Ci vuole poco per stroncare il lavoro degli altri. Scendi dal Frecciarossa a Torino di malumore perché il vicino ha sbraitato nel portatile per tutti i 44 minuti del viaggio, approdi davanti al rinnovato Museo nazionale dell’Automobile e scarichi il tuo nervosismo nel sottolineare come i pannelli metallici del nuovo rivestimento lo facciano somigliare al museo Bmw di Monaco, stravolgendo il gioiello di cemento armato firmato da Amedeo Albertini nel 1960. Peraltro anche il nome è cambiato: è sparito Biscaretti di Ruffia, fondatore nel 1933 del museo. Chissà poi perché?
Entri e ti trovi un “percorso di visita” che parte dall’alto con un calesse, omaggio al Mercedes-Benz Museum di Stoccarda, e si sviluppa al buio “scimmiottando” la penombra del Musée du quai Branly di Parigi. Nonostante l’incremento degli spazi espositivi, poi, un’altra "bella" novità è che almeno un terzo delle auto della collezione del più antico museo del genere in Italia è finita in garage (forse se ne programmerà a richiesta la visita). Quanto agli allestimenti dello scenografo franco-svizzero Francois Confino che contestualizzano le auto, non è certo un'innovazione epocale il trovarsi di fronte al diorama di una jeep circondata dalle rovine di un bombardamento e da quattro manichini in divisa della Us Army. Oppure a una Fiat 600 Multipla d'epoca (peraltro stravolta con colori e dettagli di carrozzeria allora inesistenti) inserita nella ricostruzione di una spiaggia anni Sessanta. Sala per sala, piano per piano, con un po’ di perfidia, chi ha girato negli ultimi anni un po’ di musei (dell’auto e non) può senza troppa fatica identificare le analogie con ogni sezione del rinnovato museo torinese. E le tante sbavature. Ma elencarle sarebbe un esercizio sterile.
Piuttosto, la ristrutturazione del Museo dell’Auto di Torino può essere l’occasione per chiedersi come, nell’era del web e della conoscenza condivisa in rete, si possa dare una dimensione divulgativa a un museo di settore senza banalizzarne le collezioni. O trasformarlo in un parco divertimenti supertecnologico. Certo, lasciare il Biscaretti di Ruffia all’allestimento accademico di cinque anni fa – auto in fila come insetti nelle teche e targhette come per i grandi formati del Louvre – avrebbe decretato la definitiva disaffezione del pubblico, salvo l’eccezione di qualche tecnico entusiasta. È evidente che, nel ritarare l’esposizione su un taglio più didattico e generalista, si è però persa la bussola: quanti possono apprezzare davvero la critica al mondo delle corse su strada realizzata nel mettere “dietro le sbarre” una Lancia Delta onusta di vittorie? E chi sa davvero gustare l'installazione site-specific di gusto contemporaneo di un appartamento arredato con mobili ottenuti da elementi di carrozzeria? Pure l’abbinamento tra i modelli della motorizzazione di massa, gli elettrodomestici di quegli anni e i Caroselli corrispondenti non è certo una novità, basta aver visitato il museo Peugeot. Come la parata di bolidi da corsa che richiama – eccoli di nuovo – i musei tedeschi di Porsche e Mercedes.
Persino il pubblico più giovane (e giovanissimo), bacino cui i musei attingono sempre più spesso per compensare con le visite di studio scolastiche le modeste presenze infrasettimanali, ne esce deluso: da toccare e sperimentare in prima persona c’è ben poco, in controtendenza col carico di tecnologia espressa oggi dal mondo dell’auto. E non si può certo dire che temi importanti sul piano didattico come la compatibilità ambientale e la sicurezza della circolazione trovino spazi di straordinaria attenzione.
Per farla breve, si potrebbe azzardare che il rinnovo del Museo dell’Automobile di Torino abbia finito proprio per mettere in luce le contraddizioni del rapporto tra il capoluogo piemontese e il mondo dell’auto. Se era questo l’obiettivo del team che ha lavorato dal 2005 allo scorso marzo, allora si può anche dire: missione compiuta.
Museo nazionale dell'Automobile, corso Unità d'Italia 40, Torino, tel. 011 677666-7-8; orario 10-19 (chiuso lunedì pomeriggio e martedì mattina; venerdì e sabato orario prolungato alle 21); maggiori info: qui.