È stata forse la prima isola al mondo a chiudere per eccesso di turismo. Decisamente troppi due milioni di visitatori che in ogni stagione affollavano i dieci chilometri quadrati di Boracay, isola dalle spiagge bianche nel centro delle Filippine. Ma adesso, dopo soli sei mesi, Boracay ha riaperto ai turisti.
SEI MESI DI STOP
L’isola era stata chiusa d’imperio lo scorso 26 aprile per volere dell’energico presidente filippino Rodrigo Duterte secondo cui Boracay doveva essere ripulita e il turismo ripensato e reso ecologicamente più sostenibile.
Troppe tra le 500 strutture che in pochi anni avevano aperto sull’isola non erano dotate di un allaccio alla rete fognaria, con la conseguenza (pare assai visibile) che le acque nere finivano direttamente il quel mare cristallino per cui i turisti accorrevano da tutto il mondo, salvo poi non trovarlo – appunto – così cristallino. Al punto che il Presidente, che non si pone limiti, davanti a una platea di uomini d’affari internazionali l’aveva definita «un vero cesso».
Certo non una scelta facile, perché Boracay – frequentata soprattutto da coreani e cinesi – è in breve tempo divenuta una delle mete più frequentate (da sola accoglie un sesto di tutti i visitatori del Paese) di un arcipelago come quello filippino con le sue 7mila isole tutto sommato abbastanza poco frequentato dai turisti. Ma era una scelta necessaria, per non compromettere irrimediabilmente l’equilibrio naturale. E non finire come in Thailandia, dove lo scorso febbraio le autorità hanno annunciato la chiusura a tempo indeterminato “per ripristino ambientale” della spiaggia Maya bay, su Phi Phi Island, assediata dai vacanzieri dopo essere stata resa celebre da Leonardo Di Caprio con il suo “The Island”.
LA RIAPERTURA
Adesso, ben prima del previsto, l’isola ha riaperto – lo scorso 26 ottobre –, giusto in tempo per la nuova stagione turistica. Una riapertura parziale, visto che non tutte le strutture hanno avuto l’autorizzazione, e con molti lavori ancora da fare. Ad ogni modo è stato ridotto il numero di hotel – e sono stati chiusi i tre casinò – ma anche quelli di ristoranti e attività commerciali. Mentre è stata creata una zona protetta di trenta metri dall’inizio della spiaggia: zona dove non potranno più stazionare i massaggiatori che offrivano i loro servigi ai turisti stesi al sole, ma neanche i costruttori di castelli di sabbia.
Ovviamente tutte le costruzioni che si trovavano sulla battigia sono state rase al suolo. È stato inoltre fissato un limite di visitatori ammessi, anche se la cifra non è chiara: chi dice seimila al giorno, chi dice 19.200. Comunque, anche nell'ipotesi peggiore, la metà rispetto a prima. Sono anche stati vietati a tempo indefinito tutti gli sport acquatici e l’utilizzo di moto d’acqua, che è una mezza benedizione.
NO PARTY
Limiti decisi a una delle attività che rendevano Boracay speciale: i party in spiaggia. Vietati infatti i banchetti in spiaggia, proibiti al di fuori di aree specifiche, ma anche bere alcolici e fumare in spiaggia. Il segretario generale per il turismo della Filippine ha spiegato che la speranza è di fare di Boracay l’alfiere di una nuova cultura del turismo sostenibile nelle Filippine. Di certo ha fatto un primo, deciso, passo.