Un misterioso personaggio, visto di spalle, domina da una cima rocciosa un mare di nuvole basse, o forse di nebbia alta. Tre figure dai vestiti colorati si affacciano sul mare, dal bordo di una vertiginosa scogliera di bianche rocce appuntite. Lame di ghiaccio simili a enormi cristalli divorano una nave naufragata, frantumandone il fasciame. Rovine di abbazie medievali si elevano al tramonto circondate da alberi scheletrici. Si potrebbe continuare, e l'esito sarebbe sempre lo stesso: immagini che inquietano e affascinano al tempo stesso, provocando una fitta al cuore e un rovello nella mente. Sono alcuni dei quadri più famosi di Caspar David Friedrich, il solitario mistico del pennello, il malinconico pittore dell'infinito, l'austero credente alieno a ogni compromesso etico ed estetico, il nostalgico artista che rivoluzionò la pittura di paesaggio, il burbero moralista che, però, allevava amorevolmente canarini.

In Germania è l'anno del pittore oggi ritenuto emblema dello spirito romantico, non solo perché amava tanto dipingere rovine, tombe, cimiteri. Oggi, perché il pomerano Friedrich, nato il 5 settembre del 1774 a Greifswald, sul Mar Baltico e morto a Dresda il 7 maggio 1840, fu totalmente dimenticato almeno fino al 1906, vale a dire alla sua riscoperta iniziata con la grande mostra berlinese dei cent’anni dell’arte tedesca. E adesso i 250 anni dalla nascita, celebrati con grandi mostre e tanti eventi in tutto il paese, lo consacrano star mediatica ed eroe nazionale, sino all'estremo di farne un ecologista ante litteram e un profeta della sostenibilità (lui per il quale la natura era semmai la porta che dava accesso a Dio). Fa nulla: da sempre i quadri di Friedrich, nonostante i simbolismi disseminati fin troppo rigidamente, si prestano a far sì che ogni spettatore possa scorgervi quanto vuole vedervi. "Friedrich non è mai antiriflesso. Ogni epoca ci vede se stessa, come in uno specchio" scrive lo storico tedesco Florian Illies in Zauber der stille, la spassosa e godibile biografia del pittore che in Germania ha già venduto un milione di copie, e in cui si scopre per esempio quanto Walt Disney e Thomas Beckett debbano al pittore, e quanto sia stato lodato dagli scherani di Hitler e di Putin (in Italia il libro è pubblicato da Marsilio con il titolo "La magia del silenzio"). 

Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia - foto Wikimedia Commons

TRE GRANDI MOSTRE

La febbre friedrichiana (uno studio di Dresda propone tatuaggi che mixano il ritratto del pittore con sue famose opere!) è stata innescata dall'anniversario e dall'occasione, unica, di vedere riunite tante opere altrimenti sparse per il mondo. Eccezionale, in particolare, il trittico di mostre monografiche che, passandosi il testimone da Amburgo a Berlino a Dresda, ha già battuto ogni record di code agli ingressi (si va verso il traguardo di un milione di biglietti totali staccati per le esposizioni più visitate nella storia della Germania).

Tre mostre diverse fra loro, per il loro taglio e anche perché ciascuno dei musei ospitanti conserva gelosamente opere che ritiene inamovibili. La prima è stata "Art for a New Age" alla Kunsthalle di Amburgo (da dicembre 2023 ad aprile 2024), museo che detiene capolavori come "Il mare di ghiaccio" e, soprattutto, il "Viandante sul mare di nebbia", il quadro che i giornali tedeschi hanno definito "la nostra Monna Lisa" (fama recente: fino al 1959 non era mai stato esposto in pubblico). Poi è seguita Berlino con "Paesaggi infiniti": oltre 60 dipinti e 50 disegni esposti fino al 4/8/24 alla Alte Nationalgalerie (smb.museum) che già normalmente possiede opere imperdibili come "La donna alla finestra", "Luna nascente sul mare", "Rovine di Eldena", "Un uomo e una donna davanti alla luna" nonché la grande tela de "Il Watzmann", montagna che Friedrich non aveva mai visto direttamente e nei cui ghiacci vedeva simboleggiata l'eternità di Dio. Non solo: a riprova della modernità del pittore romantico, l'artista giapponese Hiroyuki Masuyama ha esposto nella mostra di Berlino alcune riuscite parodie di capolavori di Friedrich: dettagliatissimi light boxes, fotomontaggi illuminati da dietro che lui ha ricavato montando centinaia di fotografie e inserendovi personaggi o dettagli contemporanei.

