Spesso, quando si arriva in Spagna con un aereo, stupisce una cosa. Il fatto che si lascia l’aeroporto e in poco tempo si è in aperta campagna, o in montagna, o comunque in una situazione dove velocemente le superstrade spariscono, la densità abitativa crolla, e con essa il traffico, il rumore, la sensazione di essere circondati da altri uomini. Anche nel nostro recente viaggio nei Pirenei catalani è successo lo stesso. Lasciato il caos intorno a Barcellona, diretti verso le montagne dietro Lleida, in un attimo il paesaggio è diventato rurale, poi boscoso, montano, a tratti selvaggio, abitato soltanto da qualche cicogna e qualche pastore. Grandi spazi e poche, pochissime case.
I capolavori del romanico nella valle di Boí
L’approdo alla valle di Boí è avvenuto così, in un pomeriggio di fine giugno, con le telefonate lavorative del mattino subito dimenticate di fronte agli scenari verdi e agli alti campanili di una valle che bucolica è dir poco. Boí è speciale perché conserva in poco spazio un numero straordinario di chiese romaniche, di quelle minute, aggraziate, realizzate in contesti periferici, e per questo così preziose. “Nell’XI secolo c’era un feudatario ricco, da queste parti” spiega Maria, la nostra guida, che queste chiese le conosce come le sue tasche. “Si combatteva in pianura contro i saraceni, e poi ci si rifugiava in montagna, in valli come questa, difficili da attaccare. I bottini raccolti venivano impiegati nell’edificare chiese, arricchendole di alti campanili e bellissimi affreschi”. Durò poco: i centri di potere si spostarono nelle città, in montagna non rimasero più soldi. “Da allora è come se il tempo si fosse fermato. Tutto qui è cristallizzato all’epoca del romanico. Non è mai arrivato il gotico, al massimo un po’ di barocco”.
Maria ci guida prima a Sant Climent de Taüll, consacrata nel 1123 nell'omonimo paese, dove un recente progetto di videomapping proietta nell’abside gli straordinari affreschi strappati nel 1920 e portati in un museo di Barcellona prima che prendessero altre strade, venduti al miglior acquirente. Sarà finzione, ma lo spettacolo è suggestivo, quasi emozionante, pensando a quei pittori medievali che in alto, sulle loro scale barcollanti, dipinsero il Cristo dagli occhi sbarrati e dall’abito di velluto blu e nero. In Santa Maria, più in alto nello stesso paese, una rondine entrata dalle porte spalancate ci saluta dalla navata, quasi facendo la guardia alle copie di altri affreschi. Se questi in gran parte non sono originali, a ricordare perché queste chiese sono Patrimonio Unesco rimangono le absidi purissime, meravigliosamente illuminate la sera, e i campanili, alti, slanciati, bellissimi. Come quello di Santa Eulalia a Erill-la-Vall, quasi sproporzionato confrontato alla stretta chiesa dove dimora un commovente compianto ligneo (un’altra copia, ma pazienza). Fuori ecco il piccolo cimitero, un cavallo che pascola sotto un tiglio, le poche case dai tetti di pietra grigia, la quiete di un tempo perduto. “I turisti arrivano ad agosto e nei weekend” ci spiega Maria. “Ma qui si sta sempre bene”.
Il Circ de Colomers, tra mille laghetti glaciali
Ce lo conferma Blaï, che fa la guida escursionistica e ambientale in val d’Aran, in un’altra sezione del grande parco nazionale di Aigüestortes i Estany de Sant Maurici, l’unico della Catalogna. “Io sono di Barcellona, ho studiato biologia, ma a un certo punto della mia vita non ce la facevo più a stare in città. È come se la montagna mi avesse chiamato... Non vi sembra un paradiso, questo?”. Sì, confermiamo, i mille laghetti brillanti del Circ de Colomers, il “circo glaciale” più famoso dei Pirenei, danno proprio l’idea di un paradiso. Nascosti tra vallette e avvallamenti, in mezzo a boschetti di pini neri, sono un piccolo eden montano che si rivela a ogni svolta del sentiero. Nessun dubbio che siano una delle mete preferite dei turisti, anche se, come spiega Blaï, “qui c’è spazio per tutti: chi vuole fare una escursione in giornata, chi ama dormire in un rifugio, chi programma trekking di più giorni”.
