Vecchia, per sempre. Oggi restano rovine che devono ancora rivelare tutti i loro segreti. Di eccezionale importante è la grotta-santuario note come Poesia Piccola, oggi in buona parte invasa dall'acqua marina: un antico luogo di culto sulle cui pareti nel 1983 sono state trovate incisioni preistoriche e centinaia di iscrizioni messapiche, greche e latine, dall'attuale livello del mare fino a sette metri d'altezza.
Morsi, pittule di pasta fritta, cocule di patate, orecchiette... La cucina di Borgagne è quella salentina più tipica, nei cui piatti il mare incontra la campagna. Ecco dunque, fra le tante saporite specialità, i pezzetti di cavallo al sugo, la pecora stufata con patate, le friselle e le bruschette, quindi il pescato dell'Adriatico (ma anche il baccalà giunto da mari ben più lontani), l'insalata di mare e l'amatissimo polpo, protagonista sul litorale di San Foca e Roca Vecchia dell'annuale “sagra te lu purpu” dove è proposto fritto, in inslata, in pignatta, con le patate o in polpette.. Onnipresenti le verdure: zucchine secche al sugo, cipolle gratinate, fave, cicorino selvatico a minestra (creste a minescia). E come dolce, non può mancare il pasticciotto, il cui culto da Lecce in giù sconfina nella religione.
Non una semplice masseria ben restaurata, non un semplice tempio del benessere. Certo, ci sono la bio-piscina fra gli ulivi, l'hammam ricavato nella roccia calcarea di un'antica cisterna, le nove suites agri-chic, i letti in ferro della tradizione salentina, i “furnieddhi” salentini in pietra a forma di trullo disseminati nel parco. Ma Naturalis Bio Resort & Spa, appena 7 km a ovest di Borgagne (fa nulla se già in comune di Martano, nel cuore della Grecìa Salentina) è un perfetto esempio di bio architettura applicata al recupero di un edificio colonico del 700 e farne un'eccellenza del turismo sostenibile, in mezzo a 13 ettari di ulivi secolari, agrumi, melograni, vigneti di Negroamaro, campi di grano, orti di erbe officinali. I profumi di lavanda, rosmarino, salvia e mirto accompagnano l'ospite ovunque ma la vera peculiarità di questo verdissimo eden sono le spinose piante di aloe vera, che vanno a formare l'ingrediente principe di una sofisticata linea di cosmetici a km zero, frutto di 30 anni d'esperienza nei prodotti a base di estratti naturali.
INFORMAZIONI
Borgoinfesta, dal 7 al 9 giugno 2019
Fotografie di Roberto Copello