Al via i preparativi per la stagione della neve 2025-2026. Ma nell’anno di Milano-Cortina non tira una bella aria, anzi. Perché dopo l’estate del caro ombrelloni e delle spiagge a numero chiuso si è iniziato a dibattere di piste ad accesso programmato e numeri contingentati.

Per preservare la qualità dell'esperienza, ridurre l'impatto sulle infrastrutture montane e salvaguardare la sicurezza di sciatori, ci si attrezza per sistemi di prenotazione e regole di accesso restrittive nei giorni da tutto esaurito: ponti e giorni di festa sui calendari scolastici. A fare notizia e accendere il dibattito è stato l’annuncio degli operatori di Madonna di Campiglio.

Dal dicembre 2025, nelle settimane di punta tra Natale e l'Epifania e durante il Carnevale, il comprensorio che abbraccia Campiglio, Pinzolo e Folgarida-Marilleva accoglierà un massimo di 14-15mila sciatori al giorno. Il sistema non prevede aumenti di prezzo – almeno per ora –, ma introduce un meccanismo di prenotazione anticipata. Chi acquista online con almeno due giorni di anticipo pagherà meno (a partire da 59 euro) rispetto a chi si presenta il giorno stesso (85 euro).

Un sistema di bollini colorati di verde, giallo o rosso indicherà la disponibilità residua degli skipass giornalieri. Restano esclusi dalle limitazioni di accesso i possessori di skipass stagionali e tessere pay-per-use, ovvero pass ricaricabili che assomigliano al telepass autostradale -, mentre la stagione prevede anche l'anticipo dell'orario di apertura delle piste, per distribuire meglio i flussi nell'arco della giornata.

Dal comprensorio delle Dolomiti di Brenta, con i suoi 155 chilometri di piste e 60 impianti di risalita, si sottolinea di voler privilegiare la qualità più che la quantità, consapevole che a farne le spese sarebbero soprattutto gli sciatori "mordi e fuggi", quelli che decidono all'ultimo momento.

“Non vogliamo parlare di numero chiuso”, ha dichiarato al Corriere della Sera Bruno Felicetti, direttore generale delle Funivie Madonna di Campiglio -. Per arrivare a definire i limiti di accesso abbiamo incrociato le risposte delle interviste fatte negli ultimi dieci anni sul grado di soddisfazione degli sciatori. Con 10-12mila sciatori in pista la soddisfazione è molto alta, da 12 a 14mila cala, oltre i 15mila il calo è molto vistoso. I dati parlano chiaro, tra le 11 e le 13, la qualità dell'esperienza crolla: code agli impianti interminabili, piste sovraffollate con rischio di incidenti, impossibilità di godersi la discesa - tiene a precisare Felicetti -, ma di numero ideale. L'obiettivo è garantire sicurezza, qualità e sostenibilità. Vogliamo recuperare con la soddisfazione degli sciatori e non badare solo a i numeri”.

Una funivia nelle Dolomiti di Brenta
Una funivia nelle Dolomiti di Brenta / foto Shutterstock

LA VAL GARDENA SI AFFIDA ALLE NUOVE TECNOLOGIE, IL NO DI PONTE DI LEGNO

Anche in Val Gardena, dopo le polemiche estive legate ai tornelli installati all'accesso del sentiero per il Seceda– con un pedaggio di 5 euro che aveva fatto discutere mezzo Alto Adige e messo all’indice gli influencer di viaggio –, si sta lavorando a un sistema più sofisticato per la stagione invernale 2026. Non più barriere fisiche, ma prenotazione di slot orari via smartphone o computer, sul modello di ciò che già accade nei musei.

L'assessore provinciale al turismo dell’Alto Adige Luis Walcher ha costituito un tavolo di lavoro specifico per cercare soluzioni contro l'overtourism nella valle. La proposta prevede che i turisti possano prenotare l'accesso agli impianti scegliendo una finestra temporale specifica. Se gli slot per un determinato orario sono esauriti, bisognerà optare per un altro momento della giornata. Non è escluso che, come per i voli aerei, anche le tariffe possano variare in base all'orario: salire presto al mattino o nel tardo pomeriggio potrebbe risultare più conveniente rispetto alle ore di punta.

