LA SPECULAZIONE DI CALVINO
“Se prima la rendita immobiliare, che pure era commisurata a fabbisogni reali, veniva contrastata anche dall’agire pubblico, oggi è diventata il motore stesso dello sviluppo, così si finisce per costruisce indipendentemente dall’utilità” aggiunge Edoardo Salsano, architetto e anima del sito eddyburg.it. Ma nel corso di questi decenni è cambiato anche il modo di costruire. “Assistiamo a un fenomeno di suburbanizzazione, la città è diventata diffusa: sono nati quartieri a bassa intensità abitativa che saturano ogni spazio libero. Siamo all’apoteosi di quella che Cederna chiamava la crosta di cemento e asfalto” racconta Salsano. Capannoni, svincoli, villette con giardino che grattano all’agricoltura e alla natura i residui terreni liberi. “È la nuova desolante forma del paesaggio italiano” scrive Settis in Paesaggio, costituzione, cemento. “Stiamo tradendo il nostro modello urbanistico storico” rincara Salsano. Compromettendo un paesaggio identitario, ma anche una risorsa ambientale. E i rischi non sono solo paesaggisti. “Il suolo è una risorsa multifunzionale” spiega Paolo Pileri. “Produce cibo, trattiene anidride carbonica, regola la temperatura ed è fonte di biodiversità. Servizi ecologici non monetizzabili ma fondamentali per il futuro”. Non solo.
CONSUMO DI SUOLO ZERO A CASSINETTA
“Continuare a impermeabillizzarlo con colate di cemento e asfalto ha come conseguenza diretta le alluvioni e le frane di questi anni. Un costo di oltre tre miliardi l’anno”. E allora, tutto è perduto? Non ancora. “Anche se bisogna tener conto che i consumi di suolo sono irreversibili e il territorio non è infinito” chiosa Pileri. Una speranza arriva da Cassinetta di Lugagnano, comune di 1.800 abitanti in provincia di Milano all’interno del parco del Ticino. Nel 2007 l'allora sindaco Domenico Finiguerra, primo in Italia, ha adottato un piano regolare a crescita zero. “Si tratta di un Pgt che non contiene previsioni di crescita dell’insediamento, ma traccia una linea rossa intorno all’abitato. Un piano che non invade le aree destinate all’agricoltura, ma riqualifica le zone industriali e gli immobili esistenti” spiega Finiguerra. “Niente di rivoluzionario” tiene a sottolineare. “In Germania è una prassi normale. Fin dal 1988 la legge Merkel definisce obiettivi imperativi di riduzione dei consumi di suolo”. L’autoimposto diktat tedesco è passare da 130 a 30 ettari al giorno entro il 2020, fino ad arrivare alla crescita zero entro il 2050.
“E invece in Italia ci fanno passare per estremisti. Ma non siamo ambientalisti radicali: noi il cemento lo usiamo, non vogliamo tornare all’epoca della candela. Però vogliamo un’edilizia diversa, che non consumi suolo”. L’intrepida Cassinetta ha fatto scuola: l’esempio è stato seguito da altri piccoli Comuni del milanese (Solza, Pregnana Milanese, Ozzero e Ronco Briantino) e i principi ispiratori sono stati fatti propri anche dalla Provincia di Torino. Per farlo gli amministratori rinunciano ai cospicui introiti di urbanizzazione. Dal 2001 infatti una legge del governo Amato autorizza i Comuni a utilizzare il 50% dei soldi che i costruttori versano per contribuire alle spese di urbanizzazione delle nuove case per coprire le spese correnti, ovvero servizi ai cittadini, stipendi e bollette. “E con il Milleproroghe del 2009 la quota è salita fino al 75%. Siamo nella sciagurata situazione per cui i Comuni per far cassa e star dentro i limiti del Patto di stabilità svendono il proprio territorio”, aggiunge Pileri. “Anche per noi gli oneri sarebbero fondamentali per pareggiare il bilancio. Però ci siamo organizzati tagliando il superfluo, usando la fantasia e ispirandoci alle buone pratiche di altri Comuni” aggiunge Finiguerra. La situazione è paradossale: i Comuni virtuosi attenti al futuro del territorio sono a corto di fondi; quelli che lo devastano ricevono denari pubblici per contribuire alla devastazione.
Occorre invertire la logica e in questo senso le proposte sono diverse. “Il primo passo è abolire la legge sciagurata che permette ai Comuni di finanziare le spese con gli oneri di urbanizzazione, altrimenti il circolo vizioso non si interromperà” tuona Pilieri. “Poi dovremmo concentrarsi sul riuso - sostiene Salsano -. Iniziamo a censire l’esistente, dalle aree dismesse agli immobili sfitti, poi eleboriamo un piano di riutilizzazione per dare una casa a tutti senza sottrarre altra terra al ciclo della natura”. Per farlo occorre avviare una decisa rivoluzione culturale nella percezione del suolo. “Per questo abbiamo fondato il forum Salviamo il paesaggio” racconta Finiguerra. “Primo obiettivo: la raccolta di firme per promuovere una legge di iniziativa popolare che definisca il suolo un bene pubblico”. Calvino descriveva gli anni della speculazione edilizia “un’epoca di bassa marea morale”, che l’acqua stia cominciando a risalire?