Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di tre ragazzi che da maggio 2019 percorrereranno tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti settimanali e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero, partecipate a una tappa e condividete i contenuti!
"Da tempo non si vedeva un maggio così freddo...". L'avete già capito: piogge e basse temperature sono state protagoniste non desiderate della seconda settimana di Va’ Sentiero, il grande viaggio del gruppo di giovani lungo tutto il Sentiero Italia, iniziato a Muggia il primo maggio. Ma Yuri, Giacomo, Sara e compagni non si lasciano certo scoraggiare dagli imprevisti… anzi, anche dalla seconda settimana della spedizione - trascorsa sempre in Friuli Venezia Giulia - sono emersi molti spunti interessanti, sia per quanto riguarda i luoghi attraversati sia per le storie raccolte a mano a mano sul cammino. Spunti che Yuri Basilicò ci racconta da Prossenicco, dove il gruppo osserva un giorno di riposo.
Avevamo lasciato i ragazzi a Cormons, nel cuore del Collio: qui, poco prima della partenza, hanno ricevuto la visita di un vip d’eccezione. “Bruno Pizzul ha voluto omaggiarci della sua presenza” racconta Yuri “ed è stato un incontro simpatico e per noi emozionante, proprio sotto la statua di Massimiliano I d'Asburgo, al centro del paese”. Pizzul, storica voce delle telecronache Rai, è tornato a vivere nel suo paese natale pochi anni fa e ha espresso al gruppo l’amore per la sua terra, soffermandosi su vari aneddoti, senza tralasciare qualche commento sulle semifinali di Champions League… “Come ci ha fatto notare Pizzul, Cormons conserva un’atmosfera quasi aristocratica” continua Yuri “ne siamo rimasti colpiti, ci sono diversi palazzi nobiliari e residenze eleganti”.
L'incontro con Bruno Pizzul
Il Sentiero Italia da Cormons prosegue verso nord: dapprima passando per Prepotto (“dopo una giornata di pioggia, il sole ci ha onorato della sua presenza alla sera, facendoci... evaporare nel piccolo oratorio aperto da Suor Maria”) e poi salendo a Castelmonte. “Un piccolo agglomerato di case su una lunga cresta tra Italia e Slovenia” continua Yuri “un posto magico, dove un antico santuario conserva una veneratissima Madonna nera”. Si tratta di un santuario a guardia della valle del fiume Judrio, un’imponente abbazia fortificata oggi di competenza dei Cappuccini: nella chiesa della Beata Vergine, dove sono esposti numerosissimi ex voto, una Madonna quattrocentesca è venerata come miracolosa da pellegrini provenienti da tutti i Paesi confinanti. “Abbiamo sorriso con i frati sulle similarità con la Madonna di Tindari, in Sicilia, non lontano da dove viene la mia famiglia” racconta Yuri. “Anche lì, come in molti altri luoghi d’Italia, è conservata una Madonna Nera”.
Castelmonte. Santuario della Madonna nera, tra i più antichi santuari mariani del nord est d'Italia. Si pensa che la costruzione possa risalire al V -VII sec. Foto S. Furlanetto
NELLE TRINCEE DELLA GRANDE GUERRA
Le montagne di questa zona di confine non sono ancora alte e impervie, ma senz’altro suggestive, nella loro solitudine e nelle storie che raccontano. “La lunga tappa da Castelmonte a Topolò, oltre 30 chilometri, è stata stupenda” continua Yuri “non solo per il paesaggio di cresta, da cui la vista spazia sulle valli del Natisone e dello Judrio, ma anche per le persone trovate sul sentiero: ci hanno accompagnati prima alcuni volontari Cai, poi Francesco, un ragazzo di 23 anni di Gnidovizza. Francesco è proprio uno di quei giovani che speravamo di incontrare: studente di enologia a Udine, appassionato della sua terra, uno di quelli che ha voglia di rimanere e non di partire. Lui ci ha raccontato di Rommel, delle trincee, del Colovrat…”.
