Della Valle d’Ayas non si pronuncia la S, che però ne rappresenta vividamente la forma. Una grande "esse" appunto, che mentre si allontana dai piedi ghiacciati del Monte Rosa, curva e ricurva seguendo i salti d’acqua del torrente Evançon, che scroscia tra rocce e tappeti di larici e abeti fino alle Becche di Challant.

La valle è una delle più assolate della regione, ma oltre alla luce qui non manca l’acqua, che scorre nel torrente montano e univa attraverso i Ru e i canali d'irrigazione i villaggi medievali e i castelli a vedetta nei punti strategici della vallata, come quello di Issogne, residenza dei Challant, e davanti a lui la fortezza di Verrès.

Risalendo la valle si ritrovano ancora quegli abitati, prima Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme, Brusson e poi, più in alto, Antagnod e Champoluc. Ad attrarre lo sguardo e anche un po’ intimidire ci sono le spalle imponenti del Rosa, gigante dai denti aguzzi che superano spesso i quattromila metri di altezza.

Val d'Ayas / Archivio Fotografico Monterosa Ski
Val d'Ayas / Archivio Fotografico Monterosa Ski

In Val d’Ayas si viene per molti buoni motivi, che sia camminare, pedalare, arrampicare e in genere per ritemprarsi tra boschi sempreverdi e panorami alpini. In inverno il colore di moda è ovviamente il bianco. La stagione della neve è iniziata nel weekend dell’Immacolata, ma dal 21 dicembre riaprono gli impianti del Monterosa Ski ad Antagnod, Brusson e Gressoney-Saint-Jean, oltre a quelli dell’Alpe di Mera e Champorcher.

Nella Valle d’Ayas, come in tutte le valli ai piedi del versante italiano del Rosa, si ritrovano poi le eredità dei Walser, montanari veri, che dal lontano secolo XIII si insediarono qui, come nella Val di Gressoney, in Valle Anzasca e in Valsesia, lasciando in eredità architetture rurali, stralci di dialetto Titsch, costumi e feste tradizionali, che oggi definiamo “tesori immateriali”.

Sulle piste del "Rosa" / foto Shutterstock
Sulle piste del "Rosa" / foto Shutterstock

NELLA MINERA D'ORO CHAMOUSIRA

Ma la valle è ricchissima anche di tesori che più materiali non si può. Sono incastonati tra le montagne che incombono su Brusson, dove si trova il giacimento di Chamousira Fenilliaz, una delle più importanti miniere d’oro della Valle d’Aosta. Venne scoperta nel 1899 dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited” e sfruttata con alterne fortune fino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, grazie a un impressionante reticolo di cunicoli che si estendono per più di un chilometro e mezzo. Un palazzo sotterraneo, creato a botte di esplosivo, colpi di martello e puntellato con travi in larice che quando scricchiolavano si doveva scappare da un crollo imminente.

La visita alla miniera è anche un'occasione per i più piccoli / foto Fabrizio Milanesi
La visita alla miniera è anche un'occasione per i più piccoli / foto Fabrizio Milanesi

Oggi la miniera è più di un museo, è un’esperienza che affascina, rapisce quasi, svelando un mondo sotterraneo incredibilmente suggestivo, che lascia anche qualche brivido (non solo di freddo, dentro ci sono sempre 5 gradi costanti) mentre ci si immedesima in quei minatori che sacrificavano tutto per un lavoro disumano e solo per pochi molto redditizio.

La visita è sempre guidata e comincia dal belvedere antistante l’imbocco in sotterraneo, straordinaria struttura sospesa sulla rupe di Chamousira, che oggi sorge dove in origine si trovava la stazione di partenza della teleferica per il trasporto a valle del minerale. Arrivarci è anche una possibilità di una passeggiata breve e facile tra i boschi di Brusson.

L'ingresso della miniera, da cui partiva la teleferica con le pietre estratte / foto Fabrizio Milanesi

A BRUSSON, TRA I MISTERI DEL MONTE ROSA

Saper raccontare un patrimonio così ricco di natura e cultura come quello della Val d'Ayas senza cadere nella trappola della nostalgia (e spesso della noia) non è affatto uno scherzo. Ma può diventare invece un gioco, intrigante, divertente e allenante per la mente e, perché no, anche per le gambe.

