Una ricchezza straordinaria, quella dell'enogastronomia parmense. La celebrano nove musei situati tra l’Appennino parmense e il Po, ricchi di oltre 4.700 oggetti inventariati e riuniti nel circuito dei Musei del Cibo. Visitarli è il modo migliore per scoprire l’enorme patrimonio di eccellenze enogastronomiche di Parma, non a caso Città Creativa Unesco per la Gastronomia.

Il circuito dei Musei del Cibo, che si distende su tutta la “Food Valley”, non è un percorso solo per gli amanti della buona tavola, perché disegna un itinerario fra rocche, castelli e manieri, riserve naturali e preziose opere d’arte: si pensi agli affreschi del Correggio o a quelli del Parmigianino, solo per citarne alcune. 

Eccoli dunque, uno per uno. Ai musei che celebrano Parmigiano Reggiano, Pasta, Pomodoro, Vino, Salame Felino, Prosciutto di Parma, Culatello di Zibello, Fungo Porcino di Borgotaro si è aggiunto recentemente quello dedicato al Tartufo Nero di Fragno.

Il circuito dei Musei del Cibo di Parma
Il circuito dei Musei del Cibo di Parma

IL MUSEO DEL TARTUFO DI FRAGNO

Iniziando il viaggio partendo da quest’ultimo, si arriva a Calestano, paese della Val Baganza con un centro storico medioevale. Nelle vecchie carceri, fatte di ambienti in pietra, piccoli e sotterranei, ha trovato la sede ideale il nuovo museo dedicato al prezioso tubero ipogeo.

Il Museo del Tartufo di Fragno dedica ampio spazio al territorio del tartufo di Fragno, che offre siti rilevanti dal punto di vista geologico come i “Salti del Diavolo”, formazione sedimentaria risalente al Cretaceo, i Flysch di Monte Cassio e la Via degli Scalpellini ideale per gli appassionati di trekking. Trovano spazio sezioni sulla raccolta, la botanica, la gastronomia e, all’interno della suggestiva torre in pietra, si può sperimentare una esperienza “immersiva” nel bosco.

Il Museo del Tartufo di Fragno - Calestano - La cerca col Lagotto (Foto L. Rossi)
Il Museo del Tartufo di Fragno - Calestano - La cerca col Lagotto (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL FUNGO PORCINO DI BORGOTARO

Rimanendo in Appennino, in Val Taro, si trova il Museo del Fungo porcino di Borgotaro (il porcino di Borgotaro è l’unico fungo Igp in Europa) che si sviluppa su due sedi. Una è a Borgotaro, in cui si scoprono la natura, la storia, la gastronomia, l’arte, la cultura e le tecniche di trasformazione; la seconda ad Albareto con approfondimenti sugli habitat, sulla fauna e sui funghi misteriosi e fantastici.

Il Museo del Fungo Porcino - Borgotaro - Alla ricerca del re del bosco (Foto L. Rossi)
Il Museo del Fungo Porcino - Borgotaro - Alla ricerca del re del bosco (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL POMODORO E IL MUSEO DELLA PASTA

Scendendo verso la zona collinare, lungo le sponde del Taro, a Collecchio, si trova la Corte di Giarola, storica Grancia benedettina risalente all’anno Mille, sorta lungo il tracciato della Via Francigena, antico centro di produzione agricola, con stalle, caseificio e una ottocentesca fabbrica di conserve di pomodoro. Luogo ideale per la sede sia del Museo del Pomodoro che della Pasta.

Al Museo della Pasta, che è dotato di un percorso LIS (lingua italiana dei segni per le persone sorde), si può percorrere un viaggio nella storia, dal chicco di grano alle farine, da un vero e proprio mulino agli attrezzi di uso domestico, passando attraverso la prima produzione industriale e le moderne tecnologie, per chiudere con un’ampia rassegna di pubblicità d’epoca.

Museo della Pasta - Collecchio - I mulini di pietra (Foto L. Rossi)
Museo della Pasta - Collecchio - I mulini di pietra (Foto L. Rossi)

Intorno ad una antica linea di produzione della conserva, si snoda il Museo del Pomodoro, dal suo arrivo dalle lontane Americhe nel XVI secolo, ai primi timidi approcci gastronomici, alle varietà e alle tecniche di coltivazione, fino ad esplorare la straordinaria diffusione in area parmense alla fine dell’Ottocento, alla nascita dell’industria conserviera e meccanica.

Museo del Pomodoro - Collecchio - La linea storica di trasformazione della conserva (Foto L. Rossi)
Museo del Pomodoro - Collecchio - La linea storica di trasformazione della conserva (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL VINO

Spostandosi di pochi chilometri, attraversando il Parco regionale dei Boschi di Carrega, sempre nella zona collinare, a Sala Baganza, nelle cantine dell’antica Rocca Sanvitale, trova spazio il Museo del Vino. Qui si scoprono l’archeologia del vino, la viticoltura, le caratteristiche della vite, la vendemmia, la preparazione del vino e della storia del tappo in sughero, del cavatappi e dell’etichetta.

Museo del Vino dei Colli di Parma - Sala Baganza - Archeologia del vino (Foto L. Rossi)
Museo del Vino - Sala Baganza - Archeologia del vino (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL SALAME FELINO

Non lontano, a Felino, nel centro del paese, in un edificio risalente al XIV secolo, con un allestimento ampliato e arricchito da tanti nuovi oggetti, è ospitato il Museo del Salame Felino.

È uno spazio inclusivo, anch’esso con percorso LIS per le persone sorde, privo di barriere architettoniche, interattivo tramite touch screen multimediali e contributi accessibili attraverso QR-Code.

Museo del Salame Felino - Felino - Le insaccatrici (Foto L. Rossi)
Museo del Salame Felino - Felino - Le insaccatrici (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL PROSCIUTTO DI PARMA

A Langhirano, culla del prosciutto, l’ex Foro Boario ospita il Museo del Prosciutto di Parma. Questo museo, che quest’anno sarà ampliato con nuovi allestimenti, racconta anche la storia del sale, minerale prezioso perché strumento di conservazione degli alimenti. A cinque chilometri svetta lo straordinario quattrocentesco castello di Torrechiara, la Badia Benedettina e la strada pedemontana con la Fondazione Magnani Rocca che espone opere di Dürer, Tiziano, Goya, Beato Angelico, Monet, Morandi. 

Museo del Prosciutto di Parma - Langhirano - Gli strumenti della norcineria (Foto L. Rossi)
Museo del Prosciutto di Parma - Langhirano - Gli strumenti della norcineria (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL PARMIGIANO REGGIANO

Le tradizioni parmensi legate al cibo sono millenarie e, in epoca alto-medievale, i monaci benedettini misero a punto il processo di produzione del Parmigiano Reggiano. Storia e cultura del “re dei formaggi” trovano spazio a Soragna, nella bassa parmense, tra la via Emilia e il Po, lungo la strada dei Castelli, a un passo dalla casa natale di Giuseppe Verdi. 

Lo splendido “casello” ottocentesco, a pianta circolare, è la sede del Museo del Parmigiano Reggiano. Qui si rivivono, anche attraverso la tecnologia della realtà aumentata, le fasi della trasformazione del latte, della lenta stagionatura e della commercializzazione del formaggio.

Museo del Parmigiano Reggiano - Soragna - L'antica caldaia in rame (Foto L. Rossi)
Museo del Parmigiano Reggiano - Soragna - L'antica caldaia in rame (Foto L. Rossi)

IL MUSEO DEL CULATELLO

Nella bassa, sul Po a Polesine Parmense, si chiude il circuito all’Antica Corte Pallavicina che ospita il Museo del Culatello. Il percorso museale presenta, uno dopo l’altro, i protagonisti della vicenda del Culatello. Primo fra tutti, come per gli altri prodotti d’eccellenza, è il territorio: l’ambiente, i pioppeti, il Grande Fiume e la nebbia, tutti ingredienti essenziali per un’eccellenza impareggiabile.

Museo del Culatello - Polesine Parmense - Il grande fiume (Foto L. Rossi)
Museo del Culatello - Polesine Parmense - Il grande fiume (Foto L. Rossi)

INFORMAZIONI

  • Tutte le info sul sito www.museidelcibo.it.
  • È possibile visitare l’intero circuito dei Musei del Cibo con una Card che consente l’accesso a prezzo ridotto (senza necessità di acquistare altri biglietti) alle varie sedi e permette sconti presso i ristoranti convenzionati. La Card ha la validità di un anno solare e dà diritto a un ingresso a ciascuno dei Musei del Cibo della provincia di Parma (i costi della visita guidata e della degustazione sono esclusi).