Di Carlo Levi, figura importante della storia e della cultura italiana del Novecento, il grande pubblico conosce quasi esclusivamente "Cristo si è fermato a Eboli", il romanzo che lo rese uno dei maggiori portavoce della questione meridionale nel secondo dopoguerra. Noi, al Touring, lo nominiamo spesso in relazione ad Aliano, il borgo lucano immerso tra i calanchi che è oggi è certificato con la nostra Bandiera Arancione: qui Levi trascorse il suo periodo di confino, negli anni del Fascismo, e qui volle essere sepolto per mantenere la promessa di tornare che aveva fatto agli abitanti lasciando il paese. A lui ad Aliano è dedicato il Parco letterario che permette di scoprire quegli anni, tra impegno e quotidianità, e promuove iniziative alla memoria.

Carlo Levi, però, non fu soltanto attivista antifascista e scrittore. In pochi sanno che fu anche pittore, anzi, che la carriera di pittore venne ben prima di quella di scrittore, che gli procurò la fama. A far luce su quest'attività, a 120 anni dalla nascita (Levi nacque a Torino nel 1902), è il MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro, che fino al 19 giugno presenta una grande antologica con 89 opere tra dipinti, disegni e incisioni, datate dal 1925 ai primi anni Settanta. 


Carlo Levi dipinge per le strade di Grassano, in Basilicata, durante le riprese del documentario di Giulio Petroni, L’occhio del Mezzogiorno, 1954, gelatina ai sali d’argento. Roma, Fondazione Carlo Levi, Fondo fotografico

LA PITTURA

Si scoprono così i primi dipinti dell'artista (1925-30), che mostrano le città del giovane Levi (Torino, dove è nato, Parigi e Alassio, in Liguria, dove la sua famiglia possiede una casa sulla collina); poile opere che documentano la sua formazione di artista europeo e l’intenso dialogo con l’arte francese; poi ancora le stagioni successive, seguendo l’evoluzione della “grafia ondosa”, l’inconfondibile cifra stilistica che anima gli autoritratti, i ritratti, i paesaggi e le nature morte.

"La pittura di Carlo Levi è un diario, una biografia" dice l'introduzione alla mostra: le sue opere parlano del confino in Lucania, raccontano della guerra, della Liberazione e così degli incontri, delle persone amate, come il Ritratto di Linuccia Saba, sua compagna di una vita, figlia del grande poeta Umberto. "Tutto per Carlo Levi è ritratto: il genere canonico della storia dell’arte è per lui uno strumento di conoscenza, affettivo ed empatico". La sala che chiude l’antologica presenta, per la prima volta in Italia, 12 carte appartenenti al ciclo della cecità, un nucleo di disegni nati dal buio mentre l'artista è convalescente da un’operazione agli occhi, che testimoniano la ricerca nelle profondità dell’inconscio e della memoria.


Paesaggio di Alassio, 1933, olio su tela, 50 x 60 cm.  Firenze, Musei Civici Fiorentini, Museo Novecento​


Ritratto di Linuccia Saba, 1944-1945, olio su tela, 38 x 46 cm.  Trieste, Collezione RAI, Sede regionale Friuli Venezia-Giulia. Photo Marco Covi​

LA SARDEGNA
La mostra tratta anche il rapporto tra Levi e la Sardegna - pure il titolo dell'esposizione, Tutto il miele è finito, deriva dal libro sulla Sardegna che l'artista pubblicò con Einaudi nel 1964. Levi si recò infatti sull'isola nel 1952 e 1962: di quei due viaggi rimangono appunto i resoconti confluiti nel libro e un nucleo di fotografie del 1952, cui in mostra vengono affiancate altre affascinanti immagini in bianco e nero di Federico Patellani (scattate nel 1950) e di János Reismann (nel 1959), fotografi amici di Levi e coinvolti in vari progetti sardi. Introducendo "Tutto il miele è finito" nel 1964, Carlo Levi paragonava il suo libro a un ritratto: “Così, questo scritto, che non è né un saggio, né un’inchiesta, né un romanzo, ma un semplice, laterale capitolo di quella storia presente che tutti viviamo, o scriviamo, in noi e fuori di noi, mi sembra possa assomigliarsi piuttosto a un ritratto, a un tentativo, soltanto accennato e parziale, di ritratto di una persona conosciuta nel tempo, il cui viso racconta e comprende, oggi, i diversi momenti della sua storia. È, questa persona, soltanto la Sardegna?”.
 
