In principio pareva che a Expo ci si dovesse andare solo in bicicletta. Anzi, a dar retta a certi annunci, col bike sharing elettrico. A mano a mano che la manifestazione prendeva quota, delle due ruote ci si è in pratica dimenticati. Poi sono giunte le proteste perché l'itinerario proposto da Expo era pericoloso e le informazioni erano generiche e lacunose. E in effetti il sito ufficiale invita a seguire i (trafficati e pericolosi) controviali di corso Sempione e viale Certosa aggiungendo «altresì è percorribile l'itinerario Greenroute, un percorso fra spazi nuovi della città e aree verdi, in gran parte in sede protetta. Attualmente questo secondo percorso è accessibile da via Papa (nei pressi di piazzale Accursio); entro il mese di maggio sarà accessibile da via Gattamelata (via Domodossola e viale Duilio)». Punto. Zero cartine, zero informazioni in più.
IN BICI A EXPO? SI PUÒ FARE
Per dirla in polemica: se c'è gente che con la bici arriva in Cina, riusciranno i nostri eroi a raggiungere Expo da piazza del Duomo? Complice la disponibilità di BikeMi, il bike sharing milanese (della bici elettrica a pedalata assistita parliamo più avanti) che ha messo a disposizione due e-bike, ci abbiamo provato. In estrema sintesi la risposta è: sì, si può fare. A patto di sapersi muovere in rete, avere un po' di dimestichezza coi quartieri di Milano (o in alternativa coi tracciati digitali), non arrabbiarsi e piantar lì al primo ostacolo. E, almeno informalmente, i responsabili della sicurezza all'ingresso di Expo confermano che il caschetto da bici può passare i controlli senza problemi, diversamente da quelli per moto.
CACCIA ALLA GREENROUTE
Cerca che ti cerca, il percorso della Greenroute per Expo si trova sul sito del Comune di Milano, in una pagina ad hoc dove si possono pure scaricare i file pdf della cartina e dell'elenco delle vie (vedi sotto i link). Gps alla mano l'itinerario è lungo 13 chilometri e spiccioli (quindi 26 andata e ritorno); ci abbiamo impiegato più o meno un'ora da Duomo a Cascina Merlata; si può fare più in fretta, ma il rischio è di metter sotto qualcuno, visti i molti tratti in comune coi pedoni.
ECCO COM'E' ANDATA - IL VIDEO
IL PERCORSO
Si parte da piazza del Duomo, seguendo l'asse pedonalizzato di via Dante per aggirare il Castello Sforzesco – e qui chi cerca di proseguire sulla ciclabile verso viale Alemagna finisce contro la recinzione di cantiere dei lavori – e puntare attraverso il parco Sempione sull'Arco della Pace (qui auto zero e rischi pure).
Di lì inizia il tratto più pericoloso, tra i camion e bus del controviale di corso Sempione fino a via Domodossola; l'attraversamento si fa a piedi, bici al fianco, perché il cantiere M5 blocca ancora il transito, poi di lì si aggira il Vigorelli in mezzo alle auto (la ciclabile c'è solo in senso opposto). Per scoprire che la nuova corsia di via Gattamelata è usata come area di sosta dagli abitanti. Da qui compaiono le indicazioni Expo, finora assenti.
Al termine, per piazza Gino Valle, al cui imbocco c'è addirittura un cartello con pianta (!), si attraversa l'area pedonale del Portello per ritrovarsi di nuovo in mezzo alle auto in piazzale Accursio, dove in via Papa inizia il tratto di marciapiedi “trasformati” in ciclabile che aggirano Monte Stella e avviano verso il quartiere Gallaratese. Lì si pedala nel verde, facendo lo slalom tra passeggini e cani in libera uscita, perché almeno metà percorso è nei giardini pubblici in comune con i pedoni. E si materializzano umoristici cartelli con l'indicazione “Slow” o “bici a mano”.
