Consigli di viaggio
Questo è il racconto del nostro inviato Stefano Brambilla in Grecia, lungo il "secondo e terzo dito" del Peloponneso. Il live trip è sfociato poi in un articolo pubblicato sulla rivista Touring e in un video su Monemvasia. Ecco i link delle varie puntate.
- Puntata 1 – “Dov’è il Mani? Cos’è il Mani?”
- Puntata 2 – “Anche nel Mani sono arrivati i boutique hotel”
- Puntata 3 – “Lungo le coste del Mani, tra miti antichi e mare cristallino”
- Puntata 1 – “Dov’è il Mani? Cos’è il Mani?”
- Puntata 2 – “Anche nel Mani sono arrivati i boutique hotel”
- Puntata 3 – “Lungo le coste del Mani, tra miti antichi e mare cristallino”
- Puntata 5 – "Monemvasia, un mondo a parte"
- Puntata 6 – "Intorno a Monemvasia: spiagge, grotte e relax"
- Puntata 6 – "Intorno a Monemvasia: spiagge, grotte e relax"
- Reportage pubblicato su Touring, rivista del Touring Club Italiano
- Video "10 motivi per andare a Monemvasia"
QUARTA PUNTATA - NEL MANI SULLE ORME DI BRUCE CHATWIN
Quando ho scoperto che le ceneri di Bruce Chatwin, su sua espressa volontà, erano state sparse nel Mani, e non ai piedi di qualche ghiacciaio argentino o in mezzo al bush australiano, ci sono rimasto quasi male. Ma come? Il mito dei viaggiatori, lo scrittore novecentesco in eterno movimento, aveva scelto la Grecia mediterranea, il Peloponneso, e non un luogo più esotico e “originale”, di quelli raccontati ne “Le vie dei canti” o “In Patagonia”?
Poi ho letto del legame che lo univa a Patrick Leigh Fermor e tutto è diventato più chiaro. Uno scrittore che invita un altro a passare del tempo a casa sua, la stima che unisce due persone di grande cultura, infinite ore (immagino!) a discutere di storie di dei e di uomini, un ouzo guardando il mare, l’accoglienza della Grecia più vera: Chatwin doveva aver avuto la sensazione di aver trovato serenità per la sua irrequietezza, il posto giusto per riposare, finalmente.
KARDAMYLI E I SUOI CIPRESSI
Andando da Areopoli verso nord, lungo la costa ovest del Mani, scopro un litorale meno selvaggio, plasmato dalle mani dell’uomo: più paesi, rispetto al sud, cappellette affrescate da mani ingenue e meravigliosamente abili, bancarelle che vendono olive, capperi e miele. Arrivo a Kalamitsi, appena prima di Kardamyli, e mi fermo: perché so che questo è il paesaggio che unì i due scrittori, la baia in cui Fermor scelse di abitare e quella in cui Chatwin lo venne a trovare, soggiornando nell’hotel omonimo. Non deve essere cambiata molto, da trenta o cinquant’anni fa: magari qualche casa in più, ma l’acqua cristallina, i cipressi che spuntano come fusi dalla macchia, gli ulivi, le rondini che sfrecciano in cielo, quelli, sono sicuro, sono rimasti uguali.
Andando da Areopoli verso nord, lungo la costa ovest del Mani, scopro un litorale meno selvaggio, plasmato dalle mani dell’uomo: più paesi, rispetto al sud, cappellette affrescate da mani ingenue e meravigliosamente abili, bancarelle che vendono olive, capperi e miele. Arrivo a Kalamitsi, appena prima di Kardamyli, e mi fermo: perché so che questo è il paesaggio che unì i due scrittori, la baia in cui Fermor scelse di abitare e quella in cui Chatwin lo venne a trovare, soggiornando nell’hotel omonimo. Non deve essere cambiata molto, da trenta o cinquant’anni fa: magari qualche casa in più, ma l’acqua cristallina, i cipressi che spuntano come fusi dalla macchia, gli ulivi, le rondini che sfrecciano in cielo, quelli, sono sicuro, sono rimasti uguali.