In valle ci hanno provato. Si chiama Val d’Ayas Village Escape ed è un modo intelligente per raccontare un territorio attraverso un gioco di ruolo dal vivo in cui cimentarsi tutto l’anno ad Ayas, Brusson, Challand-Saint-Anselme e Issogne. L’iniziativa tenta di rendere ancora più fruibile il Museo Diffuso e Sostenibile con cui dal 2023 si conserva e divulga il patrimonio locale con pannelli, siti web, app ed eventi sul territorio.

In uno di questi eventi si è inaugurato l’8 dicembre scorso il primo dei quattro escape village (tutti saranno sempre disponibili e fruibili autonomamente, ritirando il kit all'Ufficio del Turismo). E Brusson si è trasformato in un luogo del mistero dove gruppi di amici, famiglie, coppie e appassionati gamers (arrivati anche dalla Toscana) si sono dati battaglia tra le vie del paese a colpi di codici da decifrare, simboli nascosti ed enigmi da risolvere.

“Con questa nuova forma di intrattenimento culturale crediamo di poter attrarre molti giovani, anche ragazzi che appartengono a una fascia d’età che dalla fine degli anni Novanta frequenta sempre di meno le nostre montagne" spiega Marco Vallino, direttore del Consorzio Turistico Val d'Ayas Monterosa, "che invece è la destinazione preferita per famiglie con bambini piccoli o ultracinquantenni con consistente disponibilità economica. Sperimentare nuove forme di conoscenza del territorio come può essere un gioco di ruolo dal vivo, e più in generale un museo diffuso permanente è uno strumento che pensiamo allora possa servire a una parte di valle in cui la crisi climatica ha colpito in modo deciso. Brusson era una destinazione di Coppa del Mondo di sci nordico e ad oggi i centimetri di neve che cadono ogni inverno sono sempre meno”.

Una veduta di Brusson / Archivio Fotografico Monterosa Ski

Quello che racconta Vallino lo sperimentiamo tra le vie di Brusson nella “prima” dell’escape village, in una domenica fredda e imbiancata dalla neve caduta la notte precedente, corroborati da una polenta concia e del vin brulé distribuiti alla partenza e alla conclusione del gioco, in piazza del Municipio.

Compagnie di amici si danno dei nomi di battaglia, ricevono un kit con spiegazioni e mappe dettagliate, fogli riempiti di simboli e rimandi a lontane leggende della montagna. Ogni tappa è in un luogo di Brusson e le installazioni su cui spremersi le meningi sono discrete, suggestive e soprattutto permanenti… “la comunità dei residenti ha accolto bene l’iniziativa, che sarà d’ora in avanti un valore aggiunto per gli ospiti, i turisti, ma anche per i più giovani e gli studenti delle scuole di qui”, sottolinea Vallino.

Una tappa dell'escape village a Brusson / foto Monterosa

E tra le vie di Brusson molti corrono, qualcuno arranca in salita, altri rimpiangono le parole crociate a schema libero che forse sono più semplici da risolvere. Poi ci sono gli stili di gioco. I ragazzi sono veloci con i numeri e con le tecnologie, agganciano i qr code che servono per l’aiuto dal campo base per passare ai livelli successivi del tour e chiedono all’AI di fare calcoli e processi logici. I più stagionati si perdono con penna in mano e fogli che il vento si porta ovunque, scribacchiano con il gessetto schemi sulla lavagna in dotazione e abbandonano il gioco alla prima o alla seconda stazione… si tornerà, dicono, dandosi pacche sulle spalle e sperando nella razione di vin brulé.

Sì, si tornerà, perché è appassionante scoprire un territorio divertendosi, in autonomia, scambiando conoscenza. Così dovrebbe essere, perché forse il gioco è una risorsa durevole, sostenibile e ancora alla portata di tutti ed è uno strumento in più per coinvolgere le persone e stimolarle a tornare tra le valli delle nostre montagne.

Brusson / Archivio Fotografico Monterosa Ski

INFORMAZIONI

Champoluc / foto FM