Passati Bonola e San Leonardo, al termine della ciclabile di via Borsa, trappola: le fronde di un albero nascondono la freccia a destra con la dicitura Expo. Chi sbaglia finisce al Media Center di Expo a Molino Dorino. Se invece la strada buona si (ri)trova, si percorrono alcune centinaia di metri di vie tranquille di quartiere (via Alex Visconti), per sbucare (altro "Slow") sulla rotonda davanti all'ingresso Expo di Cascina Merlata, dove 400 stalli per bici (deserti) e grandi rastrelliere di BikeMi (altrettanto solitarie) attendono i ciclisti candidati alla visita di Expo.
QUEL CHE FUNZIONA E QUELLO CHE NO
L'idea di andare in bicicletta fino a Expo non è da scartare: a parte il traffico di corso Sempione e viale Duilio (più il triste spettacolo del Palasharp abbandonato), l'immagine che scaturisce è di una Milano più green di quel che si immagina. A patto di seguire la Greenroute in una mattina di sole (illuminazione pubblica tutta da inventare per gran parte delle ciclabili), fuori dalle ore di punta del traffico, non avere bambini con sé e di essere disposti a vedere il percorso come un italian way alla pista ciclabile, comportandosi educatamente con i tanti pedoni incontrati (alcuni peraltro a passeggio sulla corsia delle bici senza motivo). Nove danesi – o tedeschi – su dieci si rifiuterebbero di chiamare “ciclabile” un simile mosaico di corsie col cordolo e senza, marciapiedi, controviali, e viali in terra battuta nei giardini pubblici.
UN PAIO DI SUGGERIMENTI
Volendo essere positivi, si può pensare alla Greenroute come a un itinerario a basso rischio, il che per Milano è già un mezzo miracolo. Il minimo sindacale sarebbe: cantieri chiusi, segnaletica uniforme (orizzontale e verticale), zero tratti in comune col traffico veicolare, multe a raffica per le auto che sostano sulla ciclabile. E, magari, piazzare un box con presidio “umano” alle stazioni BikeMi di Duomo e Merlata: tanti, specie gli stranieri, ti vedono in bici, ti chiedono informazioni, pasticciano sullo schermo del terminale e se ne vanno senza riuscire a prendere la bici. Se poi il box dispensasse cartine e consigli, sarebbe il top.
COME VA LA E-BIKE?
Le differenze delle e-bike (bici a pedalata assistita) rispetto alle “classiche” bici di BikeMi non sono moltissime. La prima cosa che salta all’occhio è il vistoso colore rosso che le distingue dal giallo “vecchia Milano”. Estetica a parte, per capire le differenze è necessario provarle. Sellino più ampio e confortevole, assenza del cambio a 3 velocità (al posto del selettore dei rapporti sul manubrio c'è il campanello); 5 led gialli indicano lo stato di carica della batteria, un freno a disco anteriore sostituisce quello a tamburo, mentre il cavalletto è più robusto e stabile. Le e-bike non hanno la possibilità di regolare, tanto meno disattivare, l’energia trasmessa dal motore alla ruota posteriore. Il funzionamento risulta essere piuttosto semplice e intuitivo: più la pedalata è lenta e costante più il motore aiuta facendo aumentare la velocità.
PRESTAZIONI E TARIFFE
Durante il nostro itinerario di 13 chilometri da piazza Duomo a Expo con la e-bike abbiamo consumato poco più di metà batteria (al termine si erano spenti 3 led su 5) ricavandone buone sensazioni in termini di stabilità, frenata e maneggevolezza. Non aspettatevi prestazioni riservate ai modelli più costosi che potete aver provato in giro, tuttavia l’aiuto nella pedalata, soprattutto su percorsi medi (al di sopra dei 5 chilometri) si sente: si va più veloci e si fatica di meno. Che non è poco, soprattutto con il caldo di questi mesi. Le tariffe di Bikemi: un'ora e mezza di noleggio della e-bike costa 1,75 euro, solo 1 euro la bici tradizionale a tre rapporti; l'abbonamento giornaliero costa 4,50 euro.
LA NOSTRA MAPPA DELLA GREENROUTE
INFORMAZIONI
- Sopra, all'interno del testo, il video della nostra esperienza
- Sotto, in forma di allegato zippato, il file .gpx del tracciato da piazza del Duomo al parcheggio biciclette di Cascina Merlata, a fianco dell'omonimo ingresso di Expo.