Madonna di Campiglio non è ovviamente l’unica località che sta rivedendo il suo sistema di gestione dei flussi sciistici. L'attenzione di tutto il settore è alta. Il comprensorio del Dolomiti Superski – con i suoi 1.200 chilometri di piste che abbracciano 12 zone sciistiche da Cortina alla Val Gardena, dall'Alta Badia all'Alpe di Siusi – sta monitorando attentamente l'esperienza trentina. Anche località blasonate come Cortina d'Ampezzo, che tra poco più di un mese ospiterà alcune gare dei Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026, potrebbero valutare sistemi analoghi di gestione dei flussi. 

E tra chi dice no, almeno per la prossima stagione, al numero chiuso ci sono sia il consorzio di operatori che gestiscono gli impianti di Ponte di Legno, che il governo della Regione Friuli.

un tornello prima di accedere a una seggiovia
Il futuro sulle piste vedrà sempre meno tornelli e più tecnologia / foto Shutterstock

SEMPRE PIÙ INFORTUNI SULLE PISTE DA SCI

Ad aggiungersi alla necessità di regolamentare flussi e presenze sulle piste è la necessità di sicurezza sulla neve. Perché se è vero che L'escursionismo si conferma la principale causa di incidenti con il 44,3% dei casi, subito dopo vengono lo sci alpino e quello nordico che rappresentano il 14,0% degli interventi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). Nel corso del 2024, il CNSAS ha effettuato 12.063 missioni di soccorso, operando in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema 118. La caduta o scivolata rimane la principale causa degli interventi con il 43,2% del totale seguita dall'incapacità durante l'attività svolta (26,5%) e dai malori (12,7%).

Una barella per il soccorso in pista
Una barella per il soccorso in pista / foto Shutterstock

LA MONTAGNA, BENE COMUNE E ACCESSIBILE

Il dibattito è aperto. Da un lato ci sono territori che soffrono di eccesso di turismo, con infrastrutture al collasso durante le settimane di punta. Dall'altro esistono aree interne delle valli alpine che devono fare i conti con lo spopolamento e la mancanza di servizi. Le soluzioni non possono essere generalizzate: ogni comprensorio deve trovare il proprio equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale, tra accessibilità e sostenibilità.

La scarsità di neve e la progressiva riduzione delle nevicate costringono a un uso massiccio e costoso dell'innevamento artificiale rendendo insostenibile l'attuale modello e alimentando il circolo vizioso che porta all'aumento dei costi e alla dismissione di centinaia di impianti (265 in Italia secondo Legambiente).

La sfida per i prossimi anni sarà proprio questa: riuscire a gestire i flussi turistici senza trasformare le Alpi in una fortezza, ma garantendo al contempo la sicurezza, la qualità dell'esperienza e la tutela del patrimonio naturale. La montagna non può essere solo una riserva per pochi, ma nemmeno terreno di conquista.

Un impianto di risalita in disuso
Sono sempre di più gli impianti di risalita in disuso / foto Shutterstock

"Bisognerà coltivare, fin da oggi, la consapevolezza del limite", afferma Roberto Padrin, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Durante il corso di formazione annuale dedicato agli amministratori dei Comuni del Patrimonio dell'Umanità, tenutosi a Cimolais alle porte del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, il tema dell'overtourism è stato al centro del dibattito.

"Ogni valle ha una propria condizione da rispettare, per cui occorrerà essere capaci di diversificare le soluzioni", spiega Padrin. "I cambiamenti climatici da una parte, e dall'altra i nuovi modelli sociali ed economici, impongono una riflessione radicale nell'approccio con le terre più alte. Il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco sottolinea però che "non possiamo tappezzare le Dolomiti di no, di divieti, seppur in tanti casi questi sono necessari. Meglio procedere con la nuova metodologia della prenotazione: per visitare un luogo in condizioni compatibili con l’ambiente.

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