Meno di due ore per percorrere le 400 miglia (640 km) che separano Los Angeles da San Francisco: il sogno dei treni ad alta velocità made in Usa è a un passo dall’infrangersi, nonostante oggi per coprire la stessa tratta ci vogliano circa 12 ore. E, soprattutto, nonostante il presidente Obama abbia già dato la disponibilità a firmare un assegno da 7,6 miliardi di dollari per finanziare in 15 Stati la nascita della rete High-Speed Rail. Il progetto dell’alta velocità statunitense, infatti, segna il passo da tempo e la dichiarata opposizione dei candidati repubblicani alle prossime elezioni di novembre ne costituisce, di fatto, il certificato di morte.
Può sembrare un paradosso, ma il principale ostacolo al progetto si sono dimostrate le compagnie ferroviarie stesse. Società che, a differenza di quanto accade in Europa dove esiste una chiara separazione tra proprietà della rete (binari, segnali e stazioni) e dei mezzi di trasporto (locomotive e vagoni), hanno nei fatti il totale controllo di intere porzioni di infrastruttura. E non hanno nessuna intenzione di mettere in discussione il loro modello di business, impostato sulla logistica del traffico merci, per far passare sui loro binari i convogli passeggeri.
Emblematica, in questo senso, una recente replica di Union Pacific e Norfolk Southern ai tecnici della California High Speed Rail Autority che proponevano di affiancare e interfacciare per oltre 200 miglia i binari dell’alta velocità al corridoio merci già esistente: “affiancare treni che viaggiano a 300 all’ora a convogli commerciali che marciano a 110 può solo creare caos; non parliamo poi dei problemi creati dai cantieri di costruzione, la cui presenza limiterebbe l’operatività dei binari esistenti”. Quanto all’associazione delle compagnie ferroviarie, il commento del presidente della Association of American Railroad, John Gray, al progetto HRS è a dir poco lapidario: “le società che rappresento negli ultimi 30 anni hanno investito nella rete qualcosa come 460 miliardi di dollari; non sarà una sovvenzione pubblica da qualche bilione (miliardo di dollari) a farci cambiare strada”.
L’ultima spiaggia, per il progetto californiano (ma sulla costa est le cose vanno pure peggio), è rappresentata dagli investitori cinesi, galvanizzati più che dalla spesa – 42 miliardi di dollari per la sola Los Angeles-San Francisco – dall’effetto shock per il pubblico statunitense di veder correre lungo il corridoio costiero del “selvaggio West” treni made in China. Treni ad altissima tecnologia progettati, finanziati e costruiti dai pronipoti dei celestials, i manovali cinesi sfruttati (e morti) a centinaia poco meno di un secolo e mezzo fa per realizzare la Pacific Railroad e congiungere, nel 1869, i binari dell’Est e dell’Ovest americano.