
Ecco gli approfondimenti dedicati:
- Presentazione della Guida Verde Giappone
- Intervista a Laura Imai Messina, autrice dei "Percorsi d'autore" della guida
- Intervista a Patrick Colgan, autore dei testi di visita della guida
- Intervista a Francesco Comotti, autore della sezione "Popoli culture ambiente" della guida
Francesco Comotti è professore di lingua e civiltà giapponese al Liceo linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo, uno dei pochissimi professori di ruolo di lingua giapponese nelle scuole superiori italiane. Ha vissuto e studiato a Hiroshima, città dove torna ogni anno. Esperto di letteratura moderna e contemporanea, oltre che di culture, usi e costumi nipponici, è fra i curatori dell’edizione italiana di "Manabou! Nihongo. Corso di giapponese per principianti" (Zanichelli 2019). Per la Guida Verde Giappone ha scritto sia la sezione introduttiva "Popoli culture ambiente", dedicata alla geografia, alla storia, alla cultura giapponese, sia il capitolo su Hiroshima e dintorni.
Quando finalmente sei riuscito a mettere piede in Giappone, la prima volta?
"Dopo il primo anno di Università. Ho preso un aereo e ho passato in Giappone tutto il mese di ottobre. La meta inevitabile è stata Kyoto: sia perché era il contesto ideale per vedere quello che stavo studiando, sia perché partivo squattrinato e volevo far base in un posto, senza dover muovermi troppo. Ricordo che alloggiavo in una pensione scalcinata, mi muovevo in bicicletta e giravo tutto il giorno da solo, dalle otto di mattina alle otto di sera, perlustrando la città in ogni minimo dettaglio. Volevo vederne ogni angolo! Tra l'altro ottobre è anche il periodo di grandi feste ed eventi, era stato bellissimo assistervi. Così come importante era stata l'esperienza alla Casa dello scambio culturale internazionale: pensa, gli stranieri potevano fare lezioni gratuite di giapponese, pagando solo qualche yen per le fotocopie".

Da allora sei tornato innumerevoli volte in Giappone, portandoci anche i tuoi studenti. Ma la tua città del cuore è un'altra...
"Sì, è Hiroshima. Per me è proprio una seconda casa. Pensa che la prima volta che ne avevo sentito parlare era stato attraverso un reportage di Turisti per caso, con Blady e Roversi, che mi aveva commosso. Alla fine dell'Università ho vinto una borsa di studio per laureandi e mi sono trasferito là per un anno. Alloggiavo fuori città, in un paesello vicino al campus famoso per il sake, nel mezzo delle risaie. Arrivai un giorno dopo gli altri a causa di un ritardo aereo: fu uno shock, dovetti fare da solo tutte le pratiche per l'immigrazione, le registrazioni, le assicurazioni... parlando in giapponese! Da un giorno con l'altro mi ritrovai a fare il giapponese in tutto e per tutto, persino a comprare i mobili per la casa. Ma fu solo l'inizio di una esperienza bellissima, in una città affascinante e complessa. Tanto che decisi di laurearmi e specializzarmi sulla letteratura della bomba atomica; e poi tornai a Hiroshima a vivere anche dopo laureato".
Per questo, nella Guida Verde Giappone, hai scritto anche il capitolo su Hiroshima. Ci dici qualcosa su questa città e che cosa hai voluto trasmettere nella Guida?

Hai scoperto anche qualcosa di nuovo, scrivendo la guida? Quali sono state le parti più difficili da affrontare?
"La parte che mi è piaciuta più scrivere è stata sorprendentemente quella naturalistica: non è il mio campo e ho dovuto studiare per affrontarla! Fin dall'inizio del lavoro, avevo deciso di basarmi principalmente su fonti giapponesi, in particolare sui manuali di storia e geografia utilizzati nelle scuole giapponesi: mi piaceva l'idea di far osservare il Giappone dal punto di vista con il quale il giapponese cresce. Certo, è uno dei tanti punti di vista e non necessariamente il più completo, ma volevo provare a dare uno spunto nuovo. L'idea ha funzionato egregiamente per la parte naturalistica e per la geografia politica. La parte più difficile da scrivere è stata invece quella storica, benché io sia più preparato sul tema, visto che è strettamente legato alla letteratura: in questo caso è stato complicato persistere con il punto di vista giapponese, ci sarebbe stato il rischio che la guida diventasse un lavoro per pochi eletti. Non sai la quantità incredibile di imperatrici, imperatori e samurai nominati nei libri, e l'attenzione tutta giapponese ai retroscena e alle personalità... Ho provato a sintetizzare per dare spunti ai lettori su legami tra templi e fatti storici, tra luoghi di visita e personaggi, provando anche ad affrontare periodi poco noti, come la preistoria giapponese".
E sulla lingua, che è il tuo pane quotidiano, visto che la insegni tutti i giorni?
"Ho voluto parlarne in relazione al sistema scolastico giapponese. La scrittura è parte integrante di come un giapponese pensa la sua lingua. I giapponesi pensano le parole in caratteri: lo studio della scrittura è una componente non secondaria di quanto imparano a scuola. Dico sempre ai miei studenti: per gli italiani ha suoni facili da riprodurre e non ha le tante difficoltà grammaticali dell'italiano, non esistono maschile o femminile, singolare o plurale, prima e terza persona... Ma per poter dire le cose le parole giapponesi sono infinite, la ricchezza lessicale è incredibile, frutto di un mix straordinario di apporti linguistici da tantissimi Paesi (compresa l'Italia per la musica e l'opera). Ci vuole tantissima pazienza a formare un vocabolario, anche per un madrelingua. E poi bisogna "attivare" la lingua, ovvero immergersi nel Paese, come è successo a me la prima volta che ho messo piede in Giappone".
Insegnamento del giapponese - foto Getty Images
Cosa consiglieresti a un turista che andrà per la prima volta in Giappone, quando si potrà farlo, con la Guida Verde in mano?
