La nuova Guida Verde Tokyo, la prima dedicata dal Touring alla capitale del Giappone, ospita i percorsi d'autore di Giorgio Amitrano, uno tra i più grandi esperti italiani del Paese del Sol Levante. Professore ordinario di Lingua e letteratura giapponese all’Università di Napoli «L’Orientale», Amitrano ha tradotto in italiano opere di Kawabata Yasunari, Mishima Yukio, Murakami Haruki e Yoshimoto Banana ed è stato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo. In questo Percorso d'autore spiega come e perché perdersi a Tokyo.

Quando sarete a Tokyo, dopo aver seguito coscienziosamente i percorsi consigliati dalla Guida Verde Touring, concedetevi uno dei piaceri più squisiti che un viaggiatore possa sperimentare: quello di perdersi. Tokyo è la città ideale per dimenticarsi di avere un obiettivo e vagare senza meta, sospinti solo dalla corrente della curiosità e dell’intuizione. Per quante strade possiate sbagliare, niente di spiacevole potrà accadervi. Nessun rischio di essere assaliti, derubati, infastiditi. Questa assenza di pericolo è come un peso sollevato dalle spalle. Ci si sente alleggeriti di una preoccupazione che in gran parte del mondo accompagna le giornate di chi abita in una grande città.

Tra i ricordi più belli degli anni in cui ho vissuto a Tokyo e delle mie visite periodiche, le passeggiate senza meta occupano un posto privilegiato. Raramente ho provato emozioni migliori. Perdermi volontariamente per le strade di Tokyo è stato un gioco che ho praticato a lungo, e solo molto tempo dopo ho scoperto che la nobiltà di questo passatempo era stato teorizzata nientemeno che da Guy Debord, filosofo situazionista. Del resto, prima di lui Baudelaire, Benjamin e altri avevano cantato la poetica della flânerie, il bighellonare per le città senza seguire un itinerario preciso, attenti solo ad assaporarne le atmosfere.

Tokyo - foto Marco Lissoni/Shutterstock

Il suggerimento che sento di darvi non si basa sugli studi di Debord, ma su anni di mie esplorazioni della città ed è molto semplice. Quando, durante i vostri giri, dopo una visita al museo, l’acquisto in un negozio o altro, vi resterà del tempo, anziché rientrare in albergo o dirigervi subito alla meta successiva, dimenticate l’agenda e partite dal punto in cui siete. Senza Google Maps, senza bussola, senza niente. Quando vi sarete allontanati di poche centinaia di metri, con ogni probabilità vi troverete in un posto dove non siete mai stati. Ci saranno, a rassicurarvi, alcuni punti di riferimento. Per esempio, i konbini, i piccoli empori forniti di tutto e aperti giorno e notte che si trovano sparsi un po’ ovunque, punteggiatura necessaria in quel megatesto chiamato città. E poi le catene di caffè come Doutor, Tully’s Coffee, Pronto, Starbucks, o di ristoranti a buon mercato quali Yoshinoya, Sukiya, Nakau. A parte questi locali, che formano un trait-d’union con la zona in cui si trova il vostro alloggio, la maggior parte dei negozi sarà una sorpresa e scoprirete che non tutto a Tokyo è standardizzato né globalizzato né prevedibile. La varietà dei modi in cui le persone si ingegnano per creare attività commerciali smentisce l’idea che i giapponesi siano particolarmente dotati per copiare cose fatte da altri.

Tokyo - foto Marco Lissoni/Shutterstock

Questo stereotipo, un po’ giusto e molto sbagliato, forse deriva dal peccato originale su cui si è edificata la civiltà giapponese, e cioè i prestiti dalla Cina. È vero che una gran parte degli elementi fondanti della sua cultura
vengono da lì: la scrittura, il buddhismo, il confucianesimo, il culto del tè, la calligrafia eccetera. Eppure non vi è nulla, in tutto ciò che fu importato dalla Cina in tempi remoti, che in Giappone non sia stato rimodellato e trasformato, estraendone delle potenzialità che nel continente erano rimaste dormienti ed esaltandole, fino a farne qualcosa di diverso e originale. È l’originalità, non l’abilità nel copiare, ad aver dato vita alle espressioni culturali giapponesi che oggi occupano la scena nel mondo.

Perdendovi per le strade di Tokyo troverete numerosi esempi di questa originalità applicati al commercio. Vedrete negozi ampi come loft newyorchesi con in mostra solo pochissimi oggetti, come sospesi nel vuoto; anziani artigiani che creano borse cucendo insieme pezzi di kimono; boutique di abiti eccentrici, impossibili da indossare; caffè così piccoli
da sembrare case di bambole; negozi specializzati in macchine da scrivere vintage… La stravaganza di certe rivendite, che sembrano nate per scoraggiare la clientela, ci porta a scoprire che a Tokyo, all’ombra delle grandi holding finanziarie, delle industrie e delle banche, esiste un’economia misteriosa, regolata da leggi tutte sue, che si rivolge a piccoli segmenti di mercato. Il mistero è come da attività così esoteriche si possano ricavare guadagni.

