Il 2025 è un anno di grande fermento per il Friuli Venezia Giulia: Gorizia e Nova Gorica sono unite nel prestigioso ruolo di Capitali Europee della Cultura. Un titolo che va ben oltre la semplice promozione turistica: simboleggia un ponte tra due nazioni, l’Italia e la Slovenia, e un passato complesso trasformato in un'occasione di dialogo e rinascita. 

L’evento è l’occasione per scoprire Gorizia, città dalle influenze austroungariche e dall’atmosfera multiculturale, dove il castello che domina la città insieme e la piazza Transalpina uniscono idealmente Gorizia alla sua gemella Nova Gorica. Abbiamo parlato degli eventi del 2025 tra le due città e delle inaugurazioni previste per quest’anno in quest’articolo.

La visita a queste due città diventa poi il punto di partenza per esplorare un territorio che ha fatto della contaminazione culturale e storica la sua più grande ricchezza. Lasciatevi ispirare dalle prossime righe per trovare l'esperienza perfetta tra quelle proposte da Touring Club Italiano sul sito Wonders.it, il portale del progetto di promozione e valorizzazione del Belpaese di Autostrade per l'Italia. 

Palmanova, il Genio della Serenissima e la difesa dei confini

Il viaggio non può che iniziare dal concetto di confine, un tema centrale a Gorizia. La storia della città è stata segnata dalla sua posizione di frontiera e lo stesso vale per Palmanova, in provincia di Udine, distante una trentina di chilometri da Gorizia. 

A Palmanova si può ammirare ancora oggi la straordinaria fortezza a forma di stella a 9 punte, costruita dalla Repubblica di Venezia nel 1593, che aveva un obiettivo preciso: difendere i confini orientali della Serenissima contro le incursioni ottomane e gli assalti degli Asburgo. A differenza dei confini politici che hanno diviso Gorizia, Palmanova rappresenta un confine "fisico", un'imponente barriera architettonica. 

Passeggiando lungo i suoi bastioni e ammirando la perfezione geometrica della sua pianta urbana, si può percepire il genio militare che ha plasmato questo territorio. Questo capolavoro di ingegneria non è solo un monumento, ma un simbolo di come il potere e la strategia abbiano influenzato la geografia umana della regione, un concetto che risuona profondamente con la storia di Gorizia che TCI racconta su Wonders.it.

Veduta aerea di Palmanova, foto xbrchx/Shutterstock
Veduta aerea di Palmanova, foto xbrchx/Shutterstock

Le valli del Natisone e Cividale del Friuli: dove storia e natura si abbracciano

Incastonate tra cime verdi e borghi silenziosi, le valli del Natisone – a circa 30 km a nordovest di Gorizia – sono un angolo di mondo a sé, un ventaglio di vallate che si aprono al confine con la Slovenia. Conosciute anche come Slavia Friulana, custodiscono un'identità unica, fatta di un dialetto arcaico e di architetture rurali che raccontano secoli di storia. Percorrendo i sentieri che intrecciano una natura incontaminata e borghi come Stregna e Savogna a sorprendere sono gli scorci mozzafiato. La storia e la fede si fondono nel panorama, con il santuario di Castelmonte che domina la valle, meta di pellegrinaggi e di quiete. Dalla vetta del monte Kolovrat, le valli svelano la loro anima più profonda: un mosaico di colori che cambia con le stagioni, boschi fitti che nascondono fenomeni carsici e l'acqua cristallina di cascate e torrenti. Questo paesaggio suggestivo fa da cornice a Cividale del Friuli, un gioiello storico all'uscita delle valli. Patrimonio dell’Umanità Unesco e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Cividale è un libro aperto sul passato, con tracce di civiltà celtiche, romane e longobarde. È il luogo da cui prende il nome l'intera regione, un piccolo scrigno di arte e storia che, insieme alle valli, offre un viaggio indimenticabile tra natura, cultura e spiritualità. Su Wonders.it trovate l’experience di TCI Cividale. Nelle valli del Natisone

Cividale del Friuli, il ponte sul Natisone. Foto Simone Padovani/Shutterstock
Cividale del Friuli, il ponte sul Natisone. Foto Simone Padovani/Shutterstock

L’habitat naturale di un fiume che unisce: l’Isonzo e l’Isola della Cona

In questa scoperta del Friuli Venezia Giulia si può anche scendere una trentina di chilometri verso sud e arrivare alla foce del fiume Isonzo. Se Gorizia è stata divisa da un confine politico, l'Isonzo è il corso d’acqua che, storicamente e naturalmente, ha attraversato e unito questa terra. Il fiume, che nasce nelle Alpi Giulie e attraversa Gorizia prima di gettarsi in mare, rappresenta infatti il legame fisico e simbolico tra le diverse anime di questa regione: la sua storia militare, le sue radici culturali e la sua ineguagliabile ricchezza naturale.

La Riserva naturale della Foce dell'Isonzo non è solo un luogo di straordinaria bellezza naturale, ma anche un simbolo di connessione e vita. Il cuore pulsante della riserva è l'Isola della Cona, perfettamente attrezzata con sentieri, capanni e osservatori, per scoprire appieno questo ecosistema unico. Qui, lagune, paludi e canneti creano un'oasi per la fauna selvatica, rendendola un paradiso per il birdwatching. La riserva è infatti il luogo ideale per avvistare numerose specie in ogni stagione dell’anno: in autunno, per esempio, arrivano migliaia di oche e anatre che qui passano la stagione fredda. Sono sempre presenti anche alcuni cavalli della Camargue, introdotti per mantenere e incrementare la diversità della flora. Questo paesaggio, lontano dai fasti urbani di Gorizia, ricorda un'altra forma di esistenza, più pacifica e intrinsecamente legata ai cicli della natura. Da non perdere la magia di questa experience che TCI propone su Wonders.it.

Isola della Cona, i cavalli della Camargue. Foto Marco Lissoni/Shutterstock
Isola della Cona, i cavalli della Camargue. Foto Marco Lissoni/Shutterstock