LE CENERI DI CHATWIN
Fermor è mancato quattro anni fa, splendido ultranovantenne, e non posso più bussare alla sua porta e farmi autografare “Mani” come hanno fatto altri viaggiatori prima di me. Però posso andare a rendere omaggio a lui e a Bruce nel luogo dove Bruce stesso scelse di riposare per sempre. E qui inizia la piccola caccia al tesoro: perché lo scrittore, morto nel 1989, indicò, come punto dove si sarebbero dovute spargere le sue ceneri, una cappelletta immersa in un bosco di ulivi, dominante la baia di Kardamyli. E nessuno, neppure su internet, mi dà indicazioni precise su come trovarla, se non che si trova vicino al paese di Exochori, sulle colline a otto chilometri da Kardamyli.
Fermor è mancato quattro anni fa, splendido ultranovantenne, e non posso più bussare alla sua porta e farmi autografare “Mani” come hanno fatto altri viaggiatori prima di me. Però posso andare a rendere omaggio a lui e a Bruce nel luogo dove Bruce stesso scelse di riposare per sempre. E qui inizia la piccola caccia al tesoro: perché lo scrittore, morto nel 1989, indicò, come punto dove si sarebbero dovute spargere le sue ceneri, una cappelletta immersa in un bosco di ulivi, dominante la baia di Kardamyli. E nessuno, neppure su internet, mi dà indicazioni precise su come trovarla, se non che si trova vicino al paese di Exochori, sulle colline a otto chilometri da Kardamyli.
Ma oggi ci sono i satellitari, sullo smartphone vedo le foto aeree della zona. E forse qualche deo benevolo mi vuole aiutare. Perché dopo qualche giro attorno a Exochori, provando ad aguzzare la vista, noto per caso, tra gli ulivi, il tetto di una cappelletta, e il telefono mi conferma la posizione panoramica e la strada per arrivarci. Non c’è alcun segnale, nessun cartello, nessuno in giro a cui chiedere: sono guidato solo da una foto trovata sul web. Con un po’ di emozione, lascio la macchina, mi inoltro nel paesino di Chora, e poi tra le sterpaglie gialle ai piedi degli ulivi quasi abbandonati a se stessi. Arrivo a Agios Nikolaos: piccolissima, semplice, quasi intima, un noce gigante a due passi, profumo di fichi maturi, il sole che splende sul mare, laggiù in fondo. Siedo a pensare sui tre gradini davanti alla porta. Poi saluto Bruce, Patrick e mi rimetto in cammino.
Domani lascerò il Mani per il terzo dito del Peloponneso e la città di Monemvassia: continuate a seguirmi su www.touringclub.it!
ADDENDUM
(per chi vuole seguire le mie orme e quelle di Chatwin, lascio qualche indicazione, sicuro che Agios Nikolaos non diventerà mai un luogo di pellegrinaggio di massa: arrivati a Exochori, entrate nel paese e proseguite fino a trovare una grande casa adibita a museo (così recita il cartello) sulla sinistra. Appena dopo, prendete la strada che indica “Kato Chora” (dovete saper leggere il greco!) e fate in auto qualche centinaio di metri, lasciandola presso il cartello di strada senza uscita. A piedi, proseguite nel villaggio, prendete la prima a sinistra e poi, dopo una grande macina appoggiata a una casa, il sentiero che si inoltra a sinistra tra gli ulivi).
(per chi vuole seguire le mie orme e quelle di Chatwin, lascio qualche indicazione, sicuro che Agios Nikolaos non diventerà mai un luogo di pellegrinaggio di massa: arrivati a Exochori, entrate nel paese e proseguite fino a trovare una grande casa adibita a museo (così recita il cartello) sulla sinistra. Appena dopo, prendete la strada che indica “Kato Chora” (dovete saper leggere il greco!) e fate in auto qualche centinaio di metri, lasciandola presso il cartello di strada senza uscita. A piedi, proseguite nel villaggio, prendete la prima a sinistra e poi, dopo una grande macina appoggiata a una casa, il sentiero che si inoltra a sinistra tra gli ulivi).
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