Nel centro storico di Tivoli, al numero civico 27 di via Campitelli fa bella mostra di sé la Casa Gotica: una delle più particolari architetture della città, visitabile in alcuni giorni dell’anno e in occasione di eventi istituzionali. La scenografica costruzione, che s’intreccia in un fitto patrimonio edilizio medievale civile e religioso, uno dei più vasti del Lazio, si svela con discrezione a ponente, fra le mura romane e Villa d’Este, fra glicini e rampicanti.
Si presenta a tre piani, costruiti a partire dal XII secolo con numerosi interventi nel corso del tempo, e brilla della luce grigia del tufo con cui fu innalzata e degli ampi inserti di travertino di cui il territorio è ancora ricco.
Abitazioni, archetti, slarghi, colonne, portali, scalette, incisioni, sanpietrini, cornici, coperture in laterizio, muratura a vista senza soluzione di continuità, riportano i visitatori all’Alto Medioevo, epoca in cui furono costruite da contadini, pastori e artigiani casette a schiera per la maggior parte unifamiliari ai cui piani alti si accedeva con una scala interna o esterna. I locali adibiti al commercio si trovavano invece al piano terra.
La vera bellezza è la spettacolare scala esterna che la adorna, il cosiddetto profferlo, con cui si raggiungeva il secondo piano. Costruita con materiali diversi, corre leggera lungo la facciata dell’edificio e presenta archetti a sesto acuto di sapore arabo, merlature, e un’edicola in muratura, un tempo interamente affrescata, da cui spunta una pallida Madonna con Bambino.
Lascia stupiti la colonna classica alta un metro e 92 centimetri con il fusto in granito e il capitello ionico di epoca imperiale, che si erge elegante impreziosendo il profferlo e tutta la struttura: forse proviene da Villa Adriana, a ricordo del tempo in cui era prassi il riutilizzo dei materiali.
Le sorprese continuano nel piccolo cortile della costruzione, che fa capolino da un uscio svelando una fontana con la vasca per la raccolta dell’acqua a forma di pipistrello. I locali la chiamano appunto così: la fontana del pipistrello. Il delizioso manufatto, che reca uno stemma di famiglia non più comprensibile per l’usura del tempo, ricorda lo stile monumentale della vicina Villa d’Este, con la vegetazione che avvolge le striature irregolari del marmo, malinconiche rughe dell’antica bellezza.
Si lascia alle spalle il Medioevo e si entra in piazza Campitelli dove un tempo si estendeva la proprietà di Quinto Cecilio Metello, una splendida villa che tutti chiamavano campus Metelli e che potrebbe aver dato il nome alla zona. Oggi tutta l’area è stata completamente ristrutturata e la gradinata che la contraddistingue evoca a futura memoria l’artista Ettore Roesler Franz, cittadino onorario di Tivoli, che con i suoi acquerelli dedicati alla Superba, a Villa d’Este e alla campagna circostante, immortalò il paesaggio e l’incanto del territorio.
Tutta questa bellezza l’abbiamo percorsa in circa duecento metri attraversando duemila anni di storia. È uno dei primati di Tivoli. Provare per credere.