La mostra Paesaggi infiniti a Berlino - foto Roberto Copello
"Il mare di ghiaccio" esposto nella mostra Paesaggi infiniti a Berlino - foto Roberto Copello

Infine la terza mostra tocca Dresda, che onora Friedrich dal 24 agosto con due mostre riunite sotto il titolo "Dove tutto è iniziato": una dedicata ai suoi disegni, al Kupferstich-Kabinett del Residenzschloss fino al 17/11, e soprattutto una dedicata ai dipinti a olio, all'Albertinum fino al 5/1/25 (albertinum.skd.museum). Non basta. Friedrich è oggetto di altre notevoli esposizioni a Greifswald (tre mostre durante il 2024) e Weimar. E l'anno prossimo una grande retrospettiva si terrà a New York.

I PAESAGGI DI FRIEDRICH

Non solo quadri da vedere, però. Non solo figure ritratte sempre di spalle. L'anniversario induce anche a scoprire i paesaggi tedeschi amati e resi famosi da Friedrich, che oggi forse ne fuggirebbe inorridito - lui a cui piaceva vivere disconnesso dalla frenesia quotidiana - nel vederli trasformati in luoghi "instagrammabili", dagli irreali picchi rocciosi della Svizzera sassone alle bianche scogliere dell'isola di Rügen, sul Baltico. Ecco dunque dove andare sulle tracce del pittore, unendo cultura e natura proprio nello spirito di Friedrich, artista religiosissimo e introspettivo, per il quale contemplare (e ritrarre) un paesaggio significava sempre guardare dentro se stessi, come si scruta il fondo di un abisso o l'orizzonte infinito. Il che aiuta a spiegare perché i suoi quadri così intrisi di nostalgia e malinconia tanto continuino a suscitare interesse, domande, entusiasmo. 

1. DRESDA

È quasi d'obbligo iniziare il tour friedrichiano da Dresda, la capitale della Sassonia (sassoniaturismo.it) dove il pittore passò 40 anni della sua vita, i più creativi. Già segnato da gravi lutti familiari arrivò nella "Firenze dell'Elba" a 24 anni, attratto dalla fama della locale Accademia d'arte, ma anche "per vivere vicino ai più meravigliosi tesori artistici e circondato da una bella natura". Come dargli torto? Qui poteva contemplare la Madonna Sistina di Raffaello e le vedute di Bernardo Bellotto, poteva esplorare i bei paesaggi lungo il corso dell'Elba. Così a Dresda passò poi tutta la vita, staccandosene solo per impegnativi trekking a piedi sulle montagne circostanti o per qualche fugace ritorno al Baltico delle sue origini. Dresda è la città dove, a 33 anni, Friedrich scoprì la pittura a olio. E dove a 43 anni sposò, alle sei del mattino in una chiesa deserta, la 25enne Caroline Bommer, sorella del commerciante da cui lui comprava colori e pennelli (agli amici stupiti scriverà: "E' curioso, adesso devo tenere conto di mia moglie in tutto quello che faccio e decido"). A Dresda c'è l'Albertinum, museo che è anche un santuario friedrichiano (albertinum.skd.museum). Possiede infatti 14 dipinti e 70 disegni del pittore, che saranno visibili anche dopo la chiusura della grande mostra: inclusi due dei suoi primi quadri a olio, la "Tomba unna nella neve" e la "Croce in montagna" (che suscitò tante polemiche), e poi capolavori come "Due uomini davanti alla luna" e "La grande riserva". 

A Dresda Neustadt poi un tuffo nell'epoca di Friedrich è possibile visitando il piccolo Museo del Romanticismo nella Kügelgenhaus, che fu la casa di un suo amico, il pittore Gerhard von Kügelgen (museen-dresden.de). E imperdibili mete friedrichiane a ovest di Dresda sono il castello di Nossen e il parco con le rovine dell'ex monastero cistercense di Altzella (kloster-altzella.de), un paesaggio mistico che affascinò l'artista. Era un tema da cui era ossessionato: nelle pietre diroccate vedeva un simbolo della transitorietà delle imprese umane, ma anche di antiche forme di una religiosità che andava rinnovata.

