Uno sperone di roccia a 1250 metri in alta val di Sangro, all’ombra del monte Marsicano, nel cuore dell’Italia centrale, in Abruzzo. Il nome sembra la risposta a una di quelle domande da settimana enigmistica, tra lettere: Opi. Siamo nel cuore d’Italia, sulla dorsale appeninica, in uno dei borghi Bandiera Arancione Tci dell’Abruzzo. Un paese di xx anime, affusolato e raccolto sulla cima del costone roccioso, sembra una portantina appoggiata sul dorso di un elefante. Case massicce, di roccia grigia, un bar, un negozio di generi alimentari, un’edicola che vende tabacchi, l’ufficio postale, la farmacia e ben cinque piccoli musei. Intorno boschi fitti di faggi e aceri che per secoli hanno costituito la ricchezza del paese e grandi silenzi e greggi di pecore. Tutto intorno vette di oltre 2mila metri dai nomi duri, monte Amaro, monte Petroso, monte Greco: i monti della Marsica.
Siamo nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio Molise, che qui è nato nel 1922. I primi 500 ettari affidati alla società che stava creando la riserva erano infatti nella val Fondillo, poco più a sud di Opi ma nel suo territorio comunale. Un paesaggio che invita al riposo e alle passeggiate, sfruttando i 150 chilometri di sentieri segnalati della zona che si inoltrano nei boschi, dove è possibile anche se non è certo facile incontrare l’orso marsicano. Ma se non lo si riesce a intravedere si può sempre andare al Museo della Foresta, in val Fondillo, oppure al Museo del Camoscio, in centro, due delle cinque strutture attraverso cui approfondire la conoscenza della zona. Mentre per scoprire come si viveva una volta a Opi basta andare al Museo etnografico sulla vita del paese, sulla strada principale. Lo gestisce l’attiva ProLoco, tra le più antiche d’Italia, che organizza anche eventi, passeggiate e sagre durante tutta l’estate. Non male per un paesino di 400 abitanti in val di Sangro. Non per nulla ha meritato la Bandiera Arancione Tci.