In Italia le chiacchiere sulla tutela del territorio si sprecano. Quasi sempre dopo una catastrofe ambientale e paesaggistica il dibattito si infervora per qualche giorno per poi tornare nell'oblio. Per fortuna ci sono luoghi in un cui imprenditori, cittadini e istituzioni comunali decidono, insieme, di dedicare tempo, spazio e pensieri alla conservazione e riqualificazione di un patrimonio unico al mondo. È quello che è successo recentemente nel piccolo paese di Santo Stefano di Sessanio, in Abruzzo, dove il comune ha recentemente adotatto un documento programmatico che definisce l'inedificabilità di alcune aree di pregio (circa 500mila metriquadrati) a ridosso dell'insediamento storico in precedenza trasformabili per l'espansione. Questa iniziativa rappresenta un unicum in Italia che non possiamo far altro che sperare sarà adottata da altre realtà perché è proprio da questi piccoli passi che si può cambiare davvero.
A Santo Stefano lo stanno capendo già da qualche anno anche grazie al lavoro straordinario di Daniele Kilhgren, imprenditore italo-svedese che, un po' di tempo fa decise di investire in un'iniziativa apparentemente folle, ma assolutamente geniale: creare un albergo diffuso ricavando stanze e ristorante negli spazi delle vecchie case del paese, prevalentemente in declino. È nato così Sextantio, un progetto dove eleganza, charme e ruralità dialogano senza tabù. Una filosofia di turismo completamente diversa dagli standard che ha conquistato il mondo (e molti premi) diventando un esempio che coniuga l'imprenditorialità e la valorizzazione del patrimonio. È anche per questo che è fondamentale procedere anche con il restauro (o meglio la ricostruzione) della celebre torre medicea crollata nel 2009 a causa del terremoto che ha scosso l'intera regione. Recuperare il patrimonio che già c'è senza edificare nuovi palazzi è la strada giusta. A Santo Stefano di Sessanio l'hanno capito. Speriamo che molti altri comuni seguano lo stesso esempio.