Tokyo - foto Marco Lissoni/Shutterstock

L’esempio più significativo di questa attitudine ascetica verso il commercio è la libreria Morioka shoten, che vende un solo libro, lo stesso per una settimana. Per quanto del volume siano disponibili più copie, è improbabile che le vendite siano abbondanti, anche per la difficoltà a localizzare la stradina laterale di Ginza in cui è situato il negozio. Anche in una città in cui i negozi improntati a un’eleganza minimalista non sono rari, questo è un caso abbastanza estremo, emblematico di quello stile sobrio, privo di orpelli che in giapponese è definito dall’aggettivo shibui. Shibui esprime una raffinatezza austera, riservata, che non si cura di compiacere. È lo stesso termine usato per il sapore del kaki quando è aspro. È grazie al suo gusto allappante se questo frutto, tipico dell’autunno, riesce a proteggersi dagli assalti dei corvi, uccelli che a Tōkyō sono particolarmente aggressivi. Allo stesso modo, lo stile shibui terrà lontani i consumatori seriali e gli zoticoni.

Continuando a esplorare la città senza una meta precisa, è probabile che dalle vie principali, ampie e trafficate, vi ritroviate a camminare in strade laterali più strette, con pochi negozi e un susseguirsi di edifici bassi, di tre quattro piani, o di villette isolate con garage e giardino. Il passaggio dal fermento della vita cittadina a un’atmosfera tranquilla, quasi da villaggio, è subitaneo. Mi auguro che, se vi perderete, sarà in queste piccole città che si nascondono all’ombra della grande città, e che la aiutano a respirare e a mantenere una dimensione umana, diversa da quella dei grandi palazzi del centro, talmente alti che anche sollevando la testa non si arriva a vederne la fine. Qui di mattina si percepisce il respiro delle persone che la abitano, e se il tempo è bello si vedranno i futon appesi alle finestre o ai balconi per asciugare all’aria l’umidità sviluppata dai corpi durante la notte. Si vedono piccoli parchi per bambini con scivoli, altalene, qualche mamma con i figli che giocano, voci infantili che interrompono il silenzio senza disturbarlo. Gli smartphone sembrano spariti dal mondo e la vita acquista un ritmo più dolce.

Tokyo - foto Marco Lissoni/Shutterstock

Camminando per queste strade tranquille si può osservare meglio il cielo e apprezzarne la bellezza. Nelle vie del centro, spesso è ridotto a quadrati, rettangoli, rombi appena intravisti tra le cime dei grattacieli, ma in questa periferia racchiusa nel cuore della città, potrete ammirare tutto il suo repertorio di colori e nuvole. Quando è sereno, il suo blu appare coeso e trasparente come uno strato uniforme di pittura su vetro, senza nuvole. E se le nuvole ci sono, possono essere gonfie oppure sottili, sfilacciate ai margini, quasi fossero pronte a disfarsi, e invece restano immobili contro lo sfondo azzurro, come in un fermo immagine. E poi ci sono nuvole cariche di goccioline d’acqua, dai contorni sfumati tra il grigio e il bianco, che invadono tutta la superficie del cielo. Sono i cirrocumuli, che in Italia chiamiamo ‘a pecorelle’ perché pensiamo assomiglino a un gregge, mentre il nome giapponese è iwashigumo, ‘nuvole sardine’, perché in quelle forme loro vedono scaglie di pesce. Ma il cielo veramente spettacolare è quello plumbeo, dai riflessi nerastri e attraversato da fulmini, che scatena piogge torrenziali. E quando a Tokyo piove, in un attimo le strade di riempiono di una miriade di ombrelli trasparenti su cui si riflettono le luci dei neon, ed è subito Blade runner.

Tokyo - foto Shutterstock

INFORMAZIONI

  • È appena uscita la nuovissima Guida verde Touring Tokyo, scritta da Francesco Comotti e Patrick Colgan, grandi esperti del Paese, e corredata dai percorsi d'autore di Giorgio Amitrano. La puoi trovare in tutte le librerie, nei Punti Touring e, scontata, online sul nostro store.
  • È nuova anche la riedizione aggiornata della Guida Verde Touring Giappone, scritta da Colgan e Comotti e corredata dai percorsi d'autore di Laura Imai Messina. La puoi trovare in tutte le librerie, nei Punti Touring e, scontata, online sul nostro store.

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