Nella sua totalità la Ciclopista del Sole (CPS), come è stata pensata da FIAB, dovrebbe essere un itinerario cicloturistico dalla lunghezza di 3.000 km. Presentato per la prima volta nel 1991 al “VeloCity” di Milano, nelle intenzioni dei suoi membri vorrebbe collegare tutto il Paese dal Brennero alla Sicilia, Sardegna compresa. L’obiettivo di questo progetto è infatti di raccordare le varie infrastrutture per permettere di percorrere in bicicletta ed avere davanti a sé centinaia e centinaia di chilometri di pista ciclabile su cui pedalare in sicurezza per qualche ora come per giorni e giorni. Sul percorso principale difficoltà tecniche non ce ne sono. Solo la variante a Merano prevede il passaggio lungo i tornanti del passo di Monte Giovo tra Vipiteno e San Leonardo in Passiria.
Attualmente in territorio italiano è già realizzato il tratto che dal Brennero arriva a Mantova. Si può imboccare la ciclopista anche al confine di Dobbiaco per proseguire sui margini dell’Isarco fino a Bolzano. Ora è l’Adige a tracciare la via ciclabile fino a Trento, Borghetto per poi transitare in Veneto. Tappa a Peschiera del Garda, prima di pedalare sulla storica ciclovia Peschiera-Mantova che conduce in terra lombarda. Da qui si tocca Pozzolo e Andes, per proseguire fino alle rive del Po. Il completamento della Ciclovia che arriva fino a Bologna e poi a Firenze è quindi fondamentale perché nei prossimi anni il nostro territorio entri a far parte di una delle più importanti rotte europee del cicloturismo.
Il 22 gennaio scorso è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la versione definitiva del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti relativo alla “Progettazione e realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche”. Il provvedimento è visto come un buonissimo punto di partenza dalla comunità ciclistica e dalle associazioni e istituzioni in prima linea per rendere l’Italia un Paese davvero ciclabile, attraversato da una rete di infrastrutture che possano attivare economie green e virtuose. Molto in verità era già stato messo nero su bianco dallo stesso ministero e dalla Conferenza Stato-Regioni con la stesura del documento programmatico “Connettere l’Italia”, che disegnava la strategia complessiva di programmazione dello sviluppo infrastrutturale e dei trasporti, individuando città chiave e poli turistici.
Oltre alla Ciclovia del Sole, il sistema nazionale prevede la realizzazione altri nove progetti: Ciclovia Ven-To da Venezia a Torino, Ciclovia dell’Acqua da Caposele (AV) a Santa Maria di Leuca (LE), Ciclovia GRAB Roma – Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, Ciclovia del Garda, Ciclovia della Magna Grecia da Lagonegro (PZ) a Pachino (SR), Ciclovia della Sardegna, Ciclovia Adriatica da Lignano Sabbiadoro (UD) al Gargano, Ciclovia Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia, Ciclovia Tirrenica dal confine Francia-Italia a Roma.
Ci si muove nella fase attuativa forti di due atti legislativi. Il Decreto del 22 gennaio 2019 che ha messo in sicurezza i 362 milioni di euro stanziati nella Legge n. 208 del 2015, stabilendo anche le modalità con cui si dovrebbero realizzare gli interventi che saranno gestiti dalle Regioni e dalle Province autonome. Mentre lo scorso 29 novembre 2018 è stato emanato il Decreto del MIT “Progettazione e realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche” che nel triennio 2016-19 vuole ripartire oltre 161 milioni di euro per le 10 ciclovie del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche. Alla Ciclovia del Sole Verona-Firenze verranno assegnati circa 16 milioni di euro.
Inoltre per gli anni 2020-24 il Ministero procederà con un successivo decreto individuando per ciascuna ciclovia ulteriori progetti che rispondano ai criteri qualitativi previsti per complessivi 200 milioni di euro (40 milioni per ogni anno).
La Ciclovia del Sole non vuole essere soltanto una ambiziosa infrastruttura. Forse l'aspetto più volubile e interessante del progetto sta nelle ricadute economiche che potrebbe generare sui territori che vengono attraversati dal tracciato. I ciclisti e i loro accompagnatori si aspettano innanzitutto una comunità dell’accoglienza che fornirà servizi indispensabili come alloggi (bikehotel), ristorazione, assistenza a ciclisti e camminatori (noleggio, trasporto bagagli, officine, ricambi), intermodalità (in particolare treno + bici), accoglienza dedicata nei luoghi della cultura e nelle riserve naturali. Ma, allo stesso tempo, una comunità che sappia immergere il viandante nello spirito dei luoghi che attraversa, nelle loro tradizioni e aspirazioni, nel loro carico di umanità. Una comunità capace di un dialogo vero con chi, viaggiando lentamente, ha un genuino desiderio di scoprire i territori. Il ventaglio di possibilità professionali è amplissimo.
Perché è proprio da tale dialogo che i territori attraversati dalla Ciclovia possono trarre i giusti vantaggi anche in termini di sviluppo sociale ed economico. Stiamo parlando infatti non solo delle grandi città d’arte ma di territori a volte lontani dalle principali vie di comunicazione e dai grandi hub turistici: paesaggi fluviali poco noti, piccoli borghi carichi di storie, luoghi colpiti dal terremoto che stanno caparbiamente rinascendo, terre appenniniche. La Ciclovia deve essere una grande occasione anche per costruire nuove possibilità di occupazione. Un “ecosistema turistico”, un paesaggio naturale e culturale capace di infondere nuova linfa vitale nelle comunità, e un significativo miglioramento del sistema dei servizi. Un progetto fondamentale per il bene comune, che seguiremo chilometro dopo chilometro.
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