Panorama di Dresda con la pista ciclabile sull'Elba - foto Frank Exß (DML-BY)
Panorama di Dresda con la pista ciclabile sull'Elba - foto Frank Exß (DML-BY)

2. SVIZZERA SASSONE

Da Dresda è d'obbligo risalire l'Elba fino alla cosiddetta Svizzera sassone che Friedrich amava percorrere a piedi, attratto dalle gole selvagge tagliate nella roccia e dalle bizzarre torri di arenaria (visitsaxony.com). A chiamarla così, nel 1766, furono due artisti svizzeri sorpresi al vedere montagne dalle forme surreali che a loro ricordavano il Giura. Fu poi un teologo luterano originario di Sebnitz, Wilhelm Leberecht Götzinger, a "scoprire" la Svizzera sassone e a renderla popolare con un libro in cui descriveva le sue escursioni alla ricerca di minerali ("Preparatevi a vedere d'ora in poi una serie ininterrotta di bellezze e rarità naturali", scriveva, "che aumentano in dimensioni, bellezza e portata man mano che si va avanti. L’occhio sarà in festa per diversi giorni e così nutrirà ampiamente la mente e il cuore”).

Svizzera Sassone - foto Frank Exß (DML-BY)
Svizzera Sassone - foto Frank Exß (DML-BY)

Friedrich, appena trasferitosi a Dresda, fu subito attratto e conquistato da questo pittoresco scenario di origine cretacea, antico cento milioni di anni. Lo raggiungeva a piedi, camminando anche 30 km al giorno e trovandovi la solitudine cui anelava (talora anche il rifugio, quando nel 1813 fuggì da Dresda invasa dall'odiato Napoleone). Quelle lunghe camminate nella natura ebbero un effetto decisivo sia sulla sua sensibilità sia sulla sua attività artistica. Oggi, all'interno dei 381 kmq di quello che è l'unico Parco nazionale roccioso di Germania, sono stati tracciati nove percorsi escursionistici "Sulle orme di Friedrich" che, attorno alle anse dell'Elba, toccano almeno 15 luoghi ispiratori del pittore (sono descritti, solo in tedesco, sul sito aechsische-schweiz.de). Si va dall'enorme grotta detta Kuhstall al roccione, lungo il sentiero da che da Krippen sale alla Kaiserkrone, che Friedrich schizzò nel 1813 per poi collocarvi nel 1817 l'iconico "Viandante sul mare di nebbia", il quadro oggi ad Amburgo. La meta più popolare è però il famoso belvedere di Bastei, dove emozioni forse un po' troppo facili e di massa sono garantite dalla nuova piattaforma panoramica a oscillazione libera che si protende nel vuoto, sopra le torri di roccia (Neurathener Felsentor) e le anse del fiume Elba, 200 metri più in basso. Certo, circondati dalle folle di turisti scaricati dai pullman sembra difficile immedesimarsi in quanto provava Friedrich, ma in realtà basta allontanarsi un poco, lungo i sentieri nel bosco, per trovare solitudine e avvistare scorci altrettanto emozionanti.

Il belvedere di Bastei, nella Svizzera Sassone - foto Roberto Copello
Il belvedere di Bastei, nella Svizzera Sassone - foto Roberto Copello

E se proprio volete fare un'esperienza "alla Caspar David", nulla di meglio che l'impegnativo Malerweg, la Via dei pittori: 116 km divisi in nove tappe per 3600 metri di dislivello che portano a scoprire tutta la Svizzera sassone. Ma Friedrich si spinse anche assai più in là, nei suoi trekking forsennati alla ricerca di chiese in rovina. Uno dei luoghi più emblematici, da questo punto di vista, è l'ex monastero di Oybin, sui lontani monti di Zittau, in Alta Lusazia, dove oggi si incontrano i confini di tre nazioni: Germania, Polonia e Repubblica Ceca. Annidate su un isolato massiccio di arenaria alto 514 metri, da salire a piedi dopo aver raggiunto la sottostante stazione ferroviaria di Oybin con il suggestivo treno a vapore partito da Zittau, si trovano grandiose rovine che Friedrich riprodusse per esempio in uno dei suoi quadri più politici, "La tomba di Hutten" (burgundkloster-oybin.com).

