Oggi che se ne vendono nel mondo 6,5 milioni di baffe (così si chiamano le cosce lavorate), la qualità per lo speck è diventata un imperativo, oltre che una regola Ue da rispettare. Ed ecco che nei giorni scorsi si è svolto un concorso ad hoc per assegnare la medaglia d'oro allo speck migliore. Migliore in assoluto, perché al di fuori dell'Alto Adige quello che in Valle d'Aosta, Carnia e Paesi di lingua tedesca è detto speck, ha poco a che fare col prodotto Igp.
Tra 47 produttori iscritti al concorso, la giuria ha premiato un solo speck con la medaglia d'oro, quello della macelleria Johann Pfattner di Lazfons, piccola frazione del comune di Chiusa in val d'Isarco. Per i buongustai con una mezz'ora libera nel percorrere l'A22 del Brennero, una deviazione dall'uscita Chiusa-Val Gardena per acquistare una baffa di speck è a questo punto praticamente un obbligo. Sempre che ne abbiano ancora alla macelleria Pfattner: si tratta di un prodotto a lavorazione artigianale che, per definizione, è disponibile in quantità limitata.
Undici invece i produttori che hanno conquistato la medaglia d'argento e 13 le medaglie di bronzo. Risvolto scientifico da non sottovalutare, il consorzio di tutela ha fatto analizzare i campioni di speck da un punto di vista chimico. “Tutti i campioni erano in regola. Anche per quanto riguarda le baffe più affumicate i valori di benzopirene sono rientrati nella norma. L’analisi chimica ha dimostrato come lo speck sia un alimento da usare quale sana alternativa ad altri tipi di carne o al pesce”, ha sottolineato il presidente del consorzio Andreas Moser.