Il vino fa male? Per alcuni si, per altri meno, per molti dipende dalle quantità. Lo sforzo per orientarsi tra le posizioni su un tema così delicato, soprattutto in un paese in cui il vino, si lega alla cultura e alla socialità, è informarsi e bere responsabilmente.

Dal 2023 l'Organizzazione Mondiale della Sanità si esprime in modo sempre più deciso contro il consumo di vino e alcolici. Nell’ultimo rapporto dell’Oms sul tema, si legge: "Ogni dieci secondi nel mondo una persona muore per colpa del consumo di alcol... Non esiste un livello sicuro nel consumo di alcolici senza effetti negativi sulla salute... Oltre duecento malattie, tra cui il cancro, sono associate al consumo di alcol". La stessa Oms ha bandito l'impiego di vino e alcolici in ogni suo evento e sta spingendo l'Unione europea ad apporre messaggi sanitari "cancer alert" sulle bottiglie di vino e di superalcolici, proprio come accade sui pacchetti di sigarette.

L'Oms sostiene che l'inserimento di etichette con avvertenze sanitarie  rappresenterebbe una strategia semplice ed economica per aiutare i cittadini a fare scelte informate. "Queste etichette non privano i consumatori di nulla. Al contrario, forniscono conoscenze e la conoscenza è potere", afferma Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'Oms per l'Europa.

Attualmente solo tre dei 27 stati membri dell'Unione europea e 13 dei 53 Paesi europei che fanno parte dell'Organizzazione mondiale della sanità applicano avvertenze sui prodotti alcolici.

Un calice di vino bianco affianca un decanter

Il vecchio adagio per cui “un bicchiere di buon vino fa bene alla salute” è quindi superato?: «Non è facile per un medico, tanto più se come me è un consumatore abituale e appassionato di vino, scrivere degli effetti nocivi connessi con il suo consumo – spiega Flavio Boraso, medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva e appassionato di cultura vinicola, nonché collaboratore della Guida Touring ViniBuoni d'Italia-, e non si possono negare i danni degli abusi nell'assunzione, sia sull'organismo, che sulla psiche. Ma parliamo appunto di abusi, di eccessi. È infatti fondamentale distinguere il consumo di superalcolici da quello del vino, e anche distinguere il consumo moderato e occasionale dalla tendenza giovanile del binge drinking, molto diffusa nei paesi nordeuropei e di qui esportata anche da noi, che consiste nel bere fino a stramazzare a terra».

Vino e salute in un'immagine iconica che vede affiancati uno stetoscopio e un calice di vino rosso

Riassumendo le tesi di diversi studi scientifici internazionali, la Fondazione Dieta Mediterranea quantifica un consumo consapevole in due bicchieri di vino al giorno, con cui si potrebbe beneficiare anche dei positivi effetti antiossidanti dei polifenoli, in particolare del resveratrolo, che ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antitumorali, e agisce anche contro l'invecchiamento e trovandosi principalmente nella buccia delle uve, lo ritroviamo soprattutto nei vini rossi.

Boraso sostiene anche come bere con molta moderazione e durante i pasti rientri nel concetto di alimentazione consapevole. Demonizzare il bicchiere di vino senza fare una denuncia radicale contro la malnutrizione è poco coerente, perché: «Non è che consumare dozzine di uova alla settimana, quotidianamente carne a chili, ma pure legumi o carboidrati, faccia molto meglio», aggiunge Boraso. «Per questo, più che vietare, sarebbe invece da riconsiderare un maggiore equilibrio nell'intero percorso alimentare, la cui assenza è messa a nudo dagli estremi devastanti della bulimia o della anoressia, ma che vede anche il cibo spazzatura molto rappresentato nella nostra piramide alimentare». Risultato: in Italia un quarto degli adolescenti è in sovrappeso, per la cattiva alimentazione e la vita sedentaria.

Un ulteriore elemento a favore del bicchiere di vino ha invece a che fare con la storia e la socialità: il vino, soprattutto in Europa, e in special modo in Italia, è un elemento distintivo della cultura e del territorio. È il racconto di un luogo nei secoli. È tradizione ed è convivialità. È il piacere di stare a tavola con gli amici, un piacere rafforzato dal suo effetto inebriante. Tutti elementi che non sono strettamente correlati con la salute, ma che fanno parte di una sfera più ampia, di cui non possiamo non tenere conto.

Il vino è per l'Italia un elemento culturale e di coesione sociale

E SE IL FUTURO FOSSE DEL VINO No(Low) ALCOL)?

Ad ampliare il dibattito sono le recenti disposizioni attuative del decreto sui vini dealcolati con cui anche in Italia cade la definizione di vino una bevanda con un tenore alcolico inferiore agli 8,5 gradi. I produttori potranno quindi “...ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini”. Ma con dei distinguo importanti. Con questo decreto nulla cambia per i vini a denominazione certificata: in Italia il processo di dealcolazione, totale e/o parziale, non potrà infatti essere eseguito per i prodotti vitivinicoli a Denominazione di origine protetta (Dop) e Indicazione geografica protetta (Igp).

Già dal prossimo anno dunque si potranno alzare calici di vino “Nolo” ovvero vini no o low alcol, che potranno essere apprezzati non solo dagli astemi, ma anche dagli sportivi professionisti, dagli autisti e conducenti di mezzi pubblici, dalle persone di altri credo religiosi, da chi per motivi di salute evitava il vino... da chi insomma il vino non lo beveva o non lo poteva bere. Un decreto che per altro sembra arrivare in un momento particolare, viste le norme del nuovo Codice della strada.

botti per l'invecchiamento del vino

Il decreto potrebbe rappresentare anche una boccata di ossigeno per il comparto vitivinicolo italiano, perché è un’opportunità per soddisfare le nuove tendenze di consumo specialmente giovanile. Già da anni Joseph Hofstätter, importante produttore altoatesino e proprietario dell’omonima cantina, aveva intuito - tra i primi in Italia - che soprattutto tra i giovani i vini Nolo non rappresentavano una moda momentanea, bensì un trend di consumo che, per esempio nel mercato Usa vale già circa un miliardo di dollari. Il trend sta interessando anche l’Italia, dove il 36% dei consumatori si dice interessato a consumare bevande dealcolate e/o basso tenore alcolico.

Occorre infine sottolineare che i vini no-low alcol non sono prodotti artificiosi, figli di procedimenti chimici, ma si ottengono partendo dal vino tradizionale, cui viene tolto o abbassato il contenuto alcolico tramite distillazione sottovuoto e osmosi inversa.

"Vini senza alcol? Perché no" ha dichiarato Piero Antinori, iconico produttore toscano e fiero alfiere della qualità Made in Italy, a Il Sole 24 Ore. "Non sarà una opzione per le nostre vigne, ma una possibilità per chi cerca nuovi consumatori e contro la sovrapproduzione, una nuova frontiera della produzione enologica nonché una fetta di mercato in forte crescita. Se non risponderemo noi italiani a questa domanda lo faranno altri. Ma soprattutto, i vini senza alcol o a basso contenuto alcolico possono rappresentare una chance di sostenibilità per il vigneto Italia".

Bere con moderazione e durante i pasti può essere anche salutare

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Questo articolo mette in ordine alcuni temi già approfonditi nel dettaglio nella nostra newsletter "inVino Touring - Cantine, Storie, Paesaggi", firmata Mario Busso, curatore della guida Vinibuoni d'Italia.

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