Consideriamola pure una sfavorevole congiunzione astrale, dato che si tratta di scelte fatte da governi diversi da quello italiano: l’invecchiamento delle infrastrutture straniere, comunque, sta per giocare un brutto scherzo al nostro Paese. Con importanti ripercussioni sia sul traffico merci, fondamentale per le nostre esportazioni, sia per i flussi turistici che nei prossimi anni potrebbero incontrare notevoli ostacoli nell’avvicinarsi alle delizie del Bel Paese.
La prima brutta notizia è infatti che trent’anni di rinvii nei lavori di manutenzione del tratto ferroviario che, sul lato austriaco, sale da Innsbruck al valico del Brennero hanno fatto sì che si debba mettere in cantiere il completo rifacimento della linea: a stare alle carte degli ingegneri ciò comporterebbe almeno sei mesi di chiusura della ferrovia del Brennero e, data la vicinanza con l’autostrada, alcune limitazioni del traffico su gomma. Solo dopo lunghe trattative tra le autorità tirolesi e il governo di Vienna si è ottenuto di scaglionare l’intervento su più annate, probabilmente tre o cinque: a partire dall’estate 2012, comunque, la linea sarà completamente chiusa in agosto; nei mesi di giugno, luglio e settembre l’asse Brennero-Innsbruck sarà operativo soltanto su un binario e con velocità ridotta.
Quali saranno le conseguenze per i turisti? Difficile prevederlo, dato il forte traffico che già oggi si incolonna lungo il Brennero. Quello che è certo è che si prevede un tale sovraccarico di autocarri in transito che le autorità di Alto Adige e Tirolo per limitare gli ingorghi ipotizzano di fermare i camion nei piazzali degli autoporti di Verona Quadrante Europa, Trento e Bolzano in direzione Germania (oppure Rosenheim, Wörgl e Innsbruck in direzione Italia), riunendoli in convogli a orario cadenzato che viaggerebbero scortati dalla Stradale.
La seconda novità, fors’anche peggiore, riguarda invece l’asse del San Gottardo, snodo essenziale per le comunicazioni tra Italia e Nordeuropa attraverso la Svizzera. Il tunnel autostradale, lungo quasi 17 chilometri e inaugurato nel 1980, entro il 2020 dovrà essere completamente risanato con un costo di oltre 600 milioni di euro. Bilancio: mille giorni di lavori, ovvero tre anni abbondanti di chiusura lungo un percorso che – a parte qualche avventuroso disposto a salire al passo (2108 metri) – ha alternative impervie e con strade tutte da valutare quali quelle di Sempione e San Bernardino.
Unica consolazione: a fine 2016 dovrebbe essere aperto il nuovo tunnel ferroviario del S. Gottardo, galleria che potrebbe contribuire a decongestionare gli itinerari alternativi dal traffico merci. Anche se l’idea di spostare su treno gli oltre 20mila veicoli che mediamente transitano ogni giorno è del tutto impraticabile. Per ora le autorità di Berna non hanno ancora definito un calendario di cantiere: si sta ancora valutando se puntare su una chiusura unica del tunnel, nella speranza di accorciare i tempi dell’intervento, oppure se diluire l’operazione su più anni (da 5 a 7) fermando il traffico per tranche di 5-6 mesi alla volta.
Una cosa è certa. Nei prossimi 10 anni, valicare le Alpi in auto o in treno rischia di trasformarsi in un’autentica impresa, con un danno certo per i flussi di turisti stranieri in arrivo in Italia. C’è davvero il rischio di replicare il celebre titolo del Times, uscito in occasione di un nebbione che aveva fermato i ferry sulla Manica: “il Continente è isolato”. Ma un’”Italia isolata”, e per più anni, rappresenterebbe un grave colpo per l’industria turistica nazionale. Senza dimenticare i contraccolpi che tutto ciò potrebbe causare nel 2015, quando l’Expo a Milano dovrebbe far arrivare alcuni milioni di visitatori in più rispetto al solito…