Sorvegliati da grifoni e gipeti, circondati da prati costellati di genziane, camminiamo tra un laghetto e l’altro quasi increduli di tanta armonia: sembra che gli specchi d’acqua, formati da antichi ghiacciai, siano stati collocati sul terreno da una mano sapiente, a seguire uno schema di grazia perfetta. Romanticismi a parte, l’impressione è che da queste parti l’attenzione alla qualità dell’esperienza e alla conservazione dell’ambiente sia alta, visto anche il servizio navetta organizzato per portare gli escursionisti da Banhs de Tredos, dove si lascia la macchina, fino a un punto più in alto, dove non c’è spazio per il parcheggio e dove si può iniziare a camminare verso i laghi. Impressione suffragata da un giro tra un paese e l’altro della ampia e soleggiata val d’Aran: sfondi di montagne alte oltre tremila metri e pendii verdissimi ricordano consueti scenari alpini, ma il fatto che anche in mezzo alle piste da sci i paesi rimangono concentrati a fondo valle, le costruzioni non deturpano i versanti, lo sviluppo urbano sembra controllato, ecco, questo fa la differenza. Non c’è quel dilagare di case e ville e condomini a cui si assiste in tante nostre vallate.
Storioni e gamberi, gastronomia a sorpresa
Un altro esempio di sostenibilità lo troviamo a Les, in alta valle, poco prima del confine con la Francia. È una centrale idroelettrica che sfrutta l’acqua della Garonna: qui l’acqua calda in eccesso che fuoriesce dall’impianto, invece di finire di nuovo nel torrente, viene utilizzata per riscaldare alcune vasche dove vengono allevati pesci. Trote? No, storioni. “È ecologico, bellissimo” si entusiasma Lorea Estala, che nel negozio di Vielha ci ha apparecchiato una vera e propria degustazione di caviale. “L’acqua delle nevi dei Pirenei, l’energia rinnovabile… il nostro caviale è davvero speciale!”. Caviar Nacarii, questo il nome della compagnia, alleva storioni dagli anni Novanta: d’altronde, ci vuole tempo perché questi grandi pesci producano uova, l’Acipenser naccarii deve raggiungere i 7 anni di età, il gueldenstaedti addirittura 14. Assaggiando le varie qualità con un bicchiere di cava, lo spumante spagnolo (“è molto più buono dello champagne, devi dirlo”), Lorea ci racconta di come gli storioni nuotassero nei ruscelli dei Pirenei, prima di scomparire in epoca moderna. “È un prodotto locale, anche se non sembrerebbe. Però qui non c’è mai stata la cultura del caviale, come invece avviene in Francia”.
La scena gastronomica dei Pirenei è certamente più classica: zuppe, agnello, salsiccia. “Sì, troppo classica” ride Arcadi Font Mestres, che a Salardú – un altro paese della val d’Aran impreziosito da una meravigliosa cattedrale romanica – 22 anni fa ha aperto Casa Mestres, ristorante di cucina creativa. “Mia nonna è arrivata qui negli anni Cinquanta” ci racconta davanti al camino “per portare il bestiame a pascolare: lei era una bodeguera, una venditrice di vini, ma quando Franco ha espiantato le viti per coltivare frumento lei dovuto cambiare vita e si è dedicata alle bestie. Io ho frequentato questa casa fin da bambino… e mi sono innamorato dei Pirenei”. Tanto da creare un ristorante che mescola mari e monti, gamberi e agnello, con grande sapienza e raffinatezza: il mare di Barcellona, in fin dei conti, non è così lontano. Ma niente di troppo leccato, anzi: mentre sorseggiamo un gin green con menta y yerba buena Arcadi si mette a cantare con la chitarra, il cane si accoccola ai suoi piedi. Siamo pur sempre in montagna.