L'ex monastero di Oybin - foto Roberto Copello
L'ex monastero di Oybin - foto Roberto Copello

3. WEIMAR

Goethe passò a Weimar, città della Turingia, la maggior parte della sua vita. Friedrich, che aveva 25 anni in meno ed era in cerca di approvazione, gli spedì disegni acquerellati e gli scrisse anche in modo insistente. Il rapporto fra Caspar e il grande letterato fu però segnato da alti e bassi. Goethe dapprima apprezzò le novità portate dal pittore e contribuì a farlo conoscere. In seguito però fu infastidito da quello che gli appariva un eccesso di pessimismo (Friedrich in un quadro addirittura aveva dipinto il proprio funerale). Soprattutto, Goethe non gradì il rifiuto di dipingere "scientificamente" i vari tipi di nuvole, classificate dai più recenti studi meteorologici: "Sarebbe la rovina della pittura di paesaggio", obiettò Friedrich, che su nubi e nebbia non accettava lezioni da nessuno.

In ogni caso, grazie a Goethe un buon numero di suoi dipinti, disegni e stampe restò a Weimar, nella collezione del duca Carl August. È la base di quanto verrà esposto dal 22/11 al 2/3/25 allo Schiller-Museum nella mostra "Caspar David Friedrich, Goethe e il Romanticismo a Weimar" (klassik-stiftung.de). In mostra ci sarà ovviamente "La tomba di Hutten", che è conservato a Weimar, ma anche disegni mai visti in pubblico e che, per motivi di conservazione, dopo la mostra torneranno in deposito, protetti dalla luce per diversi anni. Inoltre, macrofotografie dei disegni sottotraccia mostreranno come Friedrich lavorasse anticipando i metodi degli impressionisti (weimar.de).

Caspar David Friedrich, La tomba di Hutten - foto Wikimedia Commons
Caspar David Friedrich, La tomba di Hutten - foto Wikimedia Commons

4. MAR BALTICO

Greifswald è la bella cittadina baltica, di antica tradizione universitaria, dove Friedrich nacque nel 1774 (caspar-david-friedrich-greifswald.de). La sua casa natale, al 57 della centrale Lange Strasse, fu distrutta da un incendio che nel 1901 portò via anche alcuni quadri rimasti agli eredi. Di originale ci sono solo alcuni locali della vecchia fabbrica di sapone e di candele del padre di Caspar. Quella che si visita, e che ospita il Caspar-David-Friedrich-Centre con le sue riproduzioni multimediali (caspar-david-friedrich-gesellschaft.de), è dunque una casa ricostruita sul sito originale. Serve come introduzione al legame fra il pittore e la sua città, dove lui tornava spesso traendovi ispirazione per ritrarre i velieri del porto con i loro alberi svettanti, una metafora della croce di Cristo.

Greifswald - foto Roberto Copello

Le 15 tappe suggerite da un Caspar David Friedrich Walk, tracciato dal 2008 e lungo in tutto 18 km (percorribili anche in bicicletta), toccano il duomo di St. Nikolai dove il neonato Caspar fu battezzato e l'università dove a 15 anni ricevette le prime lezioni di disegno. Poi si arriva al punto di vista da cui, nel celebre "Prati presso Greifswald" (ora ad Amburgo), rappresentò uno skyline cittadino un po' immaginario sullo sfondo di grandi prati dove scalciano alcuni cavalli: uno dei pochissimi quadri dove Friedrich non assembla elementi paesistici diversi. Sulle rive del Baltico ci si cala nel senile e allegorico "Le età della vita", dove cinque persone di età diverse guardano cinque velieri di varie dimensioni che si allontanano verso l'orizzonte, ovviamente al tramonto.

