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Il mutamento del clima e il conseguente riscaldamento del Pianeta stanno mettendo in ginocchio il sistema glaciale del Globo. Da tempo i catastrofisti dicono che con lo scioglimento dei Poli e l'aumento del livello del mare molte coste saranno sommerse e le città in riva al mare inondate dall'acqua.
Ma in realtà come stanno andando le cose? E in Italia quanto stanno diminuendo i ghiacciai? E l'inverno appena concluso con le abbondantissime nevicate in alta quota non può far sperare in un rallentamento della regressione dei ghiacci?
A tutte questa domande ha provato a rispondere all’Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti “Aperitivo Expo 2015”, il professor Claudio Smiraglia, eminente glaciologo e socio onorario del Cai, che ha presentato la sua ultima opera frutto di un corposo lavoro, svolto in equipe con i suoi collaboratori: il nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani.
Si tratta di ambizioso progetto realizzato dall’ateneo milanese e dall'azienda produttrice dell'acqua minerale Levissima, in collaborazione con il Comitato Everest-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l’obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.
Claudio Smiraglia ha fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni ’50 a oggi, per capire lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. Per esempio nel gruppo montuoso di Cima Piazzi, in alta Valtellina, in mezzo secolo la massa glaciale si è ridotta del 60 per cento.
Sono 896 i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), a eccezione di tre ghiacciai, che presentano un’area superiore ai 10 km2: quello dei Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d’Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia-Trentino. Quest’ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell’intera area glaciale italiana (105 km2). Una curiosità: tutti i ghiacciai italiani sono sulle Alpi, salvo due, ridotti ai minimi termini, sul Gran Sasso, in Appennino.
Per quanto riguarda le abbondanti nevicate del 2013-2014 si avrà un effetto positivo sui ghiacciai solo se le prossime estati saranno fresche e piovose, ha precisato Smiraglia. Ma pochi, salvo i glaciologi più appassionati, si augurano ciò...
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