La riflessione è stimolata anche da un progetto speciale, concepito appositamente per la mostra, in cui Vittoria Soddu (classe 1986) rilegge nel presente il libro, partendo dalla fras“Qui nella contemporaneità si sono mescolate le carte; qui nell’isola dei sardi ogni andare è un ritornare”. “La scelta di Vittoria Soddu, artista che lavora nel campo ibrido fra performance, moving image e sound sculpture è guidata da un approccio più sperimentale di raccordo con il pubblico. Il nostro team di produzione si è messo al servizio del percorso creativo di un’artista così innovativa secondo un principio di accostamento, sovrapposizione e contaminazione di linguaggi diversi. Una sfida per i futuri format, da sperimentare con i nuovi spettatori e le nuove piattaforme, creando insieme una nuova visione di Sardegna”, spiega Gianluca Aste, presidente di Fondazione Sardegna Film Commission.


Pagina da Carlo Levi, Solitudine e pastori, “L’Illustrazione Italiana”, n. 7, luglio 1952​


János Reismann, Sardegna. Vista con passante [Chiesa di Santa Caterina, Orune], 1959, stampa alla gelatina bromuro d’argento su carta, 182 x 239 mm. Hungarian Museum of Photography, Kecskemèt, Hungary 

IL VOLUME

La mostra, che si avvale della collaborazione della Fondazione Carlo Levi di Roma e dei prestiti di musei, collezioni pubbliche e private, è accompagnata da un importante catalogo edito dalla Società Editrice Allemandi per il MAN. Introdotto da Luigi Fassi, il volume propone un ampio corredo iconografico con le tavole a colori delle 89 opere esposte in mostra, le fotografie dell’Album di viaggio di Carlo Levi, i bianchi e neri di Patellani e Reismann e documenti d’epoca. Non solo: riporta all’attenzione i primi reportage dello scrittore-inviato sull’isola, pubblicati sulla rivista “L’Illustrazione Italiana” e sul quotidiano “La Stampa”, riproponendo in antologia 4 testi dei 17 articoli poi confluiti nel libro del 1964. Da segnalare anche i numerosi saggi critici di Giorgina Bertolino, Francesca Congiu, Valeria Deplano, Elisabetta Masala e la conversazione tra Vittoria Soddu e Nevina Satta, Micaela Deiana, Marco Piredda della Fondazione Sardegna Film Commission.

In "Tra parole e immagini. Carlo Levi, Federico Patellani, David Seymour, János Reismann e la Sardegna", Elisabetta Masala affronta per esempio il legame tra parole e immagini nella ricerca di Carlo Levi, nella specifica cornice dell’esperienza sarda - ne emerge il profilo di uno scrittore appassionato, “che subì costantemente il fascino della fotografia, collezionando immagini amatoriali e lavori di fotografi professionisti e, in parallelo, servendosi a più riprese di fotografie per accompagnare articoli e racconti di viaggio”.

CARLO LEVI: TUTTO IL MIELE È FINITO LA SARDEGNA, LA PITTURA a cura di Giorgina Bertolino | Pubblicazione Società Editrice Allemandi per il MAN di Nuoro, Copertina - Courtesy Società Editrice Allemandi
INFORMAZIONI

Carlo Levi - Tutto il miele è finito. La Sardegna, la pittura. A cura di Giorgina Bertolino
MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro, fino al 19 giugno
Sito web www.museoman.it

Catalogo acquistabile anche sul sito web della Società Editrice Allemandi