Caspar David Friedrich, Le età della vita - foto Wikimedia Commons
Caspar David Friedrich, Le età della vita - foto Wikimedia Commons

L'atmosfera più "friedrichiana" dovrebbe ritrovarsi però fra le rovine dell'abbazia di Eldena, che l'artista disegnò da ogni angolazione per poi riprodurle in studio sulla tela: nacque così quello che per tutto il XIX secolo fu il suo quadro più famoso, "Abbazia nel querceto" (1809-1810), in cui mise in scena il proprio funerale. Noncurante della topografia reale, il pittore poteva inquadrare una struttura anche sullo sfondo di montagne lontane centinaia di chilometri, come fa in "Rovine nel Riesengebirge", conservato proprio a Greifswald nel Museo di Pomerania. Mescolare motivi diversi era per lui abituale: con la pittura en plein air ancora di là da venire, Friedrich sul posto prendeva solo schizzi, e poi, anche a distanza di anni, univa luoghi diversi creando il paesaggio che aveva in mente. O meglio, come diceva lui, nel cuore. 

Eldena è un luogo suggestivo ma oggi per nulla lugubre, specie se lo si trova invaso dalle bancarelle di un festival in costume medievale, come è accaduto a noi. Friedrich, che anelava alla solitudine, si sarebbe strappato i bottoni della marsina. E sarebbe corso al porto, sarebbe saltato su una barca a vela, avrebbe disceso l'estuario del fiume Ryck (senza ancora dover aspettare che si alzasse a mano il bel ponte mobile in legno in stile "olandese", costruito poi nel 1887) e avrebbe puntato verso il mare aperto. È la situazione immortalata nel bellissimo "Sul veliero", che il pittore realizzò poco dopo il viaggio di nozze, ritraendo se stesso e la giovane moglie Line a prua, con le vele gonfiate dal vento. Pare il suo dipinto meno statico, il più pacificato, il più ottimistico. Ma con Caspar non si può mai sapere, e un dubbio persiste: se nei suoi quadri ogni barca rappresenta l'anima e il mare l'eternità, non sarà che gli sposi che navigano insieme verso l'orizzonte stanno andando verso l'inevitabile destino finale, la morte?

Meglio allora rientrare in porto, attraccare fra bellissimi schooner d'epoca in legno, tornare in centro e visitare il ricco Museo di Pomerania (pommersches-landesmuseum.de), che conserva tante testimonianze dei primi anni di attività di Friedrich. Proprio qui, dal 18/8 al 6/10, "Le bianche scogliere di Rügen" (anch'esso un frutto del viaggio di nozze) arriverà per la prima volta nella città natale dell'artista, a coronamento di una serie di mostre che Greifswald gli ha dedicato durante l'anno (e in vista della "Torta per Caspar", la grande festa di compleanno in piazza, il 5 settembre). Dopo le peregrinazioni di quest'anno, il quadro tornerà in Svizzera, al Kunst Museum Winterthur | Reinhart am Stadtgarten (ex Museum Oskar Reinhart), la sua "casa" abituale, che nel 2023 ha fornito un succoso antipasto all'anniversario con la mostra "Caspar David Friedrich e i precursori del Romanticismo".

Il Museo di Pomerania a Greifswald attende uno dei più famosi dipinti di Friedrich - foto Roberto Copello
Il Museo di Pomerania a Greifswald attende uno dei più famosi dipinti di Friedrich - foto Roberto Copello

5. STRALSUND E L'ISOLA DI RÜGEN

A questo punto viene voglia di vedere il luogo che ispirò a Friedrich non solo l'iconico quadro con le vertiginose scogliere, ma anche un nuovo modo di affrontare la pittura di paesaggio, tanto che fra il 1801 e il 1826 egli ci tornò sette volte. Secondo i critici, infatti, proprio osservando il paesaggio piatto di Rügen il pittore iniziò a posizionare l’orizzonte molto basso nelle sue tele, dedicando molto più spazio al cielo, con un effetto da foto panoramica – diremmo oggi -- che trasmette un’impressione di infinito. Anzi, che a volte dà forma all'infinito. Come in quel primo, clamoroso esempio di questa nuova pittura di paesaggio che fu il rivoluzionario e desolato "Il monaco sulla spiaggia" (1810). Il quadro ("l'ora zero del Romanticismo", scrive Illies) anticipava di decenni gli impressionisti Munch e la pittura astratta, ma sconcertò i contemporanei. Famosa è rimasta una frase di Heinrich von Kleist, in una sua strepitosa recensione del dipinto: "Poiché, nella sua uniformità e sconfinatezza, non ha altro primo piano che la cornice, è come se a chi lo osserva fossero recise le palpebre".

