Lo ammetto, non sono un fan di Patti Smith. Certo, Because the Night l’ho canticchiata innumerevoli volte e anche People have the power, ma chi non l’ha fatto? E comunque questo non fa di un fan di Patti Smith, neanche un simpatizzante. Non certo per un motivo particolare, di dissonanza uditiva, qualcosa del tipo che se l’ascolto non mi piace. Anzi. Piuttosto, diciamo che stranamente non è entrata nel mio universo musicale, come non rientrano i classici russi o altri libri e autori che riconosco avere un posto nel pantheon delle arti ma di cui per motivi vari non ho incrociato il lavoro.
E anche New York non è la mia città. A esser sinceri l’ho vista così, di sfuggita: 24 ore, tra un volo e l’altro, un abbuffata di immagini e sensazioni che non posso dire di averla davvero vista. So quel che sanno tutti perché è la città principe del nostro immaginario mediato da centinaia di film visti, dozzine di serie televisive, vagonate di pagine di romanzi. Con queste premesse non si capisce perché allora mi sia messo a leggere A New York con Patti Smith e mi sia anche piaciuto. Si tratta di un libro scritto dalla giornalista culturale Laura Pezzino, uscito per la collana Passaggi di Dogana di Giulio Perrone editore, una collana che sforna degli oggetti libreschi feticisticamente belli – bella carta, elegante impaginato, copertine pulite e riconoscibili, belle al tatto – che raccontano le città e i luoghi attraverso il prisma particolare di un personaggio la cui vita, o la cui opera è legata a quel posto. Ecco, forse l’ho letto proprio per questo: perché mi piace leggere libri che parlano nei modi più disparati di luoghi e nel farlo hanno la capacità di farmi venire voglia di andarci, anche se le conosco poco o affatto.
Certo, New York è un caso a parte, non serve un libro per volerci andare. Eppure gironzolando per la città nella pagine di Laura Pezzino, seguendo i passi della sua personale ricerca della città – ormai per lo più scomparsa – dove, dalla fine degli anni Sessanta, Patti Smith ha vissuto, amato, sofferto, creato, composto, cantato, recitato, letto – tanti, tantissimi – libri. Libri che ha anche venduto – nel ruolo di commessa di libreria, almeno prima di diventare quella Patti Smith, quella che i libri li scrive –; città che ha misurato a piedi, camminando perennemente come una flaneur ottocentesca, città in cui ha sorseggiato innumerevoli caffè, una quantità spropositata di tazze consumate in certi caffè scelti con attenzione, caffé che però spesso non esistono più, come molta della città della cultura “underground” in cui viveva la giovane Patti Smith appena arrivata in città.
Il libro è così una ricerca storica e fisica, in cui Pezzino compila
una personale geobiografia dell’icona punk. Ricerca da cui si capisce perché tanti, anche se l’hanno vissuta per brevi periodi, sviluppano un vero e proprio amore per questa città.
Un luogo che, a chi lo sa cercare, apre davvero un nuovo mondo. Poi chi legge può decidere se farla propria o meno, però torna utile per arricchirsi di una delle possibili chiavi di lettura della metropoli della costa Est. Anche perché in una città che in realtà sono otto milioni – quanti sono i suoi abitanti –
serve sempre una traccia da seguire per costruire un proprio itinerario nella moltitudine di possibilità, un percorso che non sia un seguire a casaccio e senza cuore le indicazioni delle “cose da vedere” perché ce lo dicono le guide. Ma sia piuttosto un percorso nel proprio immaginario newyorkese.
Un immaginario che nel caso del libro di Laura Pezzino cala chi legge all’interno di una temperie culturale – quello della cultura punk americana dei tardi anni Sessanta e Settanta – che ha segnato la cultura occidentale fino a diventare oggi un classico, quasi pop. Lo fa muovendosi tra le pagine dei libri di Patti Smith, le fotografie e gli echi del passato; entrando in quel mondo affascinante e fumoso fatto di locali leggendari (come il CBGB, club simbolo del punk al 315 di Bowery Street, nell’East Village, ora chiuso) dove è passata tutta la musica contemporanea quando ancora gli altri, quelli che non erano a New York, non sapevano che cosa fosse.
Un mondo di hotel altrettanto leggendari, come il
Chelsea Hotel (che stava al 222, 23rd St.) nelle cui 250 stanze sono passati artisti squattrinati che “saranno famosi” (alcuni tantissimo famosi, come William Burroughs, Andy Warhol, Janis Joplin, Leonard Cohen e la giovane Madonna) diventato ormai il solito blocco di appartamenti extralusso. Andando per librerie e caffè, la vera passione di Patti Smith, e arrivando fino a
Rockaway Beach, undici chilometri di spiaggia che si raggiungono con 40 minuti di ferry da Brooklyn, dove di recente la cantante ha preso casa.
In definitiva una chiave di lettura personale e densa, dettagliata quanto basta, evocativa e interessante. E poi che vi piaccia o meno Patti Smith (ma seriamente, come fa a non piacervi una volta che ci prestate orecchio...) il libro di Laura Pezzino ha il merito non secondario di sottolineare come “tutti diventiamo noi stessi lontano da casa, lontano da quei paesaggi che hanno la pretesa di definirci senza la nostra approvazione”. Perché Patti Smith è diventata Patti Smith a New York, e non altrove.
INFORMAZIONI
A New York con Patti Smith
Giulio Perrone Editore, 163 pag., 15 €