Quest'articolo è frutto dalla convenzione stipulata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e Touring Club Italiano. Sandra Leonardi è docente a contratto di Geografia e Turismo Sostenibile e valorizzazione del territorio presso la Facoltà di Lettere - La Sapienza Università di Roma, oltre a essere Consigliere Nazionale dell’AIIG.
In occasione del Piccolo Festival delle Spartenze, organizzato da AsSud, abbiamo avuto recentemente l'occasione di conoscere il Cammino Basiliano, un interessante percorso realizzato in Calabria. Il suo ideatore, Carmine Lupia, durante un intervento all'interno del festival ha descritto le tappe e le peculiarità di un sentiero che si snoda da nord a sud per 1.040 chilometri e offre opportunità al territorio calabrese nell’ottica della sostenibilità e dell’integrazione.
Si tratta di "un cammino d’Oriente in Occidente", ha raccontato Lupia, proprio per le particolarità storico culturali calabre. È una continua scoperta di legami che rimandano a Paesi delle mille e una notte. Non riecheggiano tuttavia solo rimandi orientali, ma anche riferimenti all’Europa del nord, come, ad esempio, i paesaggi naturalistici della Sila la cui vegetazione, composta da faggi e abeti, ricorda quelli delle estremità nordiche del nostro continente. Per questo questo percorso si può anche definire un cammino del Nord Europa nel Mediterraneo. La presenza della ginestra inglese, la viola palustre, la veronica austriaca sono la conferma di una contaminazione che va oltre le specie floreali. Qui si sono assiepati e avvicendati Liguri, Siculi, Morgeti, Osci, Bezi, Greci, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Francesi, Austriaci; questa mescolanza è visibile nella geografia della regione. In questo melting pot culturale deve essere individuato l’elemento portante per lo sviluppo futuro, in un percorso che invita il camminante a fare una scelta culturale, spirituale ed ecologica.
La tappa di partenza è Rocca Imperiale e quella finale Reggio Calabria. Siamo sul lato ionico della Calabria e percorriamo l’Appennino dal massiccio del Pollino che segna il confine con la Basilicata, tutelato dal Parco Nazionale del Pollino nominato Global GeoPark dall’Unesco, per proseguire lungo le tre sezioni dell’Appennino calabro: l’Altopiano della Sila, le Serre Calabresi e l’Aspromonte. Qui, dove le montagne arrivano al mare, si snodano le 72 tappe tra corte, medie e lunghe, di cui 7 ‘wild’ di un cammino impegnativo lungo il quale è possibile godere della natura, ammirare l’arte e rigenerarsi alla vista dei paesaggi che nei loro lineamenti raccontano la geografia e la storia della Calabria ionica.
Il Cammino Basiliano, promosso dall’
Associazione omonima che auspica di coinvolgere camminatori nella valorizzazione, salvaguardia e fruizione ecosostenibile dei paesaggi, esalta la Calabria in tutta la sua geostoricità con le bellezze naturali, le coste, i geositi, i beni archeologici, storici, i beni materiali e immateriali. Abbiamo già avuto modo di scrivere, in questa rubrica, della
resilienza dei territori come bene fondamentale per lo sviluppo economico e socio culturale del Paese e delle sue regioni mediante
l’attivazione di processi, pianificazione e programmazione di progetti di turismo responsabile e sostenibile per la valorizzazione del territorio, e il Cammino Basiliano è uno degli esempi più calzanti di tale prospettiva anche perché è
formulato nel piano rispetto degli obiettivi della Agenda 2030.
La chiesetta di San Nicola da Tolentino a Stilo
Come dicevamo, il Cammino è stato presentato in occasione del Piccolo Festival delle Spartenze 2020 organizzato da AsSud, associazione socioculturale con sede a Paludi (CS), che tra le sue finalità ha quella di valorizzare tradizioni demo-etno-antropologiche locali che, anche a seguito dei fenomeni migratori, subiscono perdite e lacerazioni. La mission è favorire le occasioni di incontro, confronto e condivisione tra italiani ed emigranti, tra passato e presente, tra culture, tradizioni e territori, e soprattutto persone, per sanare le fratture culturali e “sentimentali” che un Paese, l’Italia, costellato di borghi sempre più spopolati e disabitati, soprattutto al Sud, ha subito e subisce. Il Festival è nato nel 2016 come un’iniziativa culturale finalizzata a riunire gli attori culturali, la società scientifica e gli enti territoriali del territorio per promuovere e sviluppare le comunità, utilizzando la migrazione in chiave positiva, come elemento interpretativo e di conoscenza.