
"AEMILIA, UNA VIA LUNGA 2200 ANNI"
TAPPA 1 - LA VIA EMILIA DA RIMINI A FORLÌ


Il Ponte di Tiberio a Rimini

La Domus del Chirurgo a Rimini
Il miliario conservato a Rimini
I resti del ponte sull'Uso a San Vito
Oggi il torrente Uso scorre più a ovest di qualche chilometro ma ancora resiste, in un campo a fianco della chiesa, quel che resta del già citato ponte (un’arcata completa e parte dell’imposta) sul quale si attraversava l’antico letto del corso d’acqua. A 200 m dal ponte fu ritrovato, a più di 3 m di profondità, il miliario esposto al museo della città di Rimini. Da San Vito questo diverticolo della Via Emilia si ricongiungeva con il percorso principale a Savignano sul Rubicone. Il nostro itinerario però ci porta prima alla SS9 all’altezza della propaggine nord-ovest dell’abitato di Santarcangelo, dove l’Emilia “originaria” superava il torrente Uso su un altro ponte, bombardato nella seconda guerra mondiale e restaurato recentemente. All’interno di due delle nuove arcate però si possono ancora vedere i resti lapidei di quelle di epoca romana.
Arriviamo poi a Savignano sul Rubicone e ci dirigiamo verso il centro città e al ponte sul quale la Via Emilia attraversava il fiume Rubicone, da dove leggenda vuole che Giulio Cesare decidesse di marciare su Roma (ricostruzione la cui esattezza è contestata da non pochi studiosi). Storia complessa quella di questo ponte ad iniziare dalla spogliazione dei rivestimenti in marmo da parte di Sigismondo Malatesta per riutilizzarli nella chiesa di San Francesco a Rimini. Nei XVII e XVIII secoli il ponte fu rinforzato e il piano di calpestio lastricato ma nel 1944 fu fatto saltare in aria dall’esercito tedesco in ritirata. Ricostruito in più riprese si è cercato di ricomporre la primigenia struttura utilizzando i materiali originari rinvenuti nel greto del fiume. I materiali e la tipologia di costruzione in tutto simili a quelli del Ponte di Tiberio fanno risalire anche quello di Savignano all’epoca augustea o alla prima età imperiale.
Poco dopo il ponte, riprendendo l’attuale percorso della SS9, giungeremo, in breve, alla frazione di San Giovanni in Compito dove è da prevedersi una sosta per visitare l’omonimo Museo e la circostante area archeologica. Siamo a 12 miglia (17,70 km) da Rimini e anche la denominazione attuale della località ci dice che questo era, ed è rimasto, un luogo di incrocio di strade (Compitum in latino). Alcune fonti tramandano perfino la presenza, nello stesso luogo, di una stazione di sosta denominata Ad Confluentes. La visita al Museo di San Giovanni in Compito sarà occasione per vedere reperti anche di età protostorica. Da non perdere anche la visita alla contigua pieve della quale si hanno notizie fin dal VI secolo.

La pieve di San Giovanni in Compito
Avvicinandoci a Cesena proponiamo la visita al Museo Italiano della Ghisa di Longiano che è sulla Via Emilia, mentre nel borgo storico arroccato (deviazione consigliata) il Museo propone un altro piccolo ma suggestivo spazio espositivo nell’ex chiesa della Santa Maria delle Lacrime. Oggetto di questo Museo d’impresa (Neri spa) unico in Italia è la storia dell’arredo urbano in ghisa.

Il Museo della Ghisa a Longiano
La Biblioteca Malatestiana di Cesena
Ancor più complesso è poi determinare il percorso dell’Emilia in uscita da Cesena perché si trovava ad affrontare un terreno di recente modellamento geologico come dimostrano i livelli romani sepolti a profondità notevoli. Di qui poi partivano numerosi diverticoli che puntavano a sud per risalire la Valle del Savio mentre vengono oggi sollevati più dubbi su “romanità” della Via del Dismano che con un lunghissimo rettilineo arriva a Ravenna, mentre certo è il legame con la Via Emilia della Via Cervese che, sempre in rettilineo raggiunge Cervia (Ficocle). Lasciata Cesena, lungo l’attuale percorso della SS9, s’incontra una “tagliata” espediente costruttivo per superare l’impedimento geomorfologico di un colle di modeste dimensioni. Siamo a Capocolle (denominazione adottata in epoca fascista perché ritenuta più consona per “l’impero” della denominazione originaria di Monte Spaccato).
Si arriva poi a Forlimpopoli (l’antica Forum Popilii), probabilmente centro di origine commerciale diventato municipium solo nel I sec. a.C., dove la Via Emilia assume un andamento zigzagante forse per la necessità di superamento dell’antico letto del torrente Ausa ma non è certo se questo sia avvenuto in epoca romana o successivamente. Interessante il Museo archeologico all’interno della Rocca Medievale. Qui si conserva un’iscrizione che fa riferimento ad un curator Viae Aemiliae cioè un magistrato cui competeva la manutenzione della strada.
Il Museo archeologico di Forlimpopoli
Dal tratto di Via Emilia di Forum Popili si dipartivano numerose strade. La più importante è quella che risaliva, a sud, verso l’Appennino; ne è testimonianza il ritrovamento delle pile di un ponte romano in località Selbagnone. Il percorso verso Forlì riparte rettilineo se si esclude una curva in località Ronco (probabilmente di epoca post romana) a seguito di un fenomeno di erosione del fiume omonimo. Siamo al punto d’intersezione con l’Acquedotto Traiano. Potrebbe far riferimento a questo tratto di Emilia il miliario in marmo che attualmente è conservato davanti alla Pieve di Santa Maria in Acquedotto (deviazione consigliata, partendo da Forlimpopoli). Alcuni studiosi invece hanno ipotizzato che fosse collocato in un asse viario diretto fra Forlì (Forum Livii) e Ravenna.
INFORMAZIONI
- Tutte le tappe di "Aemilia, una via lunga 2200 anni" sono sulla nostra pagina dedicata.
- Hanno curato la realizzazione della tappa 1 Pier Luigi Bazzocchi, Pierpaolo Pantaloni e Riccardo Saragoni.
- Scarica la mappa e la descrizione della tappa 1 in formato pdf!
- Scopri nel dettaglio il percorso di "Aemilia, una via lunga 2.200 anni" sulla mappa interattiva di tourer.it/itinerari.