L'adrenalina del canyoning, la quiete della sera
Seguendo la val d’Aran verso est, attraversiamo passi scenografici e impianti sciistici a riposo fino a ridiscendere verso Llavorsì e Sort. È una montagna diversa, meno imponente ma non meno fascinosa: un fiume più grande, la Noguera Pallaresa, si muove sinuoso dominato da canyon rossastri, mentre colonie di avvoltoi guardano dall’alto. Soprattutto entrando a Sort, è chiaro su cosa verta l’economia del luogo: ovunque non si vedono che pagaie, gommoni, mute stese ad asciugare. “Benvenuti nella mecca del rafting e del canyoning” conferma Irune, ragazza basca che fa qui la stagione e ci porta su per i monti fino al punto di partenza della nostra gita di oggi. “Questo è il luogo ideale per chi ama questi sport: l’acqua non manca mai, così come i diversi livelli di difficoltà. Famiglie con bambini o appassionati esperti: ce n’è per tutti!”. Ci mettiamo la muta e l’imbragatura, impariamo le regole del gioco e poi giù lungo una valletta, scivolando, tuffandoci, camminando nell’acqua cristallina e fresca, intorno solo il rumore dell’acqua. A un certo punto per proseguire il nostro percorso di canyoning dobbiamo calarci sotto una cascata fino a un antro nascosto: sembra difficile, ma è un’esperienza che riporta alle avventure da bambini, quando si scalavano gli alberi o ci si perdeva nei boschi.
La sera, arriviamo a Tírvia, qualche tornante più in alto rispetto alla valle, un grumo di abitazioni di pietra. I rondoni stridono in cielo, al bar giocano a carte, dall’alto della collina non si vedono che boschi, ancora boschi e poi un avamposto di case perse in un mare di verde. “Si chiama Montesclado” sorride Cristina, che con il marito David ha rilevato da qualche mese la Comella de Tírvia, una graziosa pensione dalle persiane verdi. “Anch’io lo trovo incredibile, quando ogni mattina apro la finestra…”. Tírvia è stata completamente distrutta durante la guerra civile, nel 1939, e poi ricostruita: ancora su alcune case si vedono i segni dei fucili del tempo. “Oggi arrivano tanti ciclisti e camminatori, in generale gente che cerca tranquillità. Noi stessi siamo andati via da Barcellona, volevamo cambiare vita: ormai è diventato un lusso vivere in città, la metropoli ha fatto il suo tempo…” ride. “Non ci crederai, ma ho partecipato a più eventi culturali qui che a Barcellona!”. L’aria dei Pirenei è rigenerante: si vede e si sente.
pirenei catalani - informazioni
- Il sito web di riferimento è quello dell'Ente del turismo della Catalogna (Catalunya), catalunyaexperience.it (in italiano).
- L'itinerario proposto è nella parte di Pirenei appartenente al territorio di Lleida. Da Barcellona alla val d'Aran sono circa 310 km (quasi 4 ore d'auto).
- Per dormire, consigliamo alcuni indirizzi sperimentati nell'itinerario: l'hotel Mantantial a Caldes de Boí, in fondo alla valle di Boí, un grosso complesso termale un po' old style; il confortevole e curassimo Meliá de Tredós Baqueira a Tredós, in val d'Aran; la graziosissima Casa Rural Comella de Tirvia, con l'ospitalità, il sorriso e l'ottima cucina di Cristina e David.
- Per mangiare, suggeriamo il Restaurant El Caliu a Taüll, in valle di Boí, con piatti tipici e bella terrazza; Casa Mestres a Salardú, in val d'Aran, cucina raffinata e contemporanea, menu degustazione su prenotazione; Café Pessets a Sort, con pintxos contemporanei realizzati con ingredienti locali, uno migliore dell'altro (il miglior pranzo che possiate provare nella zona, soprattutto dopo il canyoning!).
- Per visite guidate (consigliate) e tutte le informazioni sui monumenti romanici nella valle di Boì, il riferimento è il Centro del romanico della valle.
- Per farsi accompagnare da una guida escursionistica, oppure organizzare una uscita di canyoning e di rafting, consigliamo caldamente La Rafting Company a Sort, compagnia con grande esperienza e guide eccellenti.
- Per programmare il trekking al Circ de Colomers, bisogna arrivare a Banhs de Tredós in auto; poi da metà giugno a metà settembre servizio taxi fino a un punto più monte, dove si inizia a camminare (così facendo, si evitano ulteriori 60-90 minuti di salita).
- Questo il sito web per visitare le vasche degli storioni e provare il caviale di Caviar Nacarii.