Isole Vergini: chiamarle così sembra il frutto di un'azzeccata strategia di marketing turistico, che promette ambienti incontaminati, acque cristalline, fondali intatti, spiagge degne di Robinson Crusoe. Tutto in gran parte vero, come sperimenta ogni anno chi visita l'arcipelago caraibico, rimessosi abbastanza in fretta dal terrificante uragano Irma che lo sconvolse nel settembre 2017.

E tuttavia il nome ha un'origine assai diversa, più religiosa che ecologica. Cristoforo Colombo, che scoprì queste isole nel 1493 durante il suo secondo viaggio, le aveva infatti battezzate "Santa Úrsula y las Once Mil Vírgenes", in omaggio alla leggenda medievale secondo cui santa Orsola fatta uccidere da Attila assieme a undicimila vergini. Il nome era troppo lungo per restare tale, e così le isole diventarono semplicemente le "Vergini". E tali sono tuttora, per quanto divise a metà fra Usa, a ovest, e Gran Bretagna, a est. 

Anegada - foto BVI Tourism
foto BVI Tourism

UN EX PARADISO FISCALE

In particolare, le Isole Vergini Britanniche o British Virgin Islands, BVI, inglesi dal 1672 e autonome dal 1967 (ma non sovrane: Carlo III ne resta il re), si sono imposte come una delle più affascinanti ed esclusive destinazioni caraibiche grazie ai loro scenari: quelli naturali e pure quelli finanziari. Il tenore di vita in questo Territorio britannico d'oltremare è assai alto, facilitato da imposte sul reddito pari a zero, da prelievi dell'8 per cento sugli stipendi e dall'essere stato a lungo un paradiso fiscale, dove in vent'anni si sono registrate mezzo milione di imprese straniere.

Tutto però ora sta cambiando a seguito del recente allineamento agli standard internazionali sulla trasparenza bancaria. Una svolta resasi obbligatoria ancor più dopo che la credibilità del sistema era stata scossa, nel 2022, dall'arresto a Miami del premier Andrew Fahie: accusato di traffico di cocaina e riciclaggio, è stato condannato negli Usa a 11 anni di carcere. Così, grazie alle misure del nuovo governo per renderle vergini di nome e di fatto, le BVI sono state rimosse dalla blacklist dell'Unione europea, senza con ciò perdere la capacità di attrarre i ricchi e famosi che da decenni le hanno elette loro buen retiro. E dato che le BVI sono state inserite sull'atlante del turismo internazionale soprattutto dagli statunitensi, lo stile di vita è un mix di caraibico e di americano, assai più che inglese: la valuta è il dollaro; le auto, pur circolando a sinistra, non hanno il volante a destra come a Londra; per fare spese importanti bisogna volare a Puerto Rico o in Florida, anche perché Amazon qui non consegna (almeno in teoria: in realtà, basta farsi recapitare i pacchi da Miami con Aeropost, a costi ovviamente maggiorati).

Scrub Island - foto BVI Tourism

I MIRACOLI DELLA NATURA DI ANEGADA

Ciò non deve comunque far dimenticare che il primo asset delle BVI, e la fortuna dei suoi soli 30mila abitanti, è la bellezza delle isole, dalle più piccole alle quattro principali: la montagnosa Tortola, l'isola più estesa, dove c'è la capitale Road Town; l'aristocratica Virgin Gorda ha ville e resort da mille e una notte, ma anche il più bel parco naturale delle BVI, il Baths National Park (ciclopici massi di granito, piscine naturali e grotte marine in uno scenario ideale per scattare foto da postare su Instagram); la selvaggia Jost Van Dyke, che prende nome da un pirata olandese e vanta la bellissima spiaggia bianca della White Bay e il Soggy Dollar Bay, famoso per il cocktail Painkiller e perché raggiungibile dalle barche solo a nuoto, tenendo in mano i dollari la cui cartamoneta, bagnandosi, li rende "soggy", inzuppati; infine la piatta Anegada, unica isola corallina delle BVI (le altre sono di origine vulcanica), circondata da una ininterrotta spiaggia sabbiosa e con soli 450 abitanti.