Da Castelmonte a Tribil. Foto S. Furlanetto
La storia è nota. Durante la Grande Guerra, gli italiani avevano realizzato sul monte Colovrat un articolato sistema difensivo: era l’estrema linea di difesa per impedire al nemico di penetrare in pianura. La zona è poco distante da Caporetto - Kobarid, oggi in Slovenia - e anche il Colovrat, durante l’epica battaglia, venne bombardato. “Fu Rommel, in un'azione stile commando, a sorpresa, a conquistarlo, per poi proseguire rapidamente verso il monte Matajur e la pianura. Gli italiani dovettero ritirarsi fino alla linea del Piave”. Yuri non nega l’emozione di trovarsi negli stessi luoghi di quei tragici avvenimenti, avvenuti poco più di un secolo fa. Specialmente quando, sconfinando in terra slovena, il gruppo è entrato in alcune trincee ricostruite, che permettono di capire come era la vita dei soldati dell’epoca. “Uno spazio angusto, ristretto, claustrofobico. Non ti nego la sensazione di spaesamento” conclude.
DI SCUOLE E STAZIONI
Caporetto, Matajur, Isonzo. Nomi che rievocano tante storie di guerra. Ma ci sono anche altre suggestioni, da queste parti. Per esempio a Topolò, un minuscolo paese dove vivono meno di 20 persone e dove dal 1994, ogni anno, a luglio, viene organizzato un curioso "evento-laboratorio". “Si chiama la Stazione di Topolò” racconta Yuri "gli organizzatori invitano artisti, scrittori, musicisti a venire nel borgo e mettere in scena performance tra i vicoli e i fienili, tra il paese e il bosco. Una grande festa, dove ogni artista può sviluppare un tema, basta che abbia una interazione con il territorio e fornisca un’esperienza al pubblico. Un modo per arricchire e arricchirsi”. Il gruppo di Va’ Sentiero ha passato una giornata intera di pausa a Topolò, chiacchierando con gli organizzatori di passato e di presente, di Guerra Fredda e di Gladio, di paura della diversità e della pulizia culturale, indietro negli anni, di tutto ciò che non fosse italiano. “Ci hanno raccontato di come l'arrivo degli artisti fosse visto come un fatto sospetto, quando hanno iniziato a invitarli alla Stazione… fare arte da queste parti è stato un atto politico, non è stato semplice farlo partire”.
A proposito del complicato rapporto tra culture in questa zona di confine, un gruppo di Va' Sentiero ha visitato l'Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano Paolo Petricig, a San Pietro al Natisone. "Ci siamo accorti che questa scuola ritornava sempre nei discorsi, veniva sempre indicata come un elemento importante del consolidamento dell'identità italo-slovena" racconta Sara Furlanetto, la fotografa cofondatrice di Va' Sentiero. "Grazie a un fortuito incontro con la preside, siamo entrati nella scuola e abbiamo parlato con un'insegnante. E abbiamo scoperto una realtà molto interessante, aperta da poco più di dieci anni con grande successo, che accoglie i bambini dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria di primo grado: circa 250 studenti che seguono lezioni in italiano e approfondimenti in sloveno. La comunità, ci è stato detto, è stata felice di avere un'opportunità di fortificare il senso di appartenenza alla cultura slovena, che per tanto tempo è stata repressa".
Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano Paolo Petricig, a San Pietro al Natisone. Foto S. Furlanetto
NON NE RIMARRÀ PIÙ NULLA?
Da Topolò via per Polava, qualche casa, tre residenti e… un centro buddista. “Si chiama Cian Ciub Cio Ling ed è un monastero fondato negli Anni Novanta, celebre per aver ospitato anche il Dalai Lama” spiega Yuri “un luogo di grande fascino, anche se nessuno si aspetterebbe tra le montagne friulane un altare simile a quello che si potrebbe trovare sull’Himalaya…”. Poi tappa al rifugio Pelizzo, vicino alla cima del Matajur (“è appena nevicato, qui: credo ne troveremo presto ancora, di neve”), accolti dal gestore Stefano. E ancora una sosta a Montefosca, prima di Prossenicco, dove un’anziana signora ha aperto ai ragazzi la porta di un bar dismesso da tempo.
Da Topolò al Rifugio Pelizzo - foto A. Buonopane
“È stato bello e triste nello stesso tempo” commenta Yuri “l’accoglienza della signora, una delle poche ancora a vivere nel paese, è stata encomiabile, ci ha offerto da bere, ci ha accolto con il cuore. Ma nello stesso tempo i suoi racconti rassegnati, di chi ormai non vede che un gramo futuro per la sua comunità destinata a scomparire, ci hanno fatto pensare: d’altronde, a Montefosca abitavano 300 persone, oggi soltanto 30... Riusciremo mai a contrastare questa tendenza? E riuscirà un cammino bello e importante come il Sentiero Italia - attraverso un turismo dolce e consapevole - a portare nuova linfa a queste comunità di montagna?”. La sfida è grande, la partita è aperta.