L’aria che si respira a Melfi è quella di un Medioevo mistico, su cui aleggia la figura carismatica del sovrano Federico II di Svevia, che rese la città della Basilicata un punto di riferimento all’avanguardia per tutto il Sud Italia, nel XIII secolo. Abbiamo ripercorso le tracce che raccontano la sua storia, in compagnia di Giusi e Michelangelo Levita, della Pro Loco di Melfi che ci hanno guidato in questa ricerca con competenza e passione.
La figura di Federico II di Svevia è di certo una delle più carismatiche, misteriose e controverse del Medioevo europeo. Guerriero e filosofo, cacciatore e letterato, imperatore del “Sacro Romano Impero” e amico degli “infedeli” (cosa che gli costò la scomunica), c’è più di un mistero che lega Federico Stupor Mundi (come è stato definito dai suoi contemporanei) all’esoterismo e al culto delle stelle. Misteri a parte, ciò che è certo è che Federico ha accolto alla sua corte intellettuali e letterati, ha fondato a Napoli la prima università laica, ha promulgato la prima costituzione moderna e ha costruito un ponte con l’Islam, in un’epoca di scontri cruenti e fanatismo. Basterebbe questo per ricordarlo per sempre come un sovrano illuminato e colto, nonostante il Sommo Poeta abbia deciso di fargli trascorrere l’eternità tra le fiamme dell’inferno.
#basilicatadaraccontare - MELFI: La città di Federico II° from Dario Molinari
IL CASTELLO DI MELFI
La fortezza è di origine Normanna, costruita per ragioni strategiche e militari alla fine dell’XI secolo. In questo castello, nel 1090 nel corso del Concilio di Melfi III, il papa Urbano II indisse la Prima crociata in Terra Santa. Del resto, che da qui sia passata la storia lo si intuisce non appena ci si trova di fronte all’ampio fossato e al ponte (che un tempo era levatoio), protetto da due imponenti torri tra cui spicca, a destra, la Torre dell’Orologio, che ospita al suo interno lo splendido “Sarcofago di Rapolla”, creato da artisti dell’Asia Minore nel II secolo, recante sul coperchio la figura di una donna distesa. Nel XIII secolo il castello fu una delle dimore di Federico II. Da qui nel 1231 vennero promulgate le “Costituzioni melfitane”, un corpo di leggi all’avanguardia che regolamentavano il vivere comune e i rapporti tra il sovrano e i feudatari. Tra le sue pagine c’erano norme che prevedevano il diritto ereditario anche per le donne e pene capitali per chi si fosse macchiato di reati ambientali come inquinamento di laghi e fiumi o caccia ad animali a rischio estinzione.
Un’altra importante traccia del passaggio di Federico II in Basilicata si trova a pochi chilometri dal castello, nella cripta di Santa Margherita, una chiese rupestre del XIII secolo che conserva intatto il suo fascino sacro e ancestrale grazie ai bellissimi affreschi in stile bizantino che ne decorano le pareti. Impressionante l’opera conosciuta come il Monito dei morti (in gallery). È composta da due scheletri (in origine erano tre) sul lato sinistro che si contrappongono a un gruppo di tre persone per ammonirli circa la caducità della vita e il destino che condurrà anche loro, come tutti, all’inevitabile decesso.
NEI DINTORNI, IN BASILICATA
Castel Lagopesole: se siete sulle tracce di Federico II, questa è una meta da non perdere. Il piccolo borgo è infatti dominato dal castello, residenza di caccia dell’imperatore svevo. Come tutti i castelli che si rispettino, anche quello di Lagopesole ha il suo fantasma, si tratta di Elena Ducas, moglie di Manfredi, figlio di Federico. Pare si aggiri con una lanterna alla ricerca del marito, ucciso nella battaglia di Benevento.
INFORMAZIONI SU MELFI
Pro Loco Melfi: www.prolocomelfi.it
Castello di Melfi: www.beniculturali.it
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