II New York Times ogni anno stila la classifica delle destinazioni turistiche da non perdere, in tutto il mondo. Scorrendo la graduatoria 2025 del giornalone della Grande Mela, si leggono Amsterdam e le Isole Galapagos, Amburgo e Delfi, il Nepal, la Groenlandia. Tra i 52 "place to be", ci sono anche tre mete italiane. Insieme alle Dolomiti e alla Milano in effervescenza per le Olimpiadi invernali del 2026, si trova la sorprendente citazione di un viaggio in bicicletta, in Sicilia.

Sulla bellezza e l’attrattività siciliana non ci sono dubbi. Ma che venga citato un bike trail è una novità che non passa inosservata e che anzi fa sperare in una crescita dei flussi turistici intorno a un tracciato che taglia l’isola avvicinandosi a paesi che se va bene sono fuori dai percorsi turistici, e se va male sono a rischio di spopolamento.

Enna / foto Shutterstock

458 CHILOMETRI NELLA SICILIA MENO CONOSCIUTA

The Sicily Divide è un itinerario cicloturistico che attraversa la Sicilia per 458 chilometri. Il tracciato completo parte dalla splendida Trapani, sul Mar Tirreno occidentale, per poi esplorare la Sicilia meno conosciuta che raggiunge il Belice, distrutto dal terremoto nel 1968, e il Cretto di Burri, la più grande opera di land art italiana.

Pedalando in un continuo saliscendi di colline e montagne si arriva quindi a Enna e poi sulla costa ionica di Catania, passando per l'Etna, forse il momento più suggestivo di tutto il viaggio. Ovviamente si può fare il percorso inverso, scegliere di pedalarne un solo segmento o preferire la variante che include Palermo.  

A inventarsi il Sicily Divide è Giovanni Guarneri, un imprenditore siciliano che ha trovato ispirazione in un momento di difficoltà: «Nel 2016 sono stato licenziato, e ho preso la bici per capire cosa fare della mia vita. Ogni pedalata è stata una riflessione e una scoperta», ha raccontato sul sito specializzato Bikeitalia. Guarnieri, una volta concluso il viaggio, ha finalizzato la sua idea in un tour operator specializzato in cicloviaggi e in una attività manageriale che fa rete tra enti pubblici, aziende e associazioni.

Pedalando sulla Sicily Divide / foto Pietro Franzese

UN VIAGGIO DA FILM

 “È un itinerario stupendo, ho avuto la fortuna di percorrerlo a maggio dello scorso anno e ho visto luoghi solitamente non considerati dal turismo, lontani dal traffico e immersi nella natura”. Pietro Franzese è invece un cicloviaggiatore di professione, un giovane YouTouber che spesso e volentieri lascia la periferia nord di Milano per conoscere il mondo in bicicletta e soprattutto per divulgare valori (e fatiche e dolori) del viaggio a due ruote.

E come gli italiani a tavola parlano di cibo mentre mangiano, Pietro parla di bicicletta mentre sta pedalando, questa volta da qualche parte nel mezzo del Vietnam rurale. Gli chiedo allora del “suo” Sicily Divide, perché Pietro nell’estate del 2024 non solo lo ha percorso nella sua interezza, ma lo ha anche raccontato in un lungometraggio distribuito da Amazon Prime.

LA PRIMAVERA, IL MOMENTO MIGLIORE PER PEDALARE

I periodi dell’anno migliori per fare il Sicily Divide ed evitare il caldo estivo sono tra maggio e giugno e tra settembre e ottobre. Negli altri mesi essendo il tracciato nell’entroterra e arrivando anche a quote vicine agli 800 metri, occorre essere attrezzati per il meteo che potrebbe non essere dei migliori. Il percorso è in ogni caso fattibile tutto l’anno. Io ho pedalato in maggio, con un paio di giorni di pioggia e un gran vento opposto. Se dovessi rifarlo preferirei la primavera alla fine dell’estate, perché la fioritura regala delle tavolozze pazzesche”.

Pietro Franzese durante il Sicily Divide / foto PF

STERRATI O ASFALTO, OCCHIO ALLE TRACCE

Il percorso è suddiviso in sette tappe su strade secondarie, con tratti sterrati che lo rendono una sfida avvincente per gli amanti del gravel e della mountain bike. Per agevolarsi esistono due tracce: una offroad e una tutta su asfalto ed entrambe scaricabili aggiornate dal sito del Sicily Divide: “Il mio consiglio – spiega Pietro - è di analizzare bene la traccia, perché non si tratta di un itinerario segnalato e indicato da cartelli dedicati. Si tratta di percorso sicuramente non impossibile, ma abbastanza impegnativo, quindi non lo consiglierei come prima esperienza di viaggio. Va detto però che la traccia è studiata da persone che da anni fanno questo lavoro e che è previsto anche un pullmino attrezzato per le emergenze”.

La traccia "classic" del Sicily Divide per biciclette Gravel e Mtb / foto Komoot.com

MOLTA SICUREZZA E POCO TRAFFICO

Un altro tema caro ai ciclisti è il tema della sicurezza. Le notizie di continue violazioni del Codice della strada e di incidenti anche gravi sulle strade italiane non sono un incentivo a partire, soprattutto per chi è alle prime armi con questo tipo di esperienza: “Le strade asfaltate sono in ottime condizioni – dice Pietro - non me lo aspettavo! Nonostante siano secondarie quasi mai le ho mai trovate dissestate. Le strade poi sono nel mezzo del nulla, alcuni giorni in tutta la mattinata abbiamo incontrato meno di cinque macchine. Quindi a parte l’ingresso nelle città più grandi, non si pedala su strade trafficate”.

BIKE PACKING E SOSTE GOLOSE

Dormire e mangiare sono gli ultimi due argomenti fondamentali per programmare un viaggio in bicicletta. I più arditi scelgono il bike packing nella versione “integrale” pedalando esclusivamente con il proprio mezzo e pernottando nella propria tenda. Ma per chi vuole noleggiare una bicicletta sul posto, riposare sul morbido e con molti comfort, sul sito del Sicily Divide c’è una sezione dedicata al noleggio di bici e attrezzatura, oltre a un l’elenco completo delle strutture convenzionate che sono pronte a ricevere ciclisti offrendo servizi.

“Questo lo trovo un grande aiuto – sottolinea Pietro -, perché sono tutte strutture dotate di bike room, alcune di queste hanno una lavanderia, ma solo alcune sono anche attrezzate con pompa e camere d’aria di scorta. Riguardo al cibo – conclude Pietro -, beh siamo in Sicilia, non c’è molto da temere, tranne le porzioni abbondanti, quelle non mancano mai. Occhio all’acqua però e ai cani randagi. Se ne trovate uno mettetevi tra lui e la bici e non guardatelo mai finche non uscite dal suo terreno”.

Stop and go made in Sicilia / foto Pietro Franzese

Chiudendo in bellezza, Pietro sciorina il suo best of di “un percorso ricco di gioielli come le saline di Trapani, il Cretto di Burri, i vicoli di Caltanissetta, la forma conica di Agira, l’Etna che si erge maestoso sopra Catania, i calanchi dopo Centuripe… e molto altro per cui vale la pena partire”.

Il Cretto di Burri a Gibellina vecchia, nel Trapanese / foto Shutterstock

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