Il Baths National Park a Virgin Gorda - foto BVI Tourism
Jost Van Dyke - foto BVI Tourism

Famosa per le carnose aragoste, cui è dedicato un festival annuale in dicembre, Anegada custodisce diversi "miracoli" naturalistici. Lo sono per esempio i surreali ed enigmatici isolotti composti da migliaia di grandi "conchiglie regina" (Aliger gigas o strombo reale) dalla delicata colorazione rosa al loro interno. I pescatori per secoli si sono liberati delle conchiglie dopo averle private dei loro succulenti molluschi gasteropodi. Analizzati dagli archeologi con il radiocarbonio, due di questi cumuli risalirebbero addirittura al 1245 d.C., in era precolombiana dunque. Più al largo, i 133 kmq dell'Horseshoe Reef, ne fanno la terza barriera corallina più grande del mondo, paradiso per le dozzine di specie marine che ospita e inferno per le dozzine di navi che ha fatto naufragare.

Le isolette formate da conchiglie a Anegada - foto Roberto Copello
Anegada - foto Roberto Copello

A terra, invece, le star sono le centinaia di fenicotteri rosa: discendono tutti dai 22 esemplari che negli anni 90 furono trasferiti da Bermuda per ripopolare le sette lagune interne dell'isola, dove nei decenni precedenti la caccia li aveva portati all'estinzione. Più difficile è invece garantire la sopravvivenza di un'iguana di notevoli dimensioni (fino a sei chili di peso e 160 cm di lunghezza, coda inclusa), la Anegada Rock Iguana (Cyclura pinguis). La popolazione di questo sauro endemico dell'isola è oggi ridotta a 400 esemplari, tanto che l'Unione internazionale per la conservazione della natura lo ha inserito nella suass lista rossa, ritenendolo "in pericolo critico".

A rendergli la vita difficile l'impoverimento dei terreni causato da pecore, capre e asini importati sull'isola, ma ancora più i gatti selvatici che predano gli esemplari appena nati. Per questo il National Parks Trust delle Vergini Britanniche ha realizzato nel centro di Anegada un "santuario", visitabile da chiunque, l'Anegada Iguana Headstart Facility. Qui le piccole iguane vengono fatte crescere in cattività per almeno tre anni, finché dai 50 grammi iniziali di peso sono salite a 400 grammi di peso e 60 centimetri di luunghezza: solo allora sono ritenute in grado di cavarsela e vengono rilasciate, munite di un sistema radiotrasmittente con cui monitorarle. 

Fenicotteri ad Anegada - foto BVI Tourism
L'iguana di Anegada - foto BVI Tourism

SULLE TRACCE DI ROCKEFELLER

Di fatto, l'esigenza di difendere la biodiversità delle Isole Vergini è andata crescendo on l'imporsi della loro fama turistica. Tra i primi a porsi il problema fu Laurance S. Rockefeller, il miliardario americano che consacrò la fortuna internazionale delle Vergini Britanniche concependo il leggendario resort Little Dix Bay. "Primo ambientalista d'America", come lo definì la moglie del presidente Lyndon Johnson, il finanziere e filantropo precorse i tempi nell'immaginare un lusso non predatorio, ma ecologico e socialmente utile.

Nel 1958 stava veleggiando tra le 60 isole delle BVI quando scorse sulla costa nord di Virgin Gorda una mezzaluna perfetta di sabbia bianca. Si innamorò di quella "wilderness beach", come la chiamava, e acquistò la spiaggia con i retrostanti 500 acri di costa e colline, per essere sicuro che nessun edificio mai rovinasse il suo innovativo progetto: "Mantieni l'ambiente il più intatto possibile", chiese all'architetto Walther Prokosch, noto allora più per progettare aeroporti che ville. "Prediligi cose semplici e informali. Utilizza le risorse naturali e avvantaggia l'economia locale". Inaugurato il 18 gennaio 1964, il Little Dix Bay si impose subito come qualcosa di unico, una lussuosa destinazione che oggi si definirebbe "ecoturistica". Pare che non volesse neppure che venisse rasata l'erba dei prati... "In mezzo alle complessità della vita moderna", sosteneva Rockefeller, "lo spirito dell'uomo ha bisogno di rinfrescarsi attraverso la comunione con la natura incontaminata". Quanto bastava per attirarvi niente meno che la regina Elisabetta, prima di una lista di celebrity guests che va da Liz Taylor e Richard Burton ai principi Carlo e Diana, a Mick Jagger e David Bowie e a tanti altri. 

Il Little Dix Bay - foto Rosewood
Il Little Dix Bay - foto Roberto Copello

La fama del Little Dix Bay si è mantenuta anche dopo che il resort nel 1993 è passato al gruppo Rosewood Hotel, allora texano, oggi di Hong Kong. Poi, il 6 settembre 2017, la tragedia. Irma, il più potente uragano atlantico mai visto si abbatte sulle Isole Vergini e su tutte le Piccole Antille con venti fino a 295 km/h, di categoria 5, la più disastrosa della scala Saffir-Simpson: tanto forti che i sismografi registrano un terremoto.

La devastazione è ovunque immensa e non risparmia il Little Dix Bay: per fortuna in quel momento è chiuso per restauri, ma dopo il passaggio di Irma non c'è più una villa in piedi. "Alcune sono volate in cima al monte, altre non sono mai state trovate", racconta l'abruzzese Oreste Catenacci, responsabile food and beverage del resort. "L'unica struttura a resistere è stata la più grande...". Cioè il Pavilion, simbolo del resort con le piramidi del suo immenso tetto aperto sui lati, progettato da Prokosch "per evocare qualcosa di tempestoso, irregolare, tropicale, con l'aspetto di una natura selvaggia addomesticata".

Il Pavillion al Little Dix Bay - foto Rosewood
Il Little Dix Bay - foto Roberto Copello

Sono occorsi quattro anni di lavori per ricostruire da zero il resort. Ma dal 2020 si è tornati a fare colazione nel Pavilion, abbracciando con lo sguardo tutto l'arco della celebre spiaggia bianca, dove le tartarughe marine sono tornate a deporre le uova. Il "nuovo" Little Dix Bay ammicca allo stile Midcentury Modern del primo resort, integrato con inevitabili tocchi di modernità. Rockefeller faticherebbe a digerire l'aria condizionata nelle camere, lui che l'aveva proibita, ma apprezzerebbe che le camere sono senza televisori e senza chiavi (sì, qui le porte si lasciano aperte, perché non c'è nulla da temere!) e che gli ospiti si spostano in bicicletta tra i lussureggianti giardini, dove due buche postali inglesi spuntano, rosse e surreali, tra le piante. Forse storcerebbe il naso a vedere che parte dei campi da tennis è destinata alla moda del momento, il pickleball, da giocare con palline di plastica forate ma di sicuro approverebbe che pesci e frutti di mare sono procurati dai pescatori di Virgin Gorda. E sarebbe felice degli orti e dei pollai che forniscono verdure, mango, papaya, ananas, anguria, banane e uova biologiche ai quattro ristoranti del resort. Così come si rallegrerebbe sapendo che Sandy Cay, un microscopico isolotto su cui aveva fatto piantare 200 palme e avviato un centro di monitoraggio delle tartarughe marine, oggi è uno dei venti Parchi nazionali delle BVI.

Sandy Cay - foto BVI Tourism

UN "BILLIONAIRE'S PLAYGROUND"

Negli anni 70 sull'arcipelago sbarcò un altro miliardario, il vulcanico psichiatra, imprenditore, produttore cinematografico e filantropo Henry Jarecki, che continua a possedere due delle isolette più selvagge dell'arcipelago, accessibili solo a chi alloggia nelle loro poche, lussuosissime ville: Guava Island e Norman Island, che si vuole essere l'isola del tesoro del racconto di Robert Louis Stevenson. Il più noto ambasciatore delle BVI oggi è però sir Richard Branson, che già mezzo secolo fa se ne innamorò, tanto da omaggiare l'arcipelago nel nome stesso del suo Virgin Group. Necker Island, isola di 74 acri a nord di Virgin Gorda, era disabitata quando Branson la acquistò nel 1979. Ne ha fatto la prima isola privata trasformata in resort, uno dei più esclusivi al mondo, con ville in stile balinese che possono accogliere fino a 48 adulti e sei bambini, e prezzi di conseguenza. Nel 2007 poi Branson ha rilevato per dieci milioni di dollari anche la piccola Mosquito Island, mezzo kmq su cui ha fatto progettare all'architetto taiwanese Ken Kao le sei opulente tenute del Moskito Island Resort and Villas, che si autopresenta come "il più esclusivo all inclusive sulla Terra". Qui, tanto per dire, Paris Hilton nel 2021 ha trascorso la luna di miele e Barack Obama nel 2017, concluso il doppio mandato presidenziale, ha imparato a volare sulle onde con una tavola da kitesurf. Alcune ville sono affittabili, con tariffe che partono da 23mila dollari a notte per un massimo di dieci ospiti e quattro camere da letto, e da oltre 50mila per un'intera tenuta (ma si può anche riservare l'intera Moskito Island a un milione di dollari la settimana). L'ultima villa, The Aerie, completata due anni fa, è in vendita: per aggiudicarsi le sue dieci stanze servono 58 milioni di dollari, ma i favolosi tramonti sul mare sono gratis.

Un braccio di mare più in là apparterrebbe invece a Larry Page, il fondatore di Google, la vicina Eustatia Island, di soli 0,12 kmq (nelle BVI i dati catastali non sono pubblici), che la rivista Island Magazine ha inserito fra le venti isole più belle del mondo. Page si è sposato proprio a Necker Island nel dicembre 2007, quando però una tardiva tempesta tropicale (la stagione degli uragani di solito si esaurisce in novembre) obbligò a rinviare di un giorno la cerimonia, durante la quale si esibirono Bono degli U2 e i Red Hot Chili Peppers davanti a Leo DiCaprio, Johnny Depp e ad altri 600 ospiti.

Insomma, si capisce perché con le sue esclusive isolette il North Sound, lo stretto a nord di Virgin Gorda, sia stato ribattezzato Billionaires' Playground, terreno di gioco dei miliardari: è una sorta di condominio marino dei potenti del pianeta, solcato in continuazione da strabilianti superyacht e da eleganti velieri.

VELA, PESCA E SUB

Del resto, per le acque calme, i dolci venti alisei costanti tutto l'anno, le baie ben protette e i porti turistici ben attrezzati, le Isole Vergini Britanniche sono una delle capitali mondiali della vela, un arcipelago ideale per fare "island hopping" a bordo di uno yacht, di una barca a vela o di un catamarano. E infatti da oltre 50 anni il BVI Spring Regatta & Sailing Festival attira a fine marzo centinaia di velisti da tutto il mondo.

Il BVI Spring Regatta & Sailing Festival - foto BVI Tourism

Tra i più appassionati a solcare le acque turchesi delle BVI c'è stato, per decenni, l'attore Morgan Freeman. Le aveva scoperte nel 1991, innamorandosene subito, tanto da ancorare il suo Shannon da 43 piedi a Virgin Gorda e tornarci ogni volta che non era impegnato sul set. Ma le acque caraibiche sono terreno di gioco ideale anche per i pescatori d'altura, che possono sentirsi emuli di Hemingway mentre inseguono un marlin, e ai sub, che hanno a disposizione oltre cento siti di immersione lungo una delle barriere coralline più lunghe del mondo. Fantastico è lo snorkeling a The Indians, un remoto arcipelago di isolotti a sud di Tortola popolato da barracuda, sergenti maggiori zebrati, pesci pappagallo dai colori vivaci e tartarughe che vagano per le profondità color turchese.

Numerosi anche i relitti. Il più famoso è il Royal Mail Steamer Rhone, un cargo postale britannico lungo 95 metri che nel 1867 si spezzò in due tronconi al largo di Salt Island, portandosi via 120 vite. Giace tra i sei e i 25 metri di profondità, brulicante di pesci di barriera, in un tratto di mare oggi protetto dal Parco nazionale marino di Dead Chest. Intatti e ben visibili sono la sezione di prua, le caldaie, il condensatore, i motori, l'elica, mentre l'ancora si trova invece a nord-ovest di Salt Island, al porto di Peter Island, dove fu abbandonata a 16 metri di profondità. La sfida, per i tanti sub che si immergono sul relitto, è avvistare il cucchiaino da tè inglobato fra le incrostazioni di corallo: la leggenda dice che apparteneva al comandante del RMS Rhone, il cui corpo non fu mai ritrovato.

Sub alle British Virgin Islands - foto BVI Tourism
Sub alle British Virgin Islands - foto BVI Tourism

INFORMAZIONI

Sito web www.bvitourism.com

Quando andare. L'alta stagione alle BVI va da dicembre a maggio, quando il clima è più secco. Da evitare i mesi più piovosi, fra settembre e novembre, in cui sono possibili tempeste tropicali. La temperatura si attesta tutto l'anno con massime di 25-26 gradi al giorno e minime di 20 la notte. 

Come arrivare. L'aeroporto di Beef Island a Tortola, il principale delle BVI, si può raggiungere con voli American Airlines da Miami o Windward Airlines da St Martin (a sua volta raggiungibile da Parigi con Air France). Da Tortola poi ci si sposta con traghetti o barche private.

Come muoversi. Un modo ideale per conoscere le BVI è il catamarano a vela, che consente di spostarsi da un'isola all'altra dormendo a bordo, in cabine con servizi e aria condizionata. Dream Yacht mette a disposizione diversi modelli, con o senza skipper.