«Dalle colline dorate si scorge la spiaggia di San Benedetto del Tronto cittadina di pescatori […]. Stupende barche da pesca che solcano il mare Adriatico, barche con le vele dipinte con soggetti religiosi o con antichi emblemi, vanno cullate dalle onde di un mare sempre vivo sempre nuovo e sembra che il murmure delle acque costituisca una lene musica…».

Era la metà dell’Ottocento quando Franz Liszt, dalle colline di Grottammare, guardava il litorale di San Benedetto del Tronto e ne coglieva, con sensibilità armonica da grande musicista il continuo mormorio del mare, come una lieve melodia di sottofondo. Ma dev’esserci davvero qualcosa di incantato in questa Riviera marchigiana affacciata sul luminoso Adriatico se anche un secolo e passa dopo un altro artista, Ugo Nespolo, abituato a usare parole e colori nelle più diverse forme materiche, ricorda a chi passeggia sul lungomare nord di San Benedetto quali sono le priorità della vita: «Lavorare lavorare lavorare / preferisco il rumore del mare». Sono in realtà due versi ispirati a un frammento poetico di Dino Campana che dal 1998 campeggiano nei giardini di viale delle Tamerici, in prossimità della foce del torrente Albula, e che sono diventati – sette metri di acciaio, metà fronzuto albero metà zampillante fontana – un simbolo contemporaneo nel landscape urbano della città adriatica.

L'installazione di Ugo Nespolo sul lungomare di San Benedetto del Tronto
L'installazione di Ugo Nespolo sul lungomare di San Benedetto del Tronto

San Benedetto del Tronto vive la sua stagione più intensa in estate, quando è meta di migliaia di turisti che vengono a godersi le sue spiagge, le sue palme, la sua luce e, appunto, il suo mare. Ma il fascino discreto di questo luogo viene forse ancora di più fatto risaltare quando, appunto, il “gran lavorio”, pur necessario, della ricettività e dell’intrattenimento turistico dell’alta stagione lascia il campo alla fine dell’estate. E quando è forse più facile ascoltare il «murmure» che si fa «lene musica», come avrebbe detto Liszt, o il franco consiglio di Campana-Nespolo che invita a fermarsi almeno ogni tanto.

E allora ecco qui qualche suggerimento su come lasciarsi conquistare da una San Benedetto a fine estate.   

Panorama di San Benedetto del Tronto
Panorama di San Benedetto del Tronto

Il lungomare

Restiamo ancora un po’ in equilibrio sul filo del confine tra terra e mare. lI lungomare di San Benedetto, ombreggiato dall’infilata di palme – vera icona del luogo al punto da battezzare l’intera Riviera – e di pini marittimi si estende per 5 km. Nel 1932, quando la città iniziava ad aprirsi alla nuova e decisiva risorsa del turismo balneare, venne realizzato un ampio e maestoso “viale a mare”, oggi corrispondente alla rotonda di viale Buozzi. Nei pressi sorge la Palazzina Azzurra, elegante edificio razionalista, diventato un simbolo della mondanità sambenedettese: oggi è anche sede di mostre e spettacoli. Per chi vuole inforcare la bicicletta ci sono invece 16 km di pista ciclabile, interamente pianeggiante. È un itinerario ideale anche per i più piccoli, dal momento che sono numerose occasioni per fare una sosta: panchine, parchi giochi e dieci giardini botanici a tema.

La Palazzina Azzurra a San Benedetto del Tronto
La Palazzina Azzurra a San Benedetto del Tronto

Le spiagge

Lunghe distese di sabbia dorata, sono tra le più comode e accessibili della Riviera marchigiana. Oltre a vantare dal 1999 il riconoscimento di Bandiera Blu per l’alta qualità delle caratteristiche ambientali, dalla pulizia delle acque all’efficienza della raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti pericolosi. Le spiagge di San Benedetto hanno anche il riconoscimento di Bandiera Verde che certifica gli stabilimenti balneari più adatti per accogliere i bambini, facendoli giocare in sicurezza per la presenza di molti bagnini, per la pulizia della sabbia e per i fondali bassi.

Il mare secondo l’arte

Il forte connubio tra la città e il suo mare, secolare risorsa di sostentamento e di immaginazione, è sintetizzato dal MAM, il Museo d’Arte sul Mare, un museo permanente all’aperto inaugurato nel 2012, che si sviluppa lungo il Molo sud per circa un chilometro. È nato come lascito dell’esperienza delle edizioni del Simposio internazionale di scultura viva che ogni anno invita artisti provenienti da molte nazioni a cimentarsi con prove di scultura realizzate modellando i blocchi frangiflutti in travertino. Oltre ai risultati di queste performance – che sono oltre 150 – , ci sono installazioni monumentali, tra cui spicca un’opera ispirata al Gabbiano Jonathan Livingstone, una Madonna che si erge sugli scogli e il monumento alla Vela, dedicata alla memoria del curato de la Marène, ovvero monsignor Francesco Schiocchetti che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si spese per il miglioramento sociale ed economico della comunità marinara di San Benedetto: a lui si deve, tra le altre cose, l’ideazione del primo peschereccio a motore italiano, il San Marco, che diede un decisivo impulso all’industria della pesca sambenedettina. L’ultimo tratto della passeggiata artistica è dedicato alla pittura murale.

