Apre il 21 gennaio alla Royal Academy of arts la mostra di opere di David Hockney “A bigger picture” che, fino al 9 aprile, riporterà in auge una forma d’arte un po’ sottotono negli ultimi anni, la pittura. L’attesa per il grande evento è spasmodica. Tutti i principali quotidiani inglesi ne parlano e le tv mandano a ciclo continuo interviste dell’artista di 75 anni nato in Inghilterra e trasferitosi in California. Dimostrazione di quanto l’arte contemporanea sia un argomento che appassiona tutti. Merito della moltitudine di gallerie e musei gratuiti che rendono Londra unica al mondo. Merito anche della fiera Frieze che, ogni anno, attira collezionisti, artisti, galleristi e anche una moltitudine di curiosi; merito infine anche del Turner Prize, una sorta di X Factor dell’arte che prevede quattro artisti in nomination e uno show con vincitore finale premiato da divi della musica e del cinema. Tutto ovviamente trasmesso in diretta tv. Difficile dire se questa sovraesposizione aiuti o meno l’arte, certo è che ne diffonde il verbo anche a quel pubblico che altrimenti non ne saprebbe nulla.
Il dibattito è aperto e ha avuto per protagonista anche David Hockney che ha voluto realizzare personalmente la locandina della sua mostra aggiungendo un curioso sottotitolo: “Tutte le opere esposte sono state realizzate dall’artista stesso”. La stampa britannica ha voluto leggere in questa chiosa un attacco diretto all’altro protagonista del 2012, Damien Hirst, la cui attesissima personale inizierà il 4 aprile alla Tate Modern. Hockney ha smentito, ma la questione sull’identità artistica collegata al lavoro diretto sulle opere continua a imperversare sulle pagine dei giornali.
La mostra di Hockney lascerà il segno. Innanzi tutto perché tutti i dipinti appesi ai muri non hanno reso necessario l’utilizzo di nemmeno un tubetto di pittura. L’artista britannico dipinge ormai da anni usando l’iPad. “I colori ad acqua li devi mischiare per ottenere le sfumature, con il tablet le sfumature diventano infinite” ha dichiarato Hockney al Financial Times. “È uno strumento più accurato delle dita, puoi scegliere una pennellata più ampia, un colore più trasparente e tutto questo con un programma che costa 10 euro e hai tutto in tasca, senza nemmeno bisogno dell’acqua!”. La velocità diventa la chiave di volta del lavoro che poi viene stampato in grandi dimensioni grazie all’alta risoluzione. Niente caccia al pixel, quindi, ma pieno stupore per la brillantezza e la vivacità. Soprattutto per le “tele” (o schermate?) più grandi. Il soggetto sono le primavere nello Yorkshire, sua terra natale. Ne ha osservate e dipinte quattro e l’effetto non può che essere sorprendente. Interprete della Pop art made in Britain 40 anni fa, Hockney si propone oggi come massimo guru della tablet art. Un’arte che tutti possono sperimentare, basta scaricare la giusta app e il programma è pronto. Sulla app del talento ci stanno ancora lavorando.