Domani, venerdì 9 ottobre, è la Giornata sull'inquinamento luminoso. L'invito dei promotori, tra i quali figura l'Unione astrofili bresciani, diffuso anche via Facebook, è di abbassare e se possibile spegnere le luci alle ore 20. Ci prendiamo qualche riga per riflettere sull'iniziativa, che non è semplicemente un modo per osservare il cielo stellato dai balconi delle grandi città, attività romantica e un po' naïf.
Non giriamo gli interruttori solo per permettere agli astrofili di fare meglio il loro lavoro. E nemmeno per mero ambientalismo, anche se l'illuminazione notturna ha effetti negativi sull'ecosistema: alcuni animali, in particolar gli uccelli, vedono modificati il loro ciclo naturale notte - giorno; e la fotosintesi clorofilliana, che le piante svolgono nel corso della notte, subisce alterazioni a causa delle eccessive fonti luminose.
Spegnere le luci significa anche e soprattutto risparmiare. Risparmiare energia e quindi denaro, pubblico e privato. Tenere le luci soffuse ci permetterà inoltre di capire che non ci stiamo privando di nulla, in fondo, e di guardare non solo il cielo, ma il mondo che ci circonda con occhi diversi. Abbassiamo i riflettori su monumenti, chiese, palazzi. Non siamo (sempre) a Disneyland. Soprattutto, non spariamo riflettori verso il cielo: non abbiamo nessun Batman da chiamare.
Il cielo stellato è una componente essenziale del paesaggio, come una montagna, il mare, una foresta. Ed è un patrimonio di tutti, indistintamente. E va tutelato. Perciò inziiamo domani sera ad abbassare le luci e facciamo in modo che non sia la moda di una sera, ma una sorta di prova generale, il debutto di un gesto da ripetere sempre più spesso. Risparmiare energia oggi è un modo per dare fiducia e speranza al nostro domani. E poi, è innegabile, è bello riuscire a riveder le stelle.