L'opera dedicata al Gabbiano Jonathan Livingstone a San Benedetto del Tronto
L'opera dedicata al Gabbiano Jonathan Livingstone a San Benedetto del Tronto

Oltre al MAM, anche per le vie del centro cittadino s’incontrano sorprendenti e colorati esempi di arte pubblica contemporanea: dal Saluto di Ubu, di Enrico Baj, sorridente omaggio ad Alfred Jarry, fondatore della Patafisica, all’Elefantino tra le palme, di Salvo; dalle fontane scolpite da Ugo Nespolo (Allegro) e Paolo Consorti (il Principe), fino alla scultura in bronzo di Paolo Annibali, I sognatori, che campeggia al centro di piazza Matteotti.

La riserva naturale Sentina

Per chi ama le passeggiate nel verde e l’osservazione naturalistica, nella parte meridionale della città, in prossimità della foce del Tronto – il fiume che segna anche il confine regionale tra Marche e Abruzzo – si trova la riserva naturale Sentina. È un cordone di sabbia mosso da basse dune, ideale ambiente salmastro per gli uccelli di passo, che qui fanno sosta lungo le rotte adriatiche. Un Centro di educazione ambientale organizza visite guidate lungo i sentieri e i pontili, accompagnando i visitatori all’osservazione della flora e dalla fauna della zona. 

La riserva naturale Sentina
La riserva naturale Sentina

Il Paese Alto e i dintorni, tra costa e colline

Non si può trascurare una visita al borgo fortificato che costituiva il primo nucleo di insediamento della città, dominato dalla chiesa di S. Benedetto Martire, dedicata a un soldato romano ucciso dai pagani all’inizio del IV sec. d.C. La leggenda dice che il suo corpo, gettato in mare decapitato, venne trasportato sulla spiaggia dai delfini e qui rinvenuto da un contadino: intorno al luogo della sua sepoltura, fu edificata la pieve intorno alla quale si sviluppò poi il villaggio. Vi si può ammirare anche la Torre Gualtieri, postazione di controllo della costa tra i secoli XII-XIII.

Il Paese Alto di San Benedetto del Tronto
Il Paese Alto di San Benedetto del Tronto

Ma ancora più interessante è destinare un po’ di tempo ai dintorni: in particolare, i due borghi della provincia certificati dal Touring con la Bandiera Arancione, ovvero Acquaviva Picena, nella valle del Tronto, con la sua Rocca già in vista dei monti Sibillini; e Ripatransone, detta il “belvedere del Piceno” per la sua posizione elevata, racchiusa in un’antica cerchia muraria, a conservare tesori d’arte e architettonici, tra cui, all’interno del Palazzo del Podestà, l’ottocentesco Teatro Mercantini. Da segnalare anche Offida, raccolta intorno a piazza del Popolo, dalla singolare forma triangolare, prezioso borgo d’arte abbarbicato tra le valli del Tesino e del Tronto, nonché patria della sapiente arte del merletto al tombolo; Cupra Marittima, piccolo scrigno tra collina e riviera, già conosciuta e abitata in epoca romana; e infine Grottammare, elegante e raffinata fin dall’Ottocento, quando ebbe modo di ospitare il compositore ungherese Franz Liszt, grande pianista romantico, che abbiamo incontrato all’inizio di questo nostro invito al viaggio (e a cui Grottammare dedica un Festival musicale).

Acquaviva Picena - foto Shutterstock
Acquaviva Picena - foto Shutterstock

Il mare a tavola a San Benedetto

L’avrete già capito. Qui tutto, o quasi tutto, nasce dal mare. Non potrebbe essere altrimenti per la cucina. Una cucina in origine povera e di sostentamento per i pescatori, ma che, seppure ammodernandosi alle esigenze e ai gusti contemporanei, non ha perso quelle radici di autenticità. Proprio per apprezzare l’ancora fortissimo legame di questa città con la pesca, se potete non mancate allo spettacolo all’alba al Mercato ittico di San Benedetto, uno dei più grandi d’Italia. Alle 4 di mattina, i pescherecci rientrati dalle uscite notturne, esibiscono il pescato che viene messo all’asta e acquistato da grossisti e ristoratori: l’appuntamento è aperto al pubblico e possiamo assicurare che, nonostante la tecnologia delle modalità di aggiudicazione dei lotti di pescato – nastri trasportatori, maxischermi coi prezzi e telecomandi – resta uno spettacolo di colori e di voci.

Date queste premesse, si direbbe davvero un’occasione sprecata sedersi a tavola in una trattoria o in un ristorante e non ordinare pesce: a farla da padrone è il brodetto, vero piatto identitario per gran parte della riviera Adriatica, da Grado all’Abruzzo, eppure sempre diverso come un dialetto che cambia a ogni paese. Il brodetto alla Sambenedettese si contraddistingue per il sentore agro dell’aceto – che un tempo serviva anche per poter conservare per più tempo il piatto cucinato in barca - , i peperoni e i pomodori verdi. Poi va da sé che ogni famiglia interpreta la ricetta base a modo proprio: ed è il bello di questo piatto imprevedibilmente sempre diverso. Ma impossibile dimenticare i totani ripieni, le seppie e patate e altri pesci in umido e i bomboletti, ovvero le lumachine di mare. E ovviamente la frittura di paranza. 

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