E di spiritualità parla anche in questo nuovo libro, Saigoku, dedicato al più antico pellegrinaggio giapponese, quello dei 33 templi che ha come teatro il Kansai, tra Kyoto, Nara e Osaka. Templi con 1300 anni di storia, tutti consacrati a una diversa manifestazione della medesima divinità, Kannon, la dea buddhista della misericordia. Una divinità da cui i credenti, ma anche quelli che ci credono relativamente, vanno per chiedere un qualche aiuto concreto, che da una parte può essere un parto facile, dall’altra una mano per superare un esame, o trovare un marito. Luoghi in cui convivono tutte le contraddizioni del Giappone moderno tra fede e spiritualità, capitalismo sfrenato e tradizione.
Città, montagna o lago, in tutti i templi i giapponesi – scrive Noteboom – «cercano comunque ristoro dalla loro Paese sovraffollato e dalla loro società regolamentata, sottoposta a ogni tipo di leggi visibili e invisibili». Ma sono pur sempre Giappone, ovvero un universo di simboli diversi, e spesso per noi difficilmente intellegibili. E così, spiega lo scrittore olandese, ti muovi in un universo estraneo carico di significato che ti scivola via, che ti tranquillizza anche senza capirci niente. Forse devi essere un poeta, o un giapponese per capirlo veramente, ma poco importa, sembra dirci Nooteboom: alla fine sarà stato bello lo stesso.