
Nelle terre di confine fra Friuli Venezia Giulia e Slovenia la storia ha lasciati segni profondi nel paesaggio e nella cultura. Durante la Prima Guerra Mondiale su queste colline si sono succedute battaglie e trincee. A nord di Gorizia, ai piedi del monte Sabotino e del confine si trova Oslavia, oggi quartiere periferico della città, un tempo paese autonomo. Oslavia uscì dalla guerra rasa al suolo: molti ricordano un solo muro, lungo e candido, rimasto in piedi dopo i bombardamenti. Sembrava un lenzuolo bianco fra le macerie. Oggi quella località di chiama così, Lenzuolo Bianco, e qui si trovano due delle sette cantine unite nell’Apro-Associazione Produttori Ribolla di Oslavia. Perchè qui il vino, come il dolore, ha radici profonde.

Oslavia si trova in una magnifica area collinare a cavallo tra Collio Goriziano e Goriška Brda slovena. La collina è battuta dalla bora, che soffia spesso con violenza, ed è soggetta a notevoli escursioni termiche. Le estati sono calde, gli inverni freddi. Le Prealpi Giulie proteggono la zona dalle perturbazioni del nord, mentre l’apertura verso il mare Adriatico permette alle brezze marine di risalire nell’entroterra.
Per la sua naturale vocazione pedoclimatica, Oslavia è sempre stata una delle aree di maggior pregio del Collio e culla storica della ribolla gialla, vitigno a bacca bianca da cui nasce l’omonimo vino bianco.
Le vigne si trovano a un’altitudine compresa tra i 150 e i 200 metri, dove la terra è particolarmente pietrosa. I suoli poco fertili fanno sì che nascano grappoli più piccoli e con una maggior concentrazione aromatica. Grazie al vento, i grappoli della ribolla gialla restano sempre asciutti e sani.

In questo territorio e da queste uve nascono alcuni vini macerati (termine che si riferisce a una lunga macerazione delle bucce), conosciuti in ambito internazionale come Orange Wine per il colore giallo intenso, quasi arancione. Oggi gli Orange Wine sono di moda e vengono prodotti un po’ dappertutto (in maniera spesso standard), ma qui hanno trovato una loro naturale evoluzione.
Sono sette le piccole cantine che aderiscono all'APRO (Associazione produttori Ribolla di Oslavia Ribolladioslavia.it ), e molti dei loro nomi richiamano questo essere terra di confine: Dario Princic, La Castellana, Primosic, Fiegl, Gravner, Radikon, Il Carpino.

In questa terra che 110 anni fa era dilaniata dalle bombe, oggi il vino è un elemento di unione e di eredità culturale, di racconto e di condivisione. E qui è nato un sentiero, il sentiero della Ribolla gialla di Oslavia. Nel 2021 i produttori hanno deciso di aprire le loro terre ai visitatrori, che fossero appassionati di vino o semplici escursionisti. Hanno creato un cammino lungo circa 5 km che attraversa vigneti e cantine, e questo cammino contiene sette piccole panchine di colore arancione (come gli Orange Wine), semplici, quasi spoglie. Ognuna è stata collocata in un punto che secondo il produttore permette di godere al meglio del paesaggio circostante, che sia Gorizia, a due passi, il Collio, il Sabotino.

Accanto a ogni panchina c’è una postazione Qrcode inquadrando il quale il padrone di casa racconta cosa si vede seduti su quella panchina: un invito a spaziare con lo sguardo che supera i confini anche linguistici: i testi infatti sono in italiano, inglese, tedesco e sloveno. A due passi c’è uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra, l’ossario di Oslavia. Sono 57mila i caduti della Grande Guerra che riposano qui, quasi tutti italiani. Oltre la metà non ha un nome. Le torri dell’ossario sono in pietra bianca, come il muro di Lenzuolo Bianco. Si respira un grande silenzio. Il vino, come il dolore, ha radici profonde.