Caspar David Friedrich, Il monaco sulla spiaggia  - foto Google Arts & Culture, Wikimedia Commons
Caspar David Friedrich, Il monaco sulla spiaggia - foto Google Arts & Culture, Wikimedia Commons

Per andare sull'isola di Rügen bisogna prima arrivare a Stralsund, storica città medievale assai orgogliosa dei secoli in cui rivaleggiava con Lubecca per la leadership nella Lega Anseatica. Friedrich dipinse Stralsund più volte, e sarebbe un peccato non fermarsi a vedere le sue superbe chiese gotiche in mattoni (il campanile di Santa Maria fu nel Seicento la più alta torre del mondo!) e i quattro musei dedicati alla vita marina, con gli acquari dell'Ozeaneum e del Meeresmuseum, riaperto in luglio dopo una completa ristrutturazione.

Poi, però, prevale il richiamo delle scogliere di Rügen. Friedrich per andarci doveva salire in barca. Oggi invece da Stralsund basta percorrere il Rügenbrücke, il ponte lungo tre km aperto nel 2007, e già ci si trova sulla più grande isola di Germania, popolare meta turistica sin dal XIX secolo (anche l'ultimo leader della Ddr, Erich Honecker, vi passava le vacanze). All'estremità nord orientale di Rügen, si attraversa il parco nazionale Jasmund con le sue splendide foreste primordiali di faggio (le più settentrionali d'Europa, Patrimonio Unesco). Lungo piacevoli sentieri si arriva infine al promontorio del Königsstuhl, "la sedia del re", culmine delle famose scogliere bianche dette Stubbenkammer che qui sono alte 118 metri.

Le scogliere di Rügen - foto Roberto Copello

Laggiù in fondo, al livello del mare, Friedrich visse un'avventura la sera del 9 agosto 1815. L'amico Johann Gotthilf Kummer, con cui voleva aspettare l'alba sulla spiaggia, si arrampicò sul muraglione di gesso ma rimase bloccato, senza riuscire più a salire né a scendere. Friedrich, che soffriva di vertigini, non osava aiutarlo e dovettero correre a cercare soccorsi. Due giorni dopo, ancora sotto le impressioni provate quella notte, Friedrich disegnò il baratro dalle rocce aguzze, lo scenario da brividi su cui tre anni dopo avrebbe fatto affacciare pericolosamente le tre figure protagoniste de "Le bianche scogliere di Rügen".

Fiumi di inchiostro sono stati scritti per suggerire la loro identificazione, reale o simbolica, ma è quasi certo che la giovane donna vestita di rosso sulla sinistra rappresenti Line, la fresca sposa di Caspar. E oggi è un'esperienza piacevole, tutt'altro che kitsch, esplorare questi luoghi guidati da una giovane attrice che veste un abito ottocentesco simile a quello indossato da Line nel dipinto. Partendo dal centro visite del parco la ragazza, perfettamente calata nei panni della moglie di Friedrich, recita aneddoti della sua vita con il pittore. La passeggiata si conclude al luogo che, forse, ispirò il famoso quadro, con l'imbuto dello strapiombo che ora è invaso dalla vegetazione e poco riconoscibile. Sempre poi che fosse quello: il pittore, si sa, di ritorno nello studio mescolava a suo piacere i luoghi schizzati sul suo quaderno. In ogni caso, altre emozionanti terrazze rendono l'idea: dal belvedere Victoria-Sicht (così chiamato nel 1865 quando fu visitato dal re di Prussia Guglielmo I con la principessa ereditaria Vittoria) all'enorme e un po' eccessiva Skywalk, una piattaforma lanciata nel vuoto sopra le scogliere, nei pressi del centro visite del parco (koenigsstuhl.com).

L'escursione alle scogliere di Rügen con una giovane attrice in costume - foto Roberto Copello
L'escursione alle scogliere di Rügen con una giovane attrice in costume - foto Roberto Copello

INFORMAZIONI

I siti da cui partire per avere un quadro completo delle mete e degli eventi dell'anno di Friedrich sono quello dell'Ente nazionale germanico per il turismo, www.germany.travel, e quello di Sassonia turismo, www.sassoniaturismo.it.

Da leggere: La magia del silenzio. Il viaggio nel tempo di Caspar David Friedrich di Florian Illies (Marsilio, trad. di Francesco Peri, pagg. 208, euro 19).