La Torre di Hércules è un faro di origine romana sulla penisola della città di A Coruña - foto Fabrizio Ardito
CAMINO INGLÉS, TAPPA 1 - DA FERROL A PONTEDEUME
Sobborghi di Ferrol, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
Dopo Xubia e Neda, qualche saliscendi porta a Fene, esattamente di fronte al punto di partenza del lungomare di Ferrol che ho lasciato 5 ore e 20 km fa. Per fortuna non mancano i caffè accoglienti dove asciugarsi, assaggiando una tortilla e pensando all’ultima parte della tappa che mi attende. Se fin qui si era camminato sempre a poca distanza dal livello del mare, gli ultimi 10 chilometri che conducono a Pontedeume iniziano di colpo con una salita, già che stavolta è necessario scavalcare lo spartiacque che separa i due fiordi dell’estremo nord galiziano. Tra i boschi di eucalipti, che in buona parte hanno sostituito le antiche foreste di querce disboscate dai cantieri navali e dai contadini, sarà necessario girovagare tra i vialetti incompiuti di un enorme poligono commerciale per ritrovare la via giusta. Che in discesa, passo dopo passo, condurrà finalmente alle rive dell’Eume e al termine di questa giornata di poco meno di 30 km.
Pontedeume, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
CAMINO INGLÉS, TAPPA 2 - DA PONTEDEUME A BETANZOS
Verso Presedo, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
Per via, il maggior numero di peregrinos in cammino è italiano: fatto curioso, ma forse giustificato dal fatto che questa camminata è ideale per chi ha a disposizione solo una settimana di vacanze. I boschi sono sempre splendidi (e sgocciolanti) e il profumo degli eucalipti bagnati accompagna fino alla chiesetta di San Esteban de Cos. Oltre la quale, dopo un altro po’ di saliscendi, si raggiunge l’accogliente sosta del caffè ristorante di Presedo. Due ragazze toscane, che sembravano intenzionate a bere solo un caffè e a ripartire a spron battuto, sono felici per il semplice fatto che io sappia dove si trova Cortona e, davanti all’ennesimo scroscio, decidono di ordinare un pranzo luculliano e di rimandare la camminata.
Indicazioni sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
A Bruma, l’albergue de peregrinos è stato ricavato in una vecchia costruzione in pietra, spartana (senza lenzuola e coperte) ma suggestiva, annunciata da diversi camminatori sdraiati al sole ad asciugare insieme ai loro panni. Tra le case c’è anche un bar dove, come sempre accade in queste situazioni, nelle prime ore del pomeriggio qualcuno beve un caffè, altri un paio di birre e un serafico signore di Taiwan cena con vino rosso e minestra con il salame (caldo gallego con chorizo). Mancano pochi chilometri alla fine della mia tappa, rallegrati dall’assurda visione di uno strano cortile che, nei pressi di Ardemil, è stato riempito di sculture, architetture fatte di vecchi attrezzi agricoli e addirittura un colossale dinosauro – montato su rotelle – che tiene in bocca i miseri resti di un povero pellegrinetto innocente.
CAMINO INGLÉS, TAPPA 4 - DA HOSPITAL DE BRUMA A SIGÜEIRO
Verso Buscas, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
La tappa è abbastanza leggera (non supera i 25 chilometri) e offre addirittura due o tre luoghi dove sostare all’ombra della pergola di un caffè. Anche se il viaggio è breve, accade di incontrare prima e poi i nostri compagni di viaggio: due coppie di ragazze italiane, il placido taiwanese mangione, due inglesi un po’ segaligne e non molto cordiali, due signori spagnoli di Cordoba al loro terzo cammino. Come sempre ci si saluta, si scambia qualche parola, ci si danno consigli sulle pietanze servite dai caffè. Insomma, siamo tra colleghi. A San Paio de Buscas, sul retro della chiesa si affaccia sulla via una statua multicolore di San Pelayo, che sembra avere una spada conficcata nel collo ma non ha perso affatto la sua compostezza. Ad A Rua, un ultimo bar prelude a un lungo tratto che costeggia l’autostrada, che ci corre a fianco per 5 lunghi chilometri, ma che non è poi così terribile. Forse questo percorso (definito con enfasi eccessiva “estenuante rettilineo” dalla nostra guida) può essere faticoso in pieno sole. Ma oggi, con le nubi che si rincorrono nel cielo, in fondo non sembra così faticoso. Nell’ombra di una fermata d’autobus, qualche camminatore ha lasciato scritti dei versi del premio Nobel irlandese Seamus Heaney: “Ever tried, ever failed, no matter. Try again, fail again, fail better”. Che invitano – saggiamente – ad accettare delusioni e fallimenti nell’idea che le cose, alla fine possano sempre migliorare.
CAMINO INGLÉS, TAPPA 5 - DA SIGÜEIRO A SANTIAGO DE COMPOSTELA
La mattina seguente è quella di un gran giorno: il cielo è brillante, gli uccellini cinguettano, la Pasteleria Ebano ha appena sfornato i dolcetti al cioccolato insieme ai bignè e il pilastrino con la conchiglia indica che mancano appena 16,5 km a Santiago. Come sempre succede, più i giorni passano meno i dolori si fanno sentire, già che l’intero organismo (e non solo le articolazioni o i piedi) si sta abituando alla vita on the road. Si ricomincia il solito saliscendi tra case isolate, boschetti e leprotti, fino a raggiungere un fantastico bosco ombroso, dove qualche buontempone ha affisso la scritta Bosque Encantado e seminato sugli alberi delle immagini di piccole streghe con tanto di scopetta.
Verso Santiago di Compostela, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito
I chilometri mancanti diventano meno di 10, poi si raggiungono le brutte e squadrate costruzioni del poligono industriale di Tambre. Strade grandi, rotatorie, qualche dubbio sulla via da seguire. Poi, di colpo, si sbocca nell’ombra della grande avenida dedicata a Joan XXIII, annunciata dagli odori di un Mac Donald in piena attività fin dalle prime ore della domenica mattina. Basta poco oramai: si entra nel centro storico di Santiago de Compostela lungo rúa Porta da Pena e si supera la facciata della grande chiesa di San Martín Pinario per sboccare a fianco della cattedrale.
La Cattedrale di Santiago di Compostela - foto Fabrizio Ardito