L'area protetta del lago Bianco, uno specchio d’acqua alpino che si trova a 2.607 m d’altitudine all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, tornerà ad essere integra, ripristinata allo stato che era stato alterato dai lavori di cantiere finalizzati ad alimentare i cannoni sparaneve sulle piste del comprensorio di Santa Caterina Valfurva.

Dopo un sopralluogo congiunto del personale di Parco Nazionale dello Stelvio, Comune Valfurva e Regione Lombardia, è stato infatti deciso il ripristino dei danni inferti all’area protetta.

La decisione è arrivata anche grazie al lavoro delle associazioni di protezione ambientale dell’Osservatorio del Parco Nazionale dello Stelvio e del Comitato Salviamo il Lago Bianco.

Le associazioni avevano sostenuto la necessità di interventi di bonifica, restauro, ripristino e rinaturalizzazione a seguito della delibera del 26 aprile scorso di interrompere i lavori che avrebbero permesso l’utilizzo delle acque del lago Bianco per alimentare impianti di innevamento artificiale sulle piste del comprensorio locale.

Il Lago Bianco è un luogo di straordinaria bellezza a 2620 metri di altitudine, dove la natura sfida le alte quote con habitat rari, e per questo protetto dalle Direttive europee “Uccelli” (2009/147/CE) e “Habitat” (92/43/CEE), tutelato come Riserva Tresero Dosso del Vallon, nonché ricompreso nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio.

Nonostante questo stato di protezione, lo scorso anno è stato aperto un cantiere con l’obiettivo di sfruttare le acque del lago per alimentare il sistema di innevamento artificiale a servizio delle piste di Santa Caterina Valfurva.

Lo scavo, inizialmente previsto di 1.7 km, è stato interrotto grazie alle azioni di Associazioni e Comitato, ma ora sul terreno rimane una cicatrice ben visibile di 15-20 m di larghezza e 100 m di lunghezza, con un’estensione complessiva di 1500-2000 metri quadrati.

La vigilanza dei cittadini e del Comitato Salviamo il lago Bianco prima, e l’intervento dell’Osservatorio delle Associazioni (CAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF) successivamente, hanno condotto a portare le Autorità competenti sul posto, per constare lo stato dei luoghi e valutare le misure di ripristino più idonee alla quota di 2620 m s.lm.

Il 26 luglio scorso, i rappresentanti delle parti si sono incontrati al Lago Bianco e hanno concordato che le misure di ripristino saranno condotte con modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica, si sta riprendendo. Il tubo che emerge tristemente dal fondo del lago, come un tributo pagato all’industria dello sci, sarà rimosso.

“Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi”, affermano cittadini e Associazioni dell’Osservatorio. “È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette”.

La mancanza di un Piano del Parco e di un Regolamento approvati espongono maggiormente questi territori ad appetiti economici di varia natura. Le Associazioni dell’Osservatorio auspicano che Regione e Comuni assumano un atteggiamento virtuoso e vogliano giungere presto ad una proposta di Piano e Regolamento condivisi da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.