Guidare in camper in val Venosta si può descrivere con sensazioni di leggerezza. Si viaggia salendo lentamente, tra l’Adige e i frutteti, costeggiando un manto verde di prati e di boschi. Una leggerezza che sta anche nelle sensazioni di quiete che si respirano, perché la Val Venosta è da sempre più appartata rispetto alle più celebrate mete dolomitiche dell’Alto Adige.
Il suo fascino le deriva dall’avere vissuto una storia di transiti, confronti tra popoli e lunghi isolamenti. In questo spazio tra la laguna veneta e le rive del Danubio in Baviera, dove lingua e la cultura ladina si radicarono più forti che mai nel medioevo, il territorio è disseminato da torri e chiese romaniche, che ancora custodiscono affreschi di una disarmante bellezza nella loro semplicità.
Sul camper si consiglia di caricare le biciclette, per scoprire uno dei percorsi più belli d’Italia, e di lasciare altrettanto spazio per fare provviste di leccornie locali: dal vino da vitigni autoctoni, alle mele del fondovalle, alle fragole della Val Martello, con tutto il coté di confetture, pani e dolci da far girare la testa.
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DA FORESTA ALLA CASCATA DI PARCINES
Alla guida allora. Si lascia Merano dirigendosi a ovest, al termine della strada a scorrimento veloce proveniente da Bolzano, e si imbocca la Statale 38 per la Val Venosta nella quale si entra, dopo Foresta, a Parcines. Per il benvenuto in valle, con tanto di brindisi al boccale ci si può fermare dopo Lagundo, nella frazione Foresta. Li sorge il “tempio” della birra locale, la storica birreria Forst. L’alta torre decorata, con cupola a cipolla, non è un campanile come gli altri, ma un impianto di raffreddamento. La Braustuberl e il giardino interno alberato, il Biertgarten, invitano a degustare una delle otto varietà della più famosa birra altoatesina.
A pochi chilometri ecco invece Parcines, sul versante soleggiato della valle, tra frutteti e meleti, con il borgo raccolto intorno alla cinquecentesca parrocchiale dei Ss Pietro e Paolo, con un campanile a bulbo del 1649. Fra le case si alza la pittoresca mole di castel Stachlburg, che risale al 1200. Un’esperienza originale a Parcines è offerta dalla collezione del Museo della macchina da scrivere, intitolato al suo inventore, Peter Mitterhofer, di cui conserva un raro prototipo in legno del 1864. Per i più piccoli c’è invece Mondotreno Alto Adige in miniatura, la più grande installazione di ferrovie in miniatura d’Italia, con oltre 20 mila pezzi.
Una breve quanto spettacolare escursione è quella che vi porta in un’ora e mezzo di cammino (e c’è anche un bus navetta dedicato) alla cascata di Parcines, la più alta dell’Alto Adige, che precipita fragorosamente da un terrazzo roccioso per quasi 100 metri.
La cascata di Parcines / www.merano-suedtirol.it
SU E GIÙ DALLA VAL SENALES
La deviazione è più di un generico consiglio. Chiusa all’inizio tra le alte pareti rocciose, la Val Senales si apre in un passaggio verdeggiante e si inerpica fra montagne coperte di abeti e larici verso le cime e i ghiacciai delle Alpi venoste. I 25 chilometri tra Naturno e Maso Corto sono scanditi da piccoli nuclei abitati, frazioni dell’unico comune di Senales. Imperdibile è Castel Juval, che sorveglia l’imbocco della valle dal sommo di un’altura. Costruita nel 1278 da Hugo von Montalban, la fortezza è di proprietà di Reinhold Messner che vi ha allestito uno dei poli del Messner Mountain Museum, dove avvicinare le emozioni mitica della montagna..
Per raggiungere Castel Juval senza deviare in Val Senales ci si può fermare anche poco prima di Castelbello, dove il paese di Ciardes è punto di partenza dello Schnalser Waalweg, sentiero panoramico facile e con punti di ristoro lungo un antico canale di irrigazione. Il trekking a piedi dura in media tre ore.
Poco più in là la seconda sosta è a Madonna di Senales. Spicca in paese la parrocchiale, una delle mete di fede più antiche del Tirolo e il Sentiero del Pellegrinaggio, una bella passeggiata ad anello tra prati e boschi. E presso il paese, l’Archeoparc Val Senales ricostruisce la storia della valle e in una vasta area interattiva all’aperto illustra l’ambiente in cui visse Otzi, l’uomo del Similaun.
Castel Juval / foto merano-suedtirol.it
DA LACES A FRUTTETI E PANORAMI DELLA VAL MARTELLO
Scendiamo dalla Statale 38 e siamo di nuovo immersi tra i frutteti di fondovalle. Laces è un paese che offre possibilità per piacevoli escursioni sul Monte Tramontana e sul Monte Sole, con funivie rispettivamente per Malga di Tarres e San Martino al Monte. Qui, a 1740 metri, si può salire con una funivia e approfittare di un soleggiato altopiano che domina la valle. Una stradina quasi pianeggiante vi porta in meno di un’ora agli Egghofe, gruppo di case e masi addossati sul fianco della montagna e poco oltre il sentiero apre a mezzacosta un panorama amplissimo sulla Val Venosta e l’Ortles che biancheggia lontano. Cartolina splendida.
La val Martello è una valle bellissima, appartata e fascinosa, che dal borgo di Morter, in meno di 25 km si addentra tra praterie, abetaie e campi coltivati fino alle nevi e ai ghiacci del Cevedale. Dopo le prime curve, salendo, si apre un sorprendente paesaggio di vasti pianori coltivati: sono i campi di fragole, lamponi, ribes della val Martello, produzione che ha risollevato l’economia agricola della valle. La sequenza di paesi che si toccano in Val Martello comprende Castel Montani, Paradiso di Cevedale.
Lo scenario alpino al rifugio Martello / Getty Images
SILANDRO E LASA, TRA ALBICOCCHE E MARMO BIANCO
Lo citiamo sul percorso perché Silandro è il principale centro amministrativo e agricolo della Val Venosta, ma soprattutto perché è dalla sua isola pedonale e dalla Cattedrale dell’Assunta si slancia il campanile più alto del Tirolo, che misura ben 97 metri. Con la sua isola pedonale, i palazzi storici, il passeggio, la sosta ai tavoli dei locali, l’animazione turistica estiva e invernale, il paese si mostra quasi come una città.
Poco più in là un posto dove davvero vale la pena prevedere una sosta: Lasa. È il paese del marmo bianco, estratto dalle cave a 1600 metri di quota sul versante meridionale della valle, apprezzato per l'artigianato artistico delle statue già in epoca antica e qui utilizzato ovunque, nelle chiese, nelle case, nelle scale, nei marciapiedi.
Lo si vede accumulato in candidi blocchi davanti alla stazione. Ogni anno infatti, agli inizi di agosto, una festa gastronomica e culturale, Marmo e Albicocche, racchiude l’essenza di Lasa. Oltre al marmo Lasa è nota per la produzione di albicocche favolose, di un giallo pallido e di un aroma che le rende preziosa materia prima per marmellate, succhi o dolci. Basta assaggiare in paese i Marillinenknodel, canederli con cuore di albicocca.
La lavorazione del marmo di Lasa / foto Gourmet-Südtirol
SLUDERNO E GLORENZA, FINO AL LAGO DI RESIA
Allo sbocco della val di Mazia ecco Sluderno, paese agricolo e come si diceva un tempo “di villeggiatura”. Davvero interessante per scoprire il mondo rurale della valle e soprattutto per capire i sistemi di irrigazione dei Waale è il Museo della Val Venosta, in cui è in mostra anche una sezione archeologica espone i reperti dei Ganglegg, insediamento preistorico scavato su una collina nei pressi del paese cui si sale lungo un bel sentiero in circa mezz’ora.
L’arrivo a Glorenza emoziona. La cinta muraria scandita da torrioni cilindrici e porte sormontate da torri quadrate, si coglie salendo in val di Mazia da Tarces. Anche all’interno Glorenza è un piacere da scoprire, con le sue atmosfere antiche e pittoresche. I portici bassi e un po’ sghembi, le case dai tetti a cuspide, le chiese: tutto riconduce all’epoca in cui Glorenza era un crocevia di traffici tra Germania e Svizzera, Italia e Tirolo.
Siamo quasi a destinazione, il passo ma soprattutto il lago di Resia. Sull’antica strada merita una visita alla chiesa di San benedetto di Malles Venosta, datata VIII secolo, i cui affreschi e i resti di stucchi e marmi sono tra i più antichi dell’intera area culturale di lingua tedesca, di poco posteriori all’incontro di Carlo Magno e del papa nell’anno 800.
Si sale sulla strada passando San Valentino alla Muta e costeggiando il lago artificiale di Resia si arriva a Curon Venosta. Qui si contempla una delle più classiche e famose cartoline dell’Alto Adige, il campanile dell’antica parrocchiale che emerge dalle acque del lago artificiale. Nel 1950 il vecchio centro di Curon Venosta era infatti stato sommerso dalle acque a causa della costruzione della diga. E mentre il vecchio abitato si racconta solo nel piccolo Museo dell’Alta Val Venosta, il lago è più vissuto che mai. D’inverno si pattina sul ghiaccio e nella bella stagione ci sono molti appassionati, anche di kitesurf visto che di vento ce n’è in abbondanza. Eccoci finalmente al passo di Resia, da cui si accede alla svizzera Engadina e alla vallata austriaca dell’Oberland, segnando lo spartiacque tra i bacini dell’Adige, che sorge non lontano, e dell’Inn.
Il lago di Resia / Getty Images
I SERVIZI PER I CAMPERISTI
Glorenza: area attrezzata a pagamento P.N. Stelvio, via Lungo Adige prima del ponte a destra; camping Gloria Vallis
Lasa: Camper Service gratuito sulla Statale 38 al km 173 